Lo abbiamo anticipato pochi minuti fa, commentando alcuni spunti valutativi iniziali sulla maxi operazione: LSE ha venduto Borsa Italiana ad Euronext, un gruppo paneuropeo, per 4,3 miliardi di euro. Trovano così termine le lunghe voci e il rincorrersi di indiscrezioni che davano per imminente la formalizzazione di questa operazione, e che permetteranno a Borsa Italiana di inserirsi in un nuovo agglomerato dal quale si dovrebbero ottenere sinergie per circa 60 miliardi di euro.
La conferma della cessione di Borsa Italiana ad Euronext arrivata dalla stessa LSE, la società che gestisce la Borsa di Londra, la quale nelle scorse settimane aveva avviato una serie di trattative per sondare il terreno in vista della vendita.
Come più volte abbiamo sottolineato su questo sito, erano diversi i gruppi interessati a poter rilevare le operazioni del mercato regolamentato nazionale, ma alla fine a spuntarla è stata Euronext, la cui offerta è evidentemente stata ritenuta quella più valida.
Contemporaneamente, LSE ha anche annunciato di aver trovato l’accordo per acquistare il data provider Refinitiv per 27 miliardi di dollari: è proprio questa operazione societaria ad aver di fatti sbloccato la vendita di Borsa Italiana, come peraltro precisato dallo stesso CEO del gruppo britannico, David Schwimmer, che ha sottolineato come la vendita del gruppo di Borsa Italiana potrà dare una mano per poter affrontare i problemi di concorrenza nell’UE.
Particolarmente soddisfatto dall’accordo raggiunto è il top management di Euronext, con il CEO Stephane Boujnah che ha definito l’intesa una “transazione storica per Euronext”, in grado di creare un significativo valore per gli azionisti. Secondo il CEO Borsa Italiana giocherà un ruolo di rilievo nell’operatività, nella strategia e nella governance del nuovo gruppo, e “sarà il maggior contributore in termini di ricavi”.
Ricordiamo che concretamente, stando al dettaglio dell’accordo, Borsa Italiana sarà oggetto di acquisto da Euronext in cordata con la controllata di Cassa Depositi e Prestiti Cdp Equity (7,3% del capitale) e Intesa Sanpaolo.
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