Mercato obbligazionario in crisi di liquidità, cosa fare?

Con il peggioramento della liquidità nei mercati obbligazionari, si profilano nuovi scenari per gli investitori, che guardano con attenzione al mutevole contesto determinato dalla fine del quantitative easing della Banca centrale europea e dalle prossime mosse di normalizzazione da parte della Federal Reserve. Con queste premesse, è possibile che il mercato possa essere caratterizzato da una crescente illiquidità, tale da influire sulle scelte dei trader.

A compiere qualche riflessione di interesse è stato Mohammed Kazmi, Portfolio Manager e Macro Strategist di Union Bancaire Privée – UBP, in un suo recente report, nel quale ricorda come gli elementi di cui sopra, unitamente ai crescenti timori di una guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, e alla prossima legge finanziaria italiana, hanno condotto gli investitori ad assumere una posizione sempre più produente, rendendo così più costoso e più difficile abbandonare posizioni obbligazionarie di grandi dimensioni sul mercato della liquidità.

L’esperto rammenta come negli scenari in cui la liquidità viene ridotta, lo spread bid-ask tende ad ampliarsi, rendendo più difficile lasciare posizioni in caso di picchi di volatilità. Un circolo vizioso potenzialmente pericoloso tra liquidità e volatilità, che potrebbe avere seri effetti per le dinamiche di mercato, come nel caso di sell-off dei BTP in maggio.

Per le strategie macro-driven, prosegue l’analista, investire in asset liquidi dovrebbe essere una caratteritica chiave, poiché permetterebbe di rispondere rapidamente e in modo economicamente efficace ai cambiamenti nelle prospettive, in un contesto in cui ritardi o costi legati agli scambi potrebbe essere dannoso per le performance.

Insomma, per l’esperto con il peggioramento della liquidità sui mercati del credito, gli invstitori dovranno certamente essere più agili, soprattutto quando si profilano delle situazioni di pericolo. Nell’ultimo trimestre si sono intensificate le pressioni su quei settori del mercato obbligazionario che hanno beneficiato di più del quantitative easing e della ricerca del rendimento, e che sono considerati maggiormente esposti ai deflussi con il cambio di sentiment. Tutto ciò si è già riscontrato nell’allontanamento dai bond degli emergenti e da quelli dell’area euro (e in particolar modo quelli italiani, con lo spread con i Bund che ha toccato il massimo dal 2013). Dunque, in questo scenario potrebbe essere decisivo rispondere in maniera rapida alle dinamiche di mercato e ai nuovi sviluppi.

Per quanto concerne le alternative, l’analista rammenta come alcuni derivati come gli indici CDS e i futures obbligazionari hanno una serie di qualità che possono permettere loro di essere una scelta appropriata rispetto alle obbligazioni: in questo contesto, l’elemento più importante è la loro capacità di acquisizione esposizione con una liquidità molto maggiore, e garantire al gestore del fondo di poter uscire più rapidamente dalla posizione. Una qualità importante, soprattutto pr coloro i quali vogliono gestire il rischio in modo più attivo.

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