Opzioni binarie presto vietate in Europa? Anche il CFD trading non sarà più come prima

Le opzioni binarie potrebbero presto essere vietate in Europa. Il rischio che non sia più possibile fare trading binario, perlomeno nelle modalità ad oggi in uso, è ritenuto molto alto in considerazione di tutta una serie di elementi che vanno verso un’unica direzione: il cambio radicale alla base delle regole del trading binario. Da settimane si parla di un possibile bando sulle opzioni binarie. La possibilità che si arrivi ad un provvedimento così forte a molti osservatori sembra eccessiva ma che è certo è che tutti sono concordi sul fatto che potrebbe presto essere varata una legge molti restrittiva sulle opzioni binarie. 

Ad oggi il trading binario è, sotto un certo punto di vista, libero solo in Europa. Le opzioni binarie sono state infatti messe a bando in Israele, sono oggetto di forti restrizioni negli Stati Uniti e sono recentemente finite nel mirino della FCA nel Regno Unito. Se si guarda a questo contesto generale, si deduce che anche in Europa è destino che ci sia molto presto un giro di vite sul trading binario. Del resto i primi a prepararsi ad un cambio di strategia sono stati gli stessi broker di trading binario. Nell’ultimo anno, infatti, molti broker hanno affiancato al trading binario il trading di CFD o sono direttamente passati dalle opzioni binarie ai CFD. Insomma gli stessi operatori del settore avevano da tempo capito che qualcosa era destinato a cambiare. 

Lo scorso 5 febbraio è scaduto il termine fissato dall’autorità di controllo sui mercati europei ESAs (European Supervisory Authorities) per ricevere da parte dei vari soggetti interessati osservazioni e idee sulla riforma del trading binario. In pratica l’ESAs aveva chiesto alle parti in causa di mettere nero su bianco le loro opinioni a proposito delle restrizioni sul trading binario. Alla luce della scadenza di questa importante data non è sbagliato pensare che da un giorno all’altro possano esserci novità visto che si è arrivati alla fine di febbraio. 

Non c’è però solo il trading binario nel mirino dell’ESAs. Lo scorso 12 Febbraio, infatti, l’autorità ha lanciato un allert ai potenziali investitori sui potenziali rischi degli exchange per quanto concerne tutta una serie di aspetti problematici dalla sicurezza dei propri fondi, all’operatività fino alla volaltilità e al rischio bolla. 

In realtà il trading binario non è assimilabile al trading sulle criptovalute. Tra binary e crypto esistono moltissime differenze per quello che riguarda il profilo di rischio. Tali differenze riguardano la scadenza e la volatilità. Per quello che riguarda la scadenza, le opzioni binarie hanno una scadenza molto limitata (esistono, infatti, opzioni anche a 60 secondi) mentre le criptovalute non hanno scadenza. Per quanto riguarda invece la volatilità le opzioni binarie presentano un profilo di rischio molto più alto di quello del Bitcoin e delle altre altcoin. Le opzioni binarie si configurano come una scommessa Win or Lose sull’andamento di un prodotto sottostante mentre le criptovalute esistono sulle blockchain. 

In generale, quindi, il trading binario si configura come scommessa mentre le criptovalute sono più assimilabile all’azionariato. Che il trading binario sia una scommessa lo si può dedurre da quello che per lungo tempo è stato l’approccio britannico a questo strumento finanziario. Prima di finire sotto il controllo della FSA, infatti, le opzioni binarie in Gran Bretagna erano regolamentate dalla Gambling Commission.

In attesa di conoscere quelle che sono le decisioni europee sul trading binario, si consiglia sempre di utilizzare broker autorizzati e regolamentati come IQ Option.

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Il problema delle opzioni binarie, infatti, è stato anche ingigantito dai tanti operatori non autorizzati che hanno a lungo operato in questo settore tanto da alimentare il discorso sulle opzioni binarie truffa

Si ricordi inoltre che nelle maglie delle autorità di controllo europee potrebbe finire, oltre al trading binario anche il trading di CFD. I rumors su possibili restrizioni sui CFD, soprattutto per quello che riguarda la leva finanziaria, avevano provocato a dicembre il crollo del titolo Plus500 che in una sola seduta aveva perso il 17%. Il tracollo era stato causato proprio dalle indiscrezioni sull’arrivo di una serie di limitazioni all’attività dei broker. 

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