Azioni Intesa Sanpaolo, come investire dopo il “si” al prestito FCA

Stando a quanto emerge in questi minuti, Intesa Sanpaolo si sarebbe oramai decisa a dare il via libera alla concessione di un finanziamento da 6,3 miliardi di euro a FCA. La decisione verrà assunta all’interno di un cda straordinario oggi e, dopo la delibera positiva della banca, sarà la volta della Sace e del Governo, le altre due parti che dovrebbero essere coinvolte all’interno di questa maxi operazione.

Ma come investire sulle azioni Intesa Sanpaolo dopo il prestito a FCA, utilizzando magari un broker online come eToro (qui il sito ufficiale)?

Mentre scriviamo, la prestazione di oggi delle azioni Intesa Sanpaolo è positiva per l’1,23%: il mercato sta scontando con crescente probabilità la notizia di un ok al maxi prestito per FCA e, per il momento, non sembra sdegnare questa possibilità.

Ad ogni modo, per poter comprendere quali siano le reazioni degli azionisti e del mercato finanziario a questa notizia, bisognerà evidentemente attendere la sua ufficialità. Rileviamo ad ogni modo come al momento sia positiva sia la prestazione settimanale di ISP (da 1,42 euro di una settimana fa a 1,4576 euro quale prezzo odierno) e come sia altresì positiva la prestazione mensile (da 1,34 euro). Naturalmente, rimane fortemente negativa la prestazione annua, a causa del tracollo delle azioni Intesa Sanpaolo e dei listini azionari avvenuta a cavallo di febbraio e marzo in conseguenza della crisi da coronavirus.

Intanto, soddisfazione su tale mossa sembra essere espressa anche dai dirigenti italiani, con il presidente della CIDA (Confederazione Italiana Dirigenti d’Azienda), Mario Mantovani, che in una intervista a “Reputation Rewiew”, riportata da Ansa, sottolinea come tale finanziamento non sia da interpretarsi come un “favore ai proprietari”, bensì come un modo per “salvaguardare il nostro sistema produttivo, anche perché l’azienda paga le tasse e versa gli stipendi in Italia”.

Il presidente di CIDA rammenta che sebbene FCA abbia sede legale fuori dal territorio nazionale (in Olanda), il contributo all’economia italiana da parte del gruppo Fiat Chrysler sarebbe comunque notevole. Considerato poi che – conclude Mantovani – anche altre grandi aziende di Paesi europei, come Renault, sono in grosse difficoltà finanziarie “forse sarebbe il caso di pensare ad un disegno generale che garantisca a questo tipo d’imprese una garanzia finanziaria di livello europeo, ad esempio attraverso la BCE, e non pesare solo sui singoli Stati”.

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