Il prezzo del petrolio ha invertito la rotta. E’ questa l’indicazione che emerge andando a guardare il grafico relativo all’andamento delle quotazioni del greggio in tempo reale. Sia il WTI che il Brent registrano oggi una flessione molto marcata. Mentre scriviamo il petrolio WTI è in calo del 2% a quota 66,47 dollari al barile mentre il contratto sul Brent registra un ribasso dell’1,5% a quota 75 dollari al barile. In entrambi i casi si tratta di valori molto lontani da quelli raggiunti nelle ultime settimane. Come si può spiegare una simile retromarcia del greggio che ovviamente smentisce tutte le ottimistiche previsioni sulla quotazione petrolio?

Prima di dare una risposta a questa domanda è bene mettere in chiaro che il brusco cambio di rotta del prezzo del petrolio ha determinato un cambio repentino nelle scelte di investimento dei traders. Molti investitori, infatti, sono passati da una posizione long a una posizione short sul greggio. Questo approccio è stato attuato anche nel caso in cui l’investimento sulla quotazione del petrolio avviene attraverso i Contratti per Differenza (CFD). 

Il ribasso della quotazione petrolio ha un motivo preciso e circoscritto. Russia e Arabia Saudita, lasciando quasi di stucco i mercati, hanno aperto la porta alla possibilità di un aumento dei livelli produttivi di greggio. Come si ricorderà proprio il taglio della produzione deciso da OPEC e Russia era stato alla base del forte aumento delle quotazioni del greggio. La recente mossa di Riad e Mosca potrebbe riportare il livello del prezzo dell’oil su livelli più bassi, cosa che effettivamente avviene oggi. L’obiettivo della mossa di Arabia Saudita e Russia è quello di cercare di bloccare il rally dei prezzi e allontanare le quotazioni dagli 80 dollari al barile. Per quelloi che riguarda Riad, la mossa è completamente inattesa visto e considerato che la stessa Arabia Saudita non aveva mai nascosto che il suo obiettivo fosse appunto quello di far salire il prezzo del greggio a 80 dollari grazie alle politiche di tagli alla produzione. A prescindere da questa puntualizzazione, comunque, l’incremento della produzione di petrolio sarà formalizzato tra un mese. 

Secondo alcuni esperti la mossa di sauditi e russi è vista come una vittoria per la strategia politica del presidente Trump. Appena lo scorso mese, infatti, l’inquilino della Casa Bianca aveva affermato che l’OPEC aveva aumentato i prezzi del greggio in modo artificioso. Gli Usa avevano quindi fatto appello agli alleati del Golfo per intervenire in modo concreto evitando che il mercato del greggio fosse caratterizzato da una bassa produzione e che si creassero, più in generale, le condizioni per uno shock energetico. 

Gli effetti del calo del prezzo del greggio si fanno vedere anche su Borsa Italiana. Tutti i titoli il cui andamento è legato a quello della quotazione petrolio sono infatti in forte ribasso. Il valore delle azioni Eni è in calo del 2,35%, quello delle Saipem del 4,95% e quello delle Tenaris dell’1%. Nel caso di Eni e Saipem il ribasso è più consistente rispetto a quello del Ftse Mib che oggi, complice il rally dello spread Btp Bund, è in calo del 2% circa. 

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