Petrolio: quotazioni in assestamento, variabile X resta la produzione

Il prezzo del petrolio oggi sembra essere entrato nella classica fase di assestamento. Come si evince dalle indicazioni in tempo reale sull’andamento in tempo reale delle quotazioni, il WTI è in ribasso dello 0,3% a 68,5 dollari mentre il greggio Brent segna una flessione dello 0,2% a quota 74 dollari al barile. Il trend rialzista che aveva caratterizzato le ultime sedute, quindi, sembra ora essere archiviato anche perchè, già nella giornata di ieri, i contratti sul petrolio avevano manifestato segnali di debolezza con il WTI che si era allontanato da quota 69 dollari al barile. 

A fare il bello e il cattivo tempo sul prezzo del petrolio, andando a determinare la forte volatilità che da almeno una settimana caratterizza il mercato dell’oil, sono sempre le solite variabili e quindi le tensioni commerciali tra Cina e Stati Uniti, da un lato, e la questione Iran dall’altra. Tutti gli operatori sono oggi perfettamente consapevoli che da qui in avanti sarà sempre l’offerta di greggio ad influenzare l’andamento delle quotazioni del greggio. In particolare manca oramai poco all’entrata in vigore delle nuove sanzioni introdotte dagli Stati Uniti contro l’Iran. Con l’arrivo del giro di vite, il mercato potrebbe andare incontro alla classica situazione di una domanda che è più alta dell’offerta. Se così fosse allora le quotazioni del petrolio subirebbero un aumento. E’ questo, infatti, lo sbocco finale della classica situazione di una domanda che eccede l’offerta. Questo discorso in termini di previsioni non da una piega dal punto di vista teorico ma la teoria quando si parla di commodities spesso non coincide con la pratica. Ad oggi, infatti, nessuno ha la bacchetta magica per dire con precisione quanto potrebbero diminuire le esportazioni dall’Iran. Se dovesse entrare in vigore uno stop moderato o comunque non ecceessivo (tra i 500 e 700 milioni di barili al giorno), il prezzo del petrolio potrebbe addirittura portarsi su livelli accettabili. Ed Morse, responsabile materie prime di Citigroup, parla di previsioni quotazione petrolio a 45 dollari al barile entro il 2019.

Se invece il blocco dovesse riguardare 2 milioni di barili al giorno, allora la quotazione del greggio potrebbe davvero arrivare a 100 dollari al barile. Tutto questo discorso ha ovviamente un peso prettamente teorico poichè legato a tante variabili.

Dal punto di vista dell’analisi tecnica, intanto, in considerazione delle quotazioni attuali, solo un allungo oltre i 70,90-71 dollari potrebbe far scattare un trend rialzista nitido. Viceversa, se la quotazione petrolio dovesse scendere sotto quota 67,5 dollari al barile, allora si aprirebbero gli spazi per un ulteriore calo. In tal caso un supporto significativo da considerare per le proprie strategie di trading è quello a ridotto di quota 66,6 dollari al barile. 

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