Avvio di contrattazioni semplicemente disastroso per le azioni A2A nella seduta di metà settimana. L’utility lombarda fin dal primo minuto di scambi è stata travolta dalle vendite arrivando a perdere, nel giro di poco tempo, il 5,7 per cento a 2,55 euro. La pioggia di vendite è ovviamente da mettere in relazione con la pubblicazione dei conti trimestrali e con l’aggiornamento del piano industriale al 2035, entrambi resi noti prima dell’avvio degli scambi nella sessione di pre-market. E’ quindi chiaro che qualcosa al mercato non è andato giù anche perchè il contesto di riferimento di Piazza Affari non è negativo anzi, dopo aver raggiunto ieri i nuovi massimi dal 2001, il Ftse Mib anche oggi sta proseguendo la sua cavalcata. Insomma era presente un ambiente ideale per una risposta positiva da parte degli investitori che invece non c’è stata.
E allora perchè le azioni A2A stanno crollando a seguito della trimestrale? E’ questa la domanda che gli investitori si staranno ponendo proprio in questa fase della giornata.
I conti trimestrali di A2A nel dettaglio
A2A ha chiuso i primi nove mesi del 2025 con risultati solidi sul fronte dei ricavi ma con una contrazione dei margini, pur in un contesto di mercato energetico ancora segnato da elevata volatilità dei prezzi e da condizioni idrologiche meno favorevoli.
Nel dettaglio, nel periodo gennaio–settembre 2025, l’utility ha registrato ricavi per 10,17 miliardi di euro, in crescita del 15 per cento rispetto ai 9,1 miliardi dei primi nove mesi del 2024. La società ha precisato che l’aumento è soprattutto legato ai maggiori prezzi unitari nei segmenti retail, teleriscaldamento e smaltimento rifiuti, oltre che ai volumi più elevati nel comparto elettrico.
Sul fronte della redditività, invece, il margine operativo lordo (Ebitda) si è attestato a 1,73 miliardi di euro, evidenziando un ribasso di 4 punti percentuali rispetto agli 1,8 miliardi dello stesso periodo 2024. In questo caso il calo è stato frutto del ribasso della produzione idroelettrica che è praticamente tornata su livelli medi storici, dopo un 2024 particolarmente favorevole sotto il profilo idrologico. Neutralizzando proprio questo fattore, l’utility avrebbe evidenziato una cresciuta dell’Ebitda del 3 per cento a dimostrazione che la dinamica operativa resta positiva.
Scendendo nel conto economico, l’utile netto dei primi nove mesi ha segnato una contrazione a 581 milioni di euro, in calo del 19 per cento rispetto ai 713 milioni registrati nel 2024. Anche in questo caso, al netto dell’idraulicità, il decremento sarebbe stato solo del 7 per cento.
Lato patrimoniale A2A non ha sorpreso confermando la sua storica gestione finanziaria prudente. L’indebitamento netto a fine di settembre si attestava a 5,32 miliardi di euro, in miglioramento rispetto ai 5,84 miliardi di fine 2024.
Per finire gli investimenti che nei primi nove mesi dell’anno sono stati pari a 1,04 miliardi di euro con un aumento del 15 per cento rispetto al 2024. Interessante il fatto che circa il 60 per cento delle risorse siano state destinate a progetti di sviluppo.
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Outlook 2025 confermato: segnali di stabilità
Nonostante le pressioni sui margini, il management di A2A ha confermato le guidance per l’intero esercizio e quindi l’Ebitda viene visto nel range tra 2,17 e 2,2 miliardi di euro mentre l’utile netto ordinario dovrebbe collocarsi nella forchetta tra 680 e 700 milioni di euro. Fondamentalmente niente di nuovo, quindi, ma semplicemente la conferma di quello che già si sapeva.
Aggiornato anche il piano industriale A2A al 2035
Lo abbiamo già anticipato in precedenza: oltre ad aver approvato i conti trimestrali, il management di A2A ha anche aggiornato il suo piano industriale. Sostanzialmente confermati gli obiettivi di lungo periodo delineati lo scorso novembre e al tempo stesso rafforzata la visione di crescita sostenibile fondata su due direttrici: transizione energetica ed economia circolare.
Più nel dettaglio, il gruppo ha alzato l’asticella degli investimenti complessivi a 23 miliardi di euro, di cui 16 miliardi destinati alla transizione energetica e 7 miliardi all’economia circolare. Tra le priorità: il potenziamento delle reti elettriche (4 miliardi di euro di RAB previsti), la crescita della capacità rinnovabile fino a 3,7 GW e l’ampliamento della base clienti a 5 milioni entro il 2035. Sul fronte circolare, A2A mira a 6,6 milioni di tonnellate di rifiuti trattati e all’avvio di nuovi data center alimentati dagli asset energetici del gruppo, una mossa che punta a diversificare le fonti di valore.
Dal punto di vista finanziario, il piano prevede un Ebitda ordinario in progressiva crescita da 2,2 miliardi di euro nel 2025 a 3,6 miliardi nel 2035, con un CAGR del 5 per cento sull’intero periodo e del 6 per cento dal 2028 al 2035. L’utile netto ordinario è stimato oltre 1,1 miliardi a fine piano, con un tasso medio annuo dell’8 per cento nell’ultimo settennio.
Ancora il flusso di cassa operativo atteso è pari a 14 miliardi di euro, con una cash conversion superiore al 50 per cento segnale di buona capacità di generazione di liquidità.
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Una possibile valutazione della trimestrale di A2A
Per gli investitori, la trimestrale di A2A offre una lettura a doppio livello. Da un lato, la contrazione dell’utile riflette le sfide legate alla normalizzazione dei prezzi energetici e all’impatto climatico sulla produzione idroelettrica. Dall’altro, la solidità finanziaria, il sostenuto ritmo di investimenti e il mantenimento delle guidance confermano la capacità del gruppo di sostenere la crescita nel medio periodo.
Al di là di quella che è stata la reazione odierna, quindi, il titolo A2A potrebbe continuare a rappresentare un’opzione interessante per chi cerca rendimenti stabili e visibilità sui flussi di cassa, tipici del settore delle utility, pur con la consapevolezza che la volatilità del comparto energetico potrebbe incidere sulla performance a breve termine.
Per quello che invece riguarda il piano industriale, si conferma la strategia equilibrata tra crescita, sostenibilità e disciplina finanziaria, con ritorni graduali ma visibili nel medio-lungo periodo. L’attenzione alla solidità patrimoniale e al controllo della leva potrebbe rafforzare l’attrattività del titolo nel lungo termine.
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