La Federazione Russa è ad un passo dal deafult. A ribadirlo sono stati gli analisti di Ficht che proprio questa mattina hanno abbassato il rating sovrano della Russia di ben 6 gradini da “B” a “C”. Nel loro report gli esperti hanno parlato di un default che sarebbe imminente e hanno evidenziato il ruolo delle sanzioni occidentali nello sfacelo finanziario della Federazione.

Secondo Fitch, inoltre, l’impossibilità della Russia di accedere ai mercati internazionali hanno deteriorato la capacità del Paese di riuscire ad onorare il suo debito. Nell’analisi di Fitch si fa anche riferimento all’ultimo decreto presidenziale emanato da Putin e riguardante la ridenominazione in valuta locale per i creditori di alcuni paesi, dei pagamenti del debito sovrano precedentemente espressi in valuta estera.

Secondo Fitch se ci dovesse essere un inasprimento delle sanzioni con introduzione di limiti alla possibilità di commerciare anche energia (nei giorni scorsi gli Usa hanno ipotizzato l’adozione di sanzioni anche contro il petrolio russo, provvedimento a cui si accoderebbe anche l’Unione Europea), aumenterebbero le probabilità che da Mosca possa arrivare una risposta politica. In tal caso, ha concluso Fitch, non è da escludere che possa esserci almeno un mancato pagamento selettivo di bond sovrani. 

Con le sanzioni alla Russia ci sarà un nuovo ordine mondiale?

Focus sulle sanzioni alla Russia anche in un report di Credit Suisse. Secondo Zoltan Pozsar, responsabile globale della strategia dei tassi di interesse a breve termine presso Credit Suisse, palese che la crisi in Ucraina ha determinato una tempesta perfetta sulle materie prime che potrebbe avere effetti negativi sul sistema eurodollaro detereminando una impennata dell’inflazione in tutti i paesi occidentali. L’esperto delle banca elvetica ha affermato che sono proprio gli Usa ad essere esposti in prima linea in quanto dalla crisi delle materie prime potrebbe nascere un nuovo ordine monetario mondiale alternativo a quello che ruota attorno al Dollaro. 

L’idea di Pozsar è che quando la guerra e la crisi geopolitica finiranno, il Dollaro usa sarà più debole e il renminbi molto più forte grazie ad un paniere di materie prime. 

Secondo l’esperto la fine dell’attuale regime monetario porterà alla nascita di un nuovo sistema basato su una valuta esterna (oro). La trasformazione in corso, ha poi proseguito Poszar, è un assist per la Cina. Ora la People’s Bank of China (PBOC) è davanti ad un bivio: o dovrà vendere i buoni del Tesoro per acquistare materie prime oppure sarà chiamata addirittura a lanciare un suo quantitative easing per comprare materie prime prime russe”.

Tecnicamente, ha concluso l’esperto di Credit Suisse, sta nascendo un sistema eurorenminbi che prenderà il posto dell’eurodollaro. Sarà proprio la Cina, il Paese che inizierà a far scendere il sipario sull’egomonia del Biglietto verde nel mercato delle materie prime. 

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