È stata sicuramente un’apertura d’anno positiva per le principali Borse mondiali, in grado di avvantaggiarsi dei forti guadagni del Dow Jones ed in particolare dei tecnologici, ma anche di qualche informazione macro soddisfacente, come quella relativa ai dati di produzione cinesi, risultati essere più forti del previsto. Certo è che le Borse europee hanno aperto in controtendenza, con l’Euro Stoxx 600 che ha chiuso la prima sessione del 2018 a – 0,2%, il Dax è calato di 0,4%, mentre è rimasto sostanzialmente stabile il FTSE MIB, ma l’impressione complessiva è comunque piuttosto buona.
In particolare, sempre rimanendo all’interno del vecchio Continente, sulla tendenza delle borse europee ha evidentemente pesato il rialzo dell’euro, con la valuta unica che scambia sopra quota 1,20 contro dollaro, all’interno di una generale tendenza rialzista determinata dalla crescita delle attese su una forte crescita economica anche nel 2018 e dai commenti di alcuni membri della Banca Centrale Europea che hanno prospettato come possibile la chiusura del programma di acquisto titoli entro fine 2018.
Peraltro, si tenga conto come evidentemente i commenti dei membri BCE sono riusciti a pesare anche sull’andamento dei principali governativi europei con il Bund che ha chiuso in rialzo del 2,5%, mentre il rendimento del decennale italiano ha sfiorato 2,1% e lo spread sul Bund ha allargato a 163 punti base, un massimo da metà a ottobre, in parte per l’avvicinarsi delle elezioni politiche fissate per il prossimo 4 marzo. Sull’appuntamento elettorale italiano torneremo in più di un’occasione nelle prossime settimane, con l’impressione che sarà uno degli appuntamenti che contribuirà più di altri a fomentare le volatilità.
Sul lato delle commodities, ci limitiamo qui a ricordare che il Brent sta continuando a scambiare sui massimi degli ultimi due anni e mezzo, e che le attese di un modesto rialzo dell’inflazione a fronte di continue indicazioni di crescita solida nei paesi avanzati spiegano il rialzo delle quotazioni dell’oro oltre 1.300 dollari l’oncia.
Tornando poi in area euro, commentiamo brevemente i primi dati macro del nuovo anno, con la seconda lettura del PMI manifatturiero nell’area euro che ha confermato una buona salita a dicembre, a quota 60,6 punti, contro i 60,1 punti di novembre. Si tratta di un massimo storico, accompagnato da un buono sviluppo anche dei sottoindici relativi sia alla produzione che agli ordini (con le commesse dall’estero stabili su livelli record).
Su scala nazionale, l’indice tedesco trova conferma a 63,3 punti contro i 62,5 punti del mese precedente, a un massimo storico, mentre il PMI francese è stato rivisto al ribasso a 58,8 punti contro i 59,3 punti della stima flash, comunque in aumento rispetto al 57,7 punti di novembre. Il dato italiano vede un rallentamento a 57,4 punti a dicembre contro i 58,3 punti del mese prima, a causa del rallentamento dei nuovi ordini, a fronte di un’accelerazione della produzione. La stima del PMI spagnolo ha visto una decelerazione, ma più moderata a 55,8 punti contro i 56,1 punti precedenti.
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