Tra i titoli che potrebbero essere protagonisti della seduta di metà settimana di Wall Street c’è Nike. Protagonisti purtroppo in negativo come sembrerebbe intuirsi dall’andamento fortemente ribassista della quotata nel pre-market. In vista dell’apertura delle contrattazioni sulla borsa Usa, Nike segna un ribasso di oltre il 5 per cento. Il trend negativo era già emerso al termine della sessione di Wall Street di ieri. Nell’after-hours, infatti, le azioni Nike erano arrivate a perdere oltre 6 punti percentuali. Due indizi sono molto di più di una prova e da qui le prospettive fortemente bearish in vista dell’opening bell di oggi.
Ma perchè le azioni Nike stanno performando così male e perchè tutto lascia intendere che la seduta di oggi possa essere addirittura peggiore? Il punto è che il management di Nike, a seguito di una trimestrale particolarmente deludente, ha deciso di ritirare la sua guidance. Se a ciò si aggiunge il fatto che i vertici hanno anche deciso di rinviare a data da destinarsi l’Investor Day (in origine previsto per novembre), si può intuire quanto grande possa essere stata la delusione dei trader (e da qui, appunto, le vendite sul titolo).
Prima di analizzare i dettagli della decisione di Nike, ricordiamo che in situazioni simili, in realtà, le occasioni di trading addirittura aumentano. Certo sale anche il livello di rischio rispetto a contesti più tranquilli, tuttavia ricorrendo a strumenti derivati come i CFD è possibile speculare al rialzo e al ribasso senza il possesso del sottostante.
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Cosa sta succedendo alle azioni Nike: le ragioni del crollo
La corsa a vendere azioni Nike è scattata non appena la quotata ha pubblicato i conti del trimestre che si è chiuso il 31 agosto. Nell’ambito di questa comunicazione, il management ha informato il mercato circa il ritiro della guidance prevista per l’intero anno in corso. Ma vediamo i numeri.
Nike ha chiuso il trimestre con vendite pari 11,59 miliardi di dollari, in ribasso del 10 per cento rispetto ai 12,94 miliardi di dollari messi a segno nello stesso periodo dell’anno precedente. Questa è ovviamente una notizia che non può far piacere al mercato, ancora meno piacere fa il mancato raggiungimento degli obiettivi fissati dal consensus degli analisti (11,65 miliardi di dollari era il dato atteso).
Scorporando la voce dei ricavi, il fatturato trimestrale della Nike Direct ha segnato un ribasso del 13 per cento annuo a quota 4,7 miliardi di dollari; quello relativo all’ingrosso ha perso l’8 per cento scendendo a 6,4 miliardi di dollari e quello relativo al brand Converse ha segnato una contrazione del15 per cento fermandosi a 501 milioni di dollari.
All’andamento negativo delle vendite (praticamente in tutte le divisioni) è corrisposto quello altrettanto negativo dell’utile netto che in un anno è sceso a 1,051 miliardi di dollari dagli 1,45 miliardi di dollari di anno fa (in questo caso la contrazione è stata del 28 per cento). Male anche l’EPS che si è fermato a 0,7 dollari contro gli 0,95 dollari di un anno fa. A parziale consolazione di questo calo, il fatto che il dato sia stato comunque meno peggiore rispetto a quello prospettato dagli analisti che si attendevano un EPS di 0,52 dollari.
Scendendo nel conto economico, la liquidità in pancia alla società (+ investimenti a breve termine), al termine del periodo di riferimento, risultava pari 10,3 miliardi di dollari, in rialzo anno su anno.
Ritirata la guidance annuale di Nike
Dai conti trimestrali in ribasso (e, in alcuni casi, inferiori alle stime), il ritiro della guidance sull’intero esercizio è stata un passo inevitabile. La società ha reso noto l’abbandono della precedente guidance annuale e il passaggio ad una guidance trimestrale. Ora la guidance precedente prevedeva un calo del 10 per cento delle vendite, mentre quella nuova (riguardante il nuovo trimestre) prevede ricavi in ribasso tra l’8 e il 10 per cento e un MOL in flessione dell’1,5 per cento. Il punto è che le precedenti previsioni erano molto meno negative visto che gli analisti puntavano su un calo del fatturato del 6,9 per cento e ora c’è invece il rischio estremo di un rosso a doppia cifra.
Il cambio della periodicità della guidance unito alle indicazioni oggettivamente negative sul trimestre in corso, hanno reso molto scettici gli investitori.
Come però anticipavamo in precedenza c’è anche dell’altro. L’Investor Day di Nike (evento organizzato per incontrare e aggiornare i propri azionisti, i potenziali investitori, gli analisti finanziari e altri stakeholder chiave), all’inizio previsto per novembre è stato posticipato a data da destinarsi. Anche questo è un segnale negativo visto che l’obiettivo principale degli Investor Day in generale è quello rafforzare la fiducia degli investitori, aumentare la trasparenza e migliorare la comprensione dell’azienda da parte del mercato finanziario. Se l’evento programmato viene rinviato, il messaggio che arriva ai trader positivo non è.
Cosa fare con le azioni Nike: vendere o comprare?
Come si può vedere dal grafico in alto, le azioni Nike nell’ultimo mese sono rimaste quasi ferme. Note dolenti della performance da inizio anno (-21 per cento) e da quella anno su anno (-22 per cento). Il segnale non è positivo, tuttavia proprio oggi gli analisti di Guggenheim hanno confermato il rating buy pur tagliando il target price dal precedente 115 dollari a 110 dollari.
Per gli esperti l’attuale prezzo delle azioni Nike si inserisce in uno scenario di rischio/rendimento molto interessante per gli investitori. Vero è che il prezzo obiettivo è stato tagliato, tuttavia la posizione di Guggenheim sul titolo rimane rialzista a dimostrazione della fiducia nella forza duratura del marchio.
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