Prezzo petrolio: quiete prima della tempesta? Attenzione alla rappresaglia OPEC

Continua il braccio di ferro sul prezzo del greggio. La partita è iniziata il 23 novembre, quando Biden ha annunciato l’utilizzo di parte delle riserve statunitensi per cercare di fermare la corsa dei prezzi del petrolio. Questa iniziativa ha visto coinvolti non solo gli Usa ma anche altri importanti paesi consumatori di petrolio come India, Giappone, Corea, Cina e Regno Unito.

L’obiettivo di questo cartello informale di paesi consumatori è quello di contrastare un altro cartello questa volta riconosciuto e dotato di un potere effettivo enorme: quello dell’Opec+, l’ente che raggruppa i paesi dell’Opec più la Russia.

Dopo la mossa di Biden, definita storica da molti analisti, ciò che gli osservatori attendono adesso è la contro-mossa dell’Opec+. Secondo alcuni esperti non da escludere che dai paesi produttori possa addirittura arrivare una rappresaglia con il possibile taglio degli attuali livelli produttivi. 

Ad attendere la contro-mossa del cartello dei produttori sono anche gli investitori. Questi ultimi, infatti, possono sfruttare tutte le novità sul braccio di ferro tra i due fronti per investire sia al rialzo (long) che al ribasso (short). Fondamentale per operare in entrambe le direzione (e quindi puntare a fre profitto sia se il prezzo del petrolio è in aumento e sia se è in calo), è scegliere un broker sicuro. eToro (leggi qui la nostra recensione), può essere una scelta da prendere in considerazione poichè mette a disposizione sempre un conto demo gratuito per imparare a fare pratica evitando di mettere in pericolo capitali veri. 

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La reazione dell’Opec alla mossa di Biden

Fin da subito, l’Opec+ ha dato l’impressione di non essere intenzionata a restare a guardare senza far nulla. Di fronte a una immissione di parte delle scorte di greggio sul mercato, l’organizzazione dei paesi produttori potrebbe rispondere bloccando il piano per l’aumento di produzione.

In realtà, è proprio questo il punto che ha fatto scattare la decisione del presidente Usa di attingere alla Strategic Petroleum Reserve. La ripresa dei consumi ha infatti aumentato la richiesta, ma l’Opec non ha allineato la produzione e distribuzione. E seguendo la più basilare delle leggi finanziarie, a una domanda scarsa corrisponde un aumento dei prezzi.

Almeno per ora, però, l’Opec sembra restare sulle proprie posizioni. Un portavoce ha infatti fatto sapere l’organizzazione non nutre preoccupazione relative all’utilizzo delle riserve strategiche. La fonte ha anche aggiunto che nel caso in cui ci dovessere essere un esubero, l’Opec si riserverebbe la facoltà di non aumentare e addirittura di ridurre la produzione.

Cercando di intuire ciò che si pò nascondere dietro le dichiarazioni formali si può ipotizzare che i paesi produttori siano convinti che la mossa di Biden sia destinato ad avere scarso peso ma nel caso in cui essa diventasse un problema, allora ci sarebbe una risposta sulla produzione. 

Le scorte immesse sul mercato

Ma di quale quantità di greggio stiamo parlando concretamente? Per quanto riguarda gli Stati Uniti, è stato deciso di immettere sul mercato 50 milioni di barili, dei 700 milioni che compongono la scorta. Di questi 50, 18 saranno venduti, mentre altri 32 dovranno essere poi restituiti dalla aziende che ne usufruiscono. L’India ha dichiarato di liberare 5 milioni di barili della sua scorta di 39, mentre il Regno Unito ha indicato la cifra di 1 milione e mezzo di barili. Ad oggi Cina, Giappone e Corea non hanno fatto sapere né la quantità di scorte che sarà rilasciata nè quando si terrà l’operazione. 

La reazione dei mercati

Come hanno reagito i mercati a queste novità? Per il momento la quotazione petrolio è piatta. Questa mattina il prezzo del WTI registra un ribasso dello 0,25 per cento a 78,18 dollari al barile mentre il valore del Brent è praticamente piatto a 82,25 dollari.

Attenzione però perchè questa stasi potrebbe essere la classica situazione di calma prima di una tempesta che si attiverebbe nel caso in cui l’Opec dovesse reagire alla mossa coordianata dei paesi consumatori. Una eventuale rappresaglia coinvolgerebbe l’equilibrio geopolitico mondiale. L’assenza di risposta da parte dei produttori, certificherebbe invece che quello di Biden era solo un fuoco di paglia in grado di avere impatto giusto sui prezzi alla pompa degli Usa. 

Gli esperti, infatti, prevedono che, nelle prossime settimane, il prezzo della benzina negli Usa possa calare di 15 – 30 centesimi a gallone.

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