Rischio Brexit non frena le azioni BoE: il commento di Schroders

I rischi non sopiti legati alla Brexit non hanno dissuaso la BoE dall’alzare i tassi. È questo, in estrema sintesi, il commento sul recente meeting da parte di Azad Zangana, Senior European Economist & Strategist di Schroders, secondo cui “la Bank of England ha alzato i tassi dallo 0,5% allo 0,75%, portandoli sui massimi da marzo 2009” implementando il primo aumento al di sopra del livello post-crisi finanziaria.

Per l’esperto, “l’Istituto si è astenuto dall’agire a febbraio a causa del notevole rallentamento della crescita. Tuttavia, i dati su vendite al dettaglio e produzione sono migliorati, permettendo alla Banca Centrale di procedere con il rialzo”.

Zangana rammenta poi, nel suo commento, che la Brexit rappresenta certamente il pericolo maggiore per l’economia britannica e anche per il percorso di normalizzazione dei tassi. “Avevamo ipotizzato che la BoE potesse aspettare fino a novembre, quando la probabilità di un accordo sulla Brexit sarà più chiara. Al contrario, la Banca Centrale si è presa questo rischio, mettendo in luce il fatto che le reazioni di famiglie e aziende alla Brexit sono più rilevanti dell’accordo in sé e segnalando quindi che famiglie e aziende potrebbero non reagire affatto” – ha aggiunto l’analista.

In aggiunta a quanto sopra, si noti come nel suo Inflation Report trimestrale la BoE abbia concluso che il tasso neutrale di lungo termine è sceso sensibilmente dal 1990 ed è ora tra il 2-3%. Tuttavia, “nel breve periodo il tasso neutrale è ancora più basso a causa di fattori ciclici di breve termine” – aggiunge Zangana per precisare poi che “questa è una valutazione molto accomodante dell’attuale stato dell’economia, il che potrebbe spiegare i motivi per cui la sterlina è scesa dopo l’annuncio, così come anche i rendimenti dei bond governativi”.

Infine, “la Banca ha mantenuto la guidance che prevede incrementi dei tassi lenti e di portata limitata, per un’attesa di tre rialzi in tre anni. Noi ci aspettiamo due aumenti nella seconda metà del 2019, purché si verifichi una Brexit morbida, eventualità diventata meno probabile nelle ultime settimane”, ha concluso l’economista.

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