Se Borsa Italiana piange, le altre borse europee certamente non ridono. Questa frase sintetizza quello che si vede oggi sui mercati azionari della vecchia Europa. Da Madrid fino a Parigi e Francoforte passando ovviamente per Milano, sono le vendite ad imporre la loro dura legge. Il tentativo di rimbalzo che era stato avviato ieri dalle borse europee è stato vanificato e si è praticamemte già interrotto a distanza di 24 ore. Quando si verifica una situazione di questo tipo ed è evidente che non c’è continuità, è chiaro che i motivi che determinano la corsa a vendere azioni sono molto profondi e complessi. Talmente profondi che sia Borsa Italiana oggi che le altre borse europee sembrano completamente ignorare quanto avvenuto a Wall Street. La chiusura frizzante della Borsa Usa, infatti, viene quasi ignorata dalle borse europee. Il fatto che non ci sia effetto trascinatamento da parte dei mercati americani come invece dovrebbe esservi non è casuale. La prevalenza delle vendite sulle borse europee è attribuibile anche alle trimestrali deludenti che i colossi tech americani hanno diffuso ieri guardacaso dopo la chiusura delle contrattazioni a Wall Street. Per quello che riguarda gli Usa, quindi, Borsa Italiana e le altre borse europee sembrano tenere in considerazione soprattutto quello che è avvenuto dopo le contrattazioni di Wall Street e non durante. 

Mentre è in corso la scrittura del post, il Ftse Mib regista un calo dell’1,36 per cento a 18558 punti, il DAX tedesco è in calo dell’1,46 per cento a quota 11142 punti, il CAC40 francese (Borsa di Parigi) è in calo dell’1,87 per cento a quota 4939 punti e il britannico Ftse 100 perde l’1 per cento poco sotto quota 7000 punti. Per le borse europee è un bagno di sangue. 

La corsa a vendere non è solo causata dalle deboli trimestrali del settore tech americano (con molti analisti che sono tornati a parlare di possibile bolla dei tecnologici) o dalla guerra commerciale Usa Cina ma anche dalle tensioni tra UE e Italia. Ieri Draghi nel corso della conferenza stampa successiva al board Banca Centrale Europea sulle decisioni di politica monetaria, ha sottolieato l’importanza che lo spread BTP BUND, oramai stabilmente sopra quota 300 punti base, si abbassi in modo tale da non rendere necessarie operazioni di rafforzamento patrimoniale da parte delle banche (lo spread BTP BUND a 400 punti base sarebbe un disastro per le banche italiane), oggi 26 ottobre, dopo la chiusura di Borsa Italiana, è invece attesa la decisione di Standard and Poor’s sul rating sovrano italiano che attualmente è pari a “BBB”, con un outlook stabile. Appena una settimana fa Moody’s aveva tagliato di un notch la valutazione del merito di credito dell’Italia a “Baa3” con outlook stabile. Due le possibili strade che S&P ha davanti a se oggi: è possibile la conferma del rating e il peggioramento dell’outlook a negativo oppure il taglio del rating la conferma dell’outlook a stabile (come fatto una settimana fa da Moody’s). Sul Ftse Mib i titoli peggiori sono Saipem, Azimut Holding, Finecobank e UBI Banca. Cambio Euro Dollaro sempre sotto quota 1,14. 

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