Secondo l’analisi di UBS Group AG, il voto sulla Brexit è già costato alla Gran Bretagna più del 2% della produzione economica. Un peso dunque particolarmente rilevante, ancora più rilevante visto e considerato che – almeno formalmente – l’area non è ancora uscita dall’Unione Europea.

In una nota pubblicata lunedì, la banca ha stimato che il prodotto interno lordo fosse già del 2,1% inferiore rispetto a quello che sarebbe stato se il Regno Unito avesse votato per rimanere nell’UE, mentre gli investimenti sono del 4% più deboli, l’inflazione dell’1,5% più alta e i consumi dell’1,7% più bassi.

Mentre il Regno Unito ha evitato le previsioni di recessione da parte di alcuni analisti sulla scia del referendum del 2016, la crescita è rimasta indietro rispetto alla maggior parte dei suoi principali partner. UBS ha altresì affermato che una ripresa nell’economia globale negli ultimi due anni ha contribuito a mascherare alcuni dei peggiori impatti della Brexit, consentendo alla “crescita di spostarsi lateralmente piuttosto che di abbassarsi”.

Tuttavia, “per valutare il calo del 2,1% della crescita reale nel contesto attuale, si può pensare che si tratta di circa un quarto o un terzo dei costi complessivi della Brexit stimati nelle valutazioni più pessimistiche fatte prima del referendum dell’UE e quasi pari ai costi totali di alcune delle valutazioni più ottimistiche”, hanno scritto gli analisti di UBS, tra cui Pierre Lafourcade. Eppure, “il Regno Unito non ha ancora lasciato l’UE” – ha aggiunto l’economista.

UBS ha condotto le proprie stime confrontando gli attuali dati economici della Gran Bretagna con quelli di un “doppelganger” formato da dati di altri Paesi non interessati da Brexit, in modo tale da imitare la performance del Regno Unito prima del voto.

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