Cosa sta succedendo al prezzo del petrolio? L’andamento dei grafici ha rappresentanto un brusco ritorno alla realtà per chi, la scorsa settimana, aveva ipotizzato il possibile avvio di una fase di ritracciamento con prezzi più vicini a 100 dollari al barile anzicchè ad oltre 110 dollari al barile.

Le quotazioni di questa mattina, infatti, non fanno sconti. Il prezzo del petrolio Brent è in rialzo del 3,4 per cento a quota 111,6 dollari al barile mentre il WTI segna una progressione del 3,7 per cento a 108 dollari.

Dietro al ritorno massiccio del verde c’è sempre la questione ucraina con annessa crisi geopolitica internazionale. Come hanno messo in evidenza alcuni analisti, solo novità concrete sul processo di pace e la fine delle ostilità tra Russia e Ucraina potrebbero bloccare l’avanzata del greggio e quindi riportare i prezzi sottocontrollo. 

Il ritorno degli acquisti ha avuto come effetto collaterale il rilancio di tutte quelle indiscrezioni (già circolate nelle scorse settimane) circa la possibililità che il greggio possa raggiungere nel breve termine quotazioni allucinanti come ad esempio 200 dollari al barile. 

La domanda che ci poniamo in questo articolo è la seguente: è davvero possibile che il prezzo del petrolio possa salire fino a 200 dollari al barile? Che possibilità ci sono che questo scenario possa concretizzarsi? Prima di rispondere a queste domande, ricordiamo che per investire sul petrolio non è ovviamente necessario comprare barili fisici.

Il modo più semplice per operare è attraverso i Contratti per Differenza. I CFD sono strumenti derivati che riflettono l’andamento del valore del greggio. Con i CFD si può investire sia al rialzo (long) che al ribasso (short). In entrambi i casi, comunque, è consigliabile fare prima pratica con un conto demo gratuito come quello offerto da eToro

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Prezzo petrolio a 200 dollari al barile: le previsioni 

Secondo Goldman Sachs il prezzo del petrolio potrebbe salire nel breve termine fino a 175 dollari al barile. Dietro ad un rally verso un simile target ci sono fattori di esclusivo dominio macro che, però, trovano supporto anche nell’analisi tecnica. In caso di accelerazione del prezzo del greggio, infatti, un primo target potrebbero essere i 133,97 dollari al barile. La rottura di questo livello avrebbe come conseguenza una ulteriore accelerazione con un rialzo che si potrebbe spingere fino a 174 dollari al barile, praticamente l’obiettovo messo nero su bianco da Goldman Sachs nelle sua previsioni sulla quotazione del petrolio.

Il rally, però, potrebbe non finire neppure con il raggiungimento del target indicato da GS. Infatti se la tensione tra Russia ed Occidente dovesse restare molto alta (con conseguente incremento delle ostilità sul campo) non è da escludere un allungo anche fino a 214 dollari. Certamente soprattutto il terzo target sembra essere alquanto fantasioso ma non è comunque da escludere alla luce della situazione in atto. Un eventuale embargo contro il petrolio russo (fortemente voluto dagli Stati Uniti ma non avvallato dall’Europa visto che l’UE dipende dalla Russia per molte fonti energetiche) avrebbe come effetto un rally devatante dei prezzi. 

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