
Quella di oggi sembrava essere una giornata tutto sommato tranquilla per la borsa di Milano con ribassi si presenti ma contenuti. E invece, contrariamente alle attese, ecco irrompere a partire dalle 11,45 il caso Ferrari. La Rossa di Maranello, fino a quel momento in leggero calo, è stata improvvisamente bersagliata dalle vendite che hanno causato, nel giro di pochi minuti, un vero e proprio tracollo delle quotazioni. In altro modo non si può definire un rosso arrivato a oltre 13 punti percentuali con boom di volumi e azioni che passano di mano ad appena 363 euro.
Inutile dire che, dinanzi a questi numeri, la situazione è a di poco allarmante anche perchè con un crollo così ampio, peggiorano inevitabilmente tutte le performance medio e lungo termine del Cavallino. E così si allarga all’11 per cento il ribasso su base mensile e al 12 per cento quello su base annua. Ma queste percentuali, tenendo conto di quella che è l’attuale dinamica in atto sul titolo, potrebbero presto peggiorare.
E allora la sola domanda che ha senso porsi dinanzi ad un sell-off che forse in pochi poteva prevedere non può che riguardare le ragioni della corsa a vendere. Perchè le azioni Ferrari stanno crollando?
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Crollo azioni Ferrari in borsa: cosa c’è dietro?
Quella di oggi non era una giornata come le altre per Ferrari. In programma, infatti, c’era l’atteso Capital Markets Day con stime al 2030 e sviluppo della prima Ferrari Elettrica in primo piano.
E’ proprio nelle prime indicazioni che stanno arrivando dal CMD 2025 che potrebbero celarsi i motivi alla base dell’improvviso tracollo del titolo.
L’impressione è che vendite siano scattate non appena Ferrari ha riportato tutti con i piedi per terra in merito allo sviluppo della sua prima auto elettrica. Tutto è stato confermato ma, come già avevano fiutano gli analisti di Barclays, la Ferrari Elettrica sarà sempre nettamente minoritaria nella dinamica produttiva del Cavallino. Una sorta di nicchia nella nicchia. Non è da escludere che una certa speculazione abbia presto tutto questo a pretesto per scatenare il sell-off.
Ma vediamo più nel dettaglio.
Durante il Capital Markets Day 2025 Ferrari ha presentato ufficialmente la prima fase del progetto della sua vettura 100 per cento elettrica. Il modello, la cui produzione inizierà a fine 2026, rappresenta una svolta tecnologica e strategica per il marchio di Maranello, da sempre simbolo del motore termico e delle emozioni acustiche legate ai suoi propulsori V8 e V12.
La Ferrari elettrica si basa su un’architettura inedita che integra oltre 60 soluzioni brevettate, un telaio con 75% di alluminio riciclato e una batteria sviluppata internamente, capace di una densità energetica di 195 Wh/kg, la più alta del settore. Le prestazioni sono allineate ai valori attesi dal marchio: oltre 1.000 cavalli, 0-100 km/h in 2,5 secondi e 530 km di autonomia.
Fin qui le note tecniche. Come accennavamo all’inizio il crollo del titolo in borsa potrebbe riflettere almeno in parte una delusione sulle tempistiche e sul peso limitato dei veicoli elettrici nel piano industriale. Il gruppo ha confermato che, entro il 2030, solo il 20 per cento della gamma sarà completamente elettrico, contro il 40 per cento previsto dal piano del 2022. I restanti modelli saranno equamente suddivisi tra ibridi e motori a combustione interna.
Questa scelta prudente è però coerente con la filosofia di Ferrari, che intende introdurre l’elettrico solo quando la tecnologia sarà in grado di offrire un’esperienza di guida autentica, ma agli occhi degli investitori può rappresentare anche una transizione più lenta rispetto ai competitor del lusso sportivo. Marchi come Porsche o McLaren hanno già fissato obiettivi più ambiziosi sulla quota di veicoli elettrici, alimentando aspettative più aggressive sul fronte dell’innovazione.
Tra l’altro la decisione di non riprodurre artificialmente il suono dei motori tradizionali potrebbe rendere ancora più difficile la fidelizzazione dei clienti storici, legati all’emozione acustica delle vetture termiche.
Insomma sulla Ferrari Elettrica forse l’asticella era stata messa troppo in avanti.
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Numeri solidi ma prospettive di crescita più caute
Sul piano finanziario, Ferrari ha confermato obiettivi ambiziosi ma non eclatanti rispetto alle attese del mercato. Il gruppo punta a un fatturato di circa 9 miliardi di euro nel 2030, con un tasso di crescita annuo composto del 5 per cento. L’Ebitda adjusted è atteso a 3,6 miliardi nel 2026 e a 2,75 miliardi di EBIT nel 2030, con margini rispettivamente del 40 e del 30 per cento.
L’utile per azione adjusted dovrebbe invece superare gli 11,5 euro nel 2030, mentre il free cash flow industriale cumulato nel periodo 2026-2030 è stimato a 8 miliardi di euro, a fronte di investimenti per 4,7 miliardi.
Come si può subito percepire si tratta di numeri solidi che però sembrano suggerire una crescita più graduale rispetto alle attese del mercato, soprattutto se confrontata con la forte rivalutazione del titolo negli ultimi anni. Non è da escludere che, anche questo punto, abbia se non scatenano almeno in parte contribuito alla pioggia di vendite che stanno massacrando il titolo del Cavallino.
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