Fusione Mps, Banco Bpm, Bper, Carige e Creval: quanto c’è di vero?

Mps, Banco Bpm, Bper, Carige e Creval: sono queste le 5 banche maggiormente al centro dell’attenzione mediatica negli ultimi giorni e… non tanto per le loro performance borsistiche, quanto per il fatto che tali istituti di credito potrebbero presto rendersi protagonisti di un’operazione di mega fusione societaria. A sostenerlo è un report di Equita, con l’analista Giovanni Razzoli che ha simulato uno scenario in cui 5 banche della Penisola potrebbero fondersi dando vita ad un nuovo operatore di grandissime dimensioni. Ma quanto c’è di vero?

Per il momento, poco. Anche se, in fin dei conti, il fatto che questa ipotesi sia arrivata alla ribalta in un periodo particolarmente intenso per il settore bancario non è casuale. E, forse, ben più di qualche top manager avrà ben pensato all’effettiva opportunità di progettare una simile evoluzione, per quanto non facile.

Peraltro, Razzoli ha definito la fusione tra le banche italiane come il “progetto Overlord”, che per potersi realizzare dovrebbe comunque ottenere l’appoggio del Ministero dell’economia e delle Finanze, che già controlla MPS.

Siamo perfettamente consapevoli che il progetto avrebbe rischi di esecuzione molto alti e, soprattutto, notevoli problemi di governabilità. Il progetto potrebbe scandalizzare gli azionisti delle banche potenzialmente coinvolte

ha affermato Razzoli nella sua analisi, sancendo poi che la fusione dovrebbe avvenire in due passaggi consequenziali: il primo, legato alla necessità da parte delle banche di far confluire le loro attività amministrative, di asset management e It in una nuova società, una newco (in cambio di partecipazioni azionarie nella stessa holding), e il secondo, legato alla necessità di far confluire nella nuova società tutte le attività, concentrandosi sull’integrazione e sul taglio dei costi non necessari.

Alla fine di questi due step, verrebbe a crearsi un gigante dalla capitalizzazione stimata in 12 miliardi di euro.

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