Sterlina debole contro il dollaro: come cambia il modello economico britannico

La persistenza di una sterlina debole contro il dollaro potrebbe cambiare a lungo termine il modello economico britannico. Ad affermarlo è Richard Portes, professore di economia alla London Business School, secondo cui quanto sta avvenendo produrrà una variazione radicale nell’economia londinese.

Ricordiamo come quest’anno quasi tutte le valute abbiano perso terreno rispetto al dollaro e il deprezzamento della sterlina nei confronti dell’euro non è stato grave come quello avvenuto altrove, viste le sfide dell’Unione Europea in materia di rallentamento dell’economia e di approvvigionamento energetico.

Tuttavia, l’euro è ancora molto più forte di quanto non fosse la sterlina negli anni Novanta e per gran parte degli anni Duemila, e l’importanza globale della sterlina è nel frattempo evaporata rispetto ai giorni in cui era la valuta di riserva mondiale all’inizio del XX secolo.

Ma quali sono i riflessi sull’economia?

Il più importante effetto è che, come intuibile, le importazioni diventano più costose, mentre le esportazioni diventano teoricamente più competitive. Il problema è che il Regno Unito è molto dipendente dalle importazioni, con quasi due terzi dei prodotti alimentari che provengono da oltre Manica: quindi, un calo del dieci per cento del tasso di cambio effettivo reale si traduce rapidamente in un aumento dei prezzi dei prodotti alimentari.

Per Portes, la dipendenza del Regno Unito dal commercio estero comporta un impatto significativo sui prezzi di una valuta più debole, sebbene non ci siano ancora prove di un effetto significativo sulla domanda britannica di beni stranieri ma nemmeno sulle esportazioni, che teoricamente diventano più competitive. Portes ha poi osservato che il deprezzamento della valuta ha un effetto livellato sui prezzi piuttosto che inflazionistico.

È un effetto una tantum. Non ci dà necessariamente inflazione in termini di aumento continuo del livello dei prezzi“, ha affermato. “Se contribuisce a creare una spirale dei prezzi salariali, allora è inflazionistico, ed è questo che ci preoccupa. Non vogliamo assistere a questi aumenti dei prezzi, che si sono verificati in parte a causa dell’Ucraina e così via, non vogliamo vedere aumenti salariali che innescano aumenti dei prezzi e una spirale“.

Il deprezzamento della sterlina è una tendenza di lungo periodo, da quando è stata autorizzata a fluttuare liberamente nel 1971. “Penso che sia ragionevole aspettarsi che continui. E questo in parte perché la produttività e quindi la competitività non è stata molto buona rispetto ai nostri partner commerciali. Questa è la situazione di lungo periodo” – ha aggiunto Portes.

Il deficit delle partite correnti del Regno Unito (ovvero, la situazione in cui un Paese importa più beni e servizi di quanti ne esporti, e per la Gran Bretagna il dato è pari a 32,5 miliardi di sterline) è finanziato dall’afflusso di capitali. L’ex governatore della Banca d’Inghilterra Mark Carney ha affermato che il Regno Unito dipende dalla “gentilezza degli estranei“. Ma Portes ha detto che “non è la loro gentilezza, è che vogliono investire perché trovano le loro proiezioni e i possibili rendimenti, gli investitori trovano gli asset del Regno Unito sufficientemente attraenti da portare capitali. Se lo trovassero meno attraente, gli asset britannici scenderebbero di valore per indurre le persone a investire di più, quindi il tasso di cambio scenderebbe ulteriormente. Questo dipende dalla fiducia nell’economia britannica, dalla politica fiscale e da tutti questi fattori”.

Ciò premesso, Portes ha anche affermato che la sterlina più debole non è di per sé un problema per la pianificazione fiscale che il governo sta effettuando, con un bilancio molto atteso per il 17 novembre. “Se gran parte del nostro debito fosse denominato in valuta estera, lo sarebbe, ma non è così. Il nostro debito pubblico è denominato quasi interamente in sterline. Quindi, a differenza di altri Paesi, per noi non è un problema. Non credo che il deprezzamento a cui abbiamo assistito o che è probabile nei prossimi anni farà molta differenza per le posizioni fiscali”.

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