Oramai da anni si parla di aggregazioni tra le banche italiane e consolidamento del settore bancario. Il risiko delle banche italiane non è un argomento per nulla nuovo ma, soprattutto negli ultimi mesi, l’impressione che sembra emergere da determinati ambienti, è che il momento della verità si stia per avvicinare. Tra gli operatori e gli investitori tutti sono consapevoli che le fusione tra le banche italiane sono inevitabili. La razionalizzazione del settore è lo scenario obbligato verso il quale il comparto bancario italiano sta andando.

All’argomento aggregazioni tra banche italiane l’inserto settimanale del Corriere della Sera, L’Economia, ha dedicato un lungo approfondikmento che ha provato a titare le somme. I numeri sono impressionanti. Secondo l’analisi negli ultimi anni tutti gli sforzi della banche italiane sono stati dedicati all’alleggerimento dell’enorme mole di crediti deteriorati gravanti sui bilanci di tutti gli istituti (chi più e chi meno ma le sofferenze bancarie sono oggettivamente il problema principale del sistema bancario italiano). La massa di crediti deteriorati che appesantiscono le banche italiane è stata misurata dall’inserto del Corriere della Sera in qualcosa come 300 milioni di euro. Davvero impressionante!

Sul risiko tra le banche italiane qualcosa sembra essere già in movimento. La recente manovra di acquisto del 6,9 per cento del capitale di Mediobanca da parte di Leonardo Del Vecchio è certamente un fatto significativo che non deve passare in secondo piano perchè potrebbe rappresentare il segnale che qualcosa stia bollendo in pentola. 

L’orientamento generale tra investitori e operatori di borsa è molto chiaro: dopo essersi occupate dei crediti deteriorati, adesso le banche italiane dovranno passare al dossier fusioni. Non c’è da stupirsi se la questione aggregazioni tra le banche italiane è già sul tavolo di alcuni consigli di amministrazione. 

Probabilmente quello che occorre è una sorta di incipit per dare così avvio a quello che viene ritenuto inevitabile. Ebbene l’incipit potrebbe arrivare da Banca Monte dei Paschi di Siena. E’ dato per assodato che molto presto il Tesoro dovrà rivelare quella che è la sua strategia per uscire dal capitale della banca toscana di cui ora è azionista di maggioranza. Da questo appuntamento non si scappa e proprio la decisione del Tesoro potrebbe poi dare l’avvio al dossier fusioni. Dall’uscita del Tesoro dal capitale del Monte dei Paschi (la quota del MEF è pari oggi al 70 per cento), all’inizio del processo di consolidamento del settore bancario italiano, il pasos è davvero breve.

I nomi della banche partecipanti al dossier fusioni? Noti anche quelli: UBI Banca, BPER Banca e ovviamente Banca Carige. 

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