La decisione della FED di tagliare di 50 punti base il costo del denaro ha stupito solo in parte. La maxi riduzione dei tassi di interesse come atto che sancisce di fatto l’inizio della stagione monetaria ribassista era infatti stato messo in conto da almeno una parte degli analisti. E infatti, dinanzi alla mossa di Powell & Co., gli indici azionari americani non si sono scaldati più di tanto. E a Piazza Affari cosa potrebbe avvenire? Quale sarà l’andamento di Borsa Italiana dopo il taglio di 50 punti dei tassi FED?
Per rispondere a questa domanda è necessario esaminare sia il contesto di riferimento (quindi performance di Tokyo e della stessa Wall Street) che l’intonazione dei futures sull’Ftse Mib. Partiamo però dalla notizia saliente del giorno: la maxi-sforbiciata al costo del denaro Usa.
Tassi FED tagliati di 50 punti base a settembre: cosa significa
Il FOMC (braccio operativo della FED) ha deciso nella riunione di settembre di invertire la propria politica monetaria procedendo con un taglio dei tassi di interesse di 50 punti base. Il costo del denaro Usa (saggio di riferimento) è stato quindi portato tra il 4,75 per cento e il 5 per cento. La decisione di tagliare di 50 punti base non è stata adottata all’unanimità visto che un membro del comitato esecutivo avrebbe voluto limitare la riduzione a soli 25 punti base.
Ad ogni modo, il maxi taglio del costo del denaro rappresenta un chiaro segnale di fiducia circa la possibilità che l’inflazione Usa possa in effetti tornare vicina all’obiettivo del 2 per cento. Nel corso della conferenza stampa Powell ha affermato che il braccio esecutivo della FED continuerà a valutare in modo attento i prossimi market mover per saggiare l’evoluzione dell’outlook e da qui determinare l’entità dei prossimi (eventuali) ribassi del costo del denaro.
A proposito di scelte future, stando a quelle che sono le proiezioni che ha fornito lo stesso FOMC, la maggioranza dei membri del braccio operativo della Federal Reserve ritiene che i tassi di interesse siano destinati a tornare attorno al 4,5 per cento entro la fine del 2024 con uno massimo due tagli nel corso degli ultimi dell’anno. Per quello che riguarda invece il 2025, sono previsti altri tagli che, alla fine, dovrebbero attestare i tassi d riferimento attorno al 3,25 per cento. Più sul lungo termine, quindi inglobando anche le stime sul 2026, il tasso di riferimento dovrebbe stabilizzarsi in un range compreso tra il 2,5 e il 3 per cento.
Nonostante la sforbiciata dei tassi di 50 punti base non fosse l’ipotesi prevalente tra gli analisti (come evidenziato nell’articolo sulle previsioni, molti puntavano su un taglio più contenuto, non c’è stato alcun stupore sui mercato a seguito della decisione di Powell. Riprova di ciò è data proprio dalla performance della borsa Usa.
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Wall Street fredda e Tokyo euforica dopo il taglio di 50 punti dei tassi FED
La borsa di Wall Street ha chiuso la sessione di borsa di ieri con il Il Dow Jones in ribasso dello 0,25 per cento a quota 41.503 punti, l’S&P500 in calo dello 0,29 per cento a 5.618 punti e il Nasdaq che ha rimediato una flessione leggermente più ampia a 17.573 punti (-0,3 per cento). Il segno rosso degli indici azionari americani, però, significa ben poco perchè durante la sessione sia il Dow Jones che l’S&P 500 hanno aggiornato i massimi storici per poi ritracciare.
Situazione di euforia pura, invece, a Tokyo con il Nikkei che ha chiuso la seduta avanti del 2,13 per cento a 37.155,33 punti realizzando la migliore performance dal 3 settembre. Bene anche il più ampio indice Topix che ha messo in cassaforte il 2 per cento attestandosi a quota 2,616 punti. Il rialzo della borsa del Giappone è da correlare alla ritrovata debolezza dello yen (a sua volta provocata dal cambio di passo della FED) che ha messo le ali soprattutto ai titoli legati all’export nipponico.
Come sarà l’apertura di Borsa Italiana dopo la FED?
Tenendo conto di quello che è il contesto di riferimento e del fatto che i futures sul Ftse Mib si stiano muovendo in verde, si può ipotizzare che Piazza Affari possa aprire gli scambi in rialzo nel day after FED. Il paniere di riferimento della borsa di Milano ha chiuso la seduta di ieri con un calo dello 0,37 per cento a quota 33.655 punti, dopo aver oscillato tra un minimo di 33.608 punti e un massimo di 33.861 punti. Secondo gli analisti la flessione del Ftse Mib è stata una conseguenza proprio del clima di attesa per le mosse FED sui tassi.
Quali azioni italiane tenere d’occhio il giorno dopo la FED
Per quello che riguarda i titoli azionari da monitorare fin dall’avvio degli scambi, segnaliamo Campari e Stellantis. Ovviamente il fatto che questi titoli siano da valutare in ottica investimento, con la decisione FED di alzare i tassi di 50 punti base centrano ben poco. Detto questo, Campari ieri è stata protagonista di forte ribasso causato dall’inattesa notizia della dimissioni del CEO in carica e oggi potrebbe trarre beneficio dal classico affetto rimbalzo ma anche dalla decisione dell’azionista di riferimento Lagfin S.C.A., di comprare, per il tramite della controllata Lagfin, fino a 100 milioni di euro di azioni ordinarie Campari, poiché convinta che l’attuale valutazione delle azioni non rifletta il vero valore del titolo. Insomma una iniezione di fiducia che potrebbe ora fare la differenza.
Per quanto concerne Stellantis, invece, il titolo dovrà fare i conti con una nuova notizia negativa. L’ACEA (associazione europea che raggruppa i produttori di automobili) ha reso noto che nel mese di agosto nell’area di riferimento sono state immatricolate nell’area di riferimento 644mila vetture, in ribasso del 18,3 per cento rispetto alle 788mila dello stesso periodo del 2023. Andamento disastroso per le vendite di Stellantis che nello stesso periodo ha segnato un calo delle vendite del 29,5 per cento a quota 92.667 auto vendute. Ovviamente la flessione delle vendite di Stellantis ha causato un restringimento della quota-mercato ora pari ad appena il 14,4 per cento.
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