Petrolio verso il picco della domanda: e poi? Come investire rapidamente

Torniamo ad occuparti di petrolio ma questa volta non dal lato “prezzi” ma per segnalare ai lettori una notizia di questi giorni che è un pò passata in sordina. Secondo un recente rapporto dell’Agenzia internazionale dell’energia il picco della domanda di petrolio potrebbe essere presto raggiunto. Ora siamo perfettamente consapevoli che di questo scenario si parla da anni, tuttavia, in questo caso, a differenza delle altre occasioni, c’è anche l’indicazione di una data in ballo: si tratta del 2028. Cosa succederà dopo questo anno?

Secondo l’AIE il petrolio non sarà più la materia prima più importante legata all’energia. Insomma il 2028 come anno di una vera e propria rivoluzione che inciderà sul corso della storia. Ma andiamo con ordine.

Cosa succederà alla domanda di petrolio nel 2028 secondo l’AIE

La domanda di petrolio è influenzata da numerosi fattori, come lo sviluppo tecnologico, le politiche energetiche, la crescita economica globale e le preferenze dei consumatori. Secondo il report dell’AIE, già a partire dai prossimi anni la domanda globale di greggio inizierà un raffreddamento fino a fermarsi. Secondo gli analisti sono i prezzi elevati e le preoccupazioni per la sicurezza dell’approvvigionamento a spianare la strada verso il passaggio a tecnologie energetiche più pulite del greggio.

Venendo ai numeri, stando alle stime dell’AIE, la crescita annuale del consumo di petrolio passerà dai 2,4 milioni di barili al giorno di quest’anno agli appena 400.000 barili al giorno nel 2028. Per quell’anno, quindi, il greggio non sarà più il sovrano delle materie prime. Una svolta epocale. Praticamente visto che dal 2023 al 2028 mancano appena 4 anni e mezzo, si può affermare che la rivoluzione non è in vista, ma è già in corso.

Secondo l’AIE ci sono tutta una serie di ragioni, già perfettamente visibili (quindi non ipotesi) che spingono verso un utilizzo crescente delle fonti non fossili. Gli alti prezzi e l’invasione russa dell’Ucraina hanno quindi creato un punto di non ritorno per la domanda di greggio.

E proprio perchè la rivoluzione è già in corso, l’AIE invita a notare che i consumi nel 2024 cresceranno della metà del tasso visto nei due anni precedenti. Del resto è palese che da tempo le nazioni maggiormente consumatrici di greggio sono impegnate in un sempre più rapido allontanamento dai combustibili fossili con l’obiettivo di riuscire a contenere le emissioni di gas serra e a scongiurare cambiamenti climatici catastrofici. 

Cosa succederà alla benzina?

Parliamo di petrolio e quindi il pensiero va alla benzina. Cosa succederà al carburante? Secondo l’AIE già dal 2023 la benzina andrà i declino mentre per il petrolio come carburante per trasporti è previsto un calo a partire dal 2026. Viceversa dovrebbe restare una domanda discreta sui prodotti petrolchimici che fungono da carburante per l’aviazione. Ad ogni modo, per l’AIE la domanda per i combustibili fossili dovrebbe raggiungere un picco assoluto di 81,6 milioni di barili al giorno nel 2028.

Secondo Fatih Birol, direttore esecutivo dell’AIE, il “passaggio a un’economia basata sull’energia pulita sta accelerando, con un picco della domanda globale di petrolio in vista prima della fine di questo decennio, con l’avanzamento dei veicoli elettrici, dell’efficienza energetica e di altre tecnologie“. In questo contesto, ha quindi aggiunto l’esperto, diventa fondamentale che i produttori di petrolio facciano molta attenzione al ritmo crescente del cambiamento in modo tale da calibrare le loro decisioni di investimento al fine di garantire una transizione ordinata verso un nuovo corso in cui il greggio non è più centrale.

Le previsioni AIE sono affidabili?

Prendendo per buone le previsioni dell’AIE, alla fine dell’era del petrolio mancherebbero solo 4 anni e mezzo. Non solo ma già quest’anno sono attese le prime grandi trasformazioni (pensiamo a quanto detto a proposito della benzina e dei carburanti più in generale). Insomma sta già cambiando tutto. E’ davvero possibile?

Gli analisti pensano di no. Secondo Bloomberg le previsioni dell’AIE anche in passato non è che hanno brillato poi tanto. L’agenzia è infatti la stessa che nel corso degli ultimi 10 anni ha più volte lanciato alert su una incombente crisi dell’offerta che però non si è mai materializzata. E che dire di quando l’AIE parò di un imminente collasso della produzione russa a causa dell’invasione dell’Ucraina che poi non si è mai verificato?

A prescindere da queste obiezioni, va evidenziato che da sempre l’OPEC si è opposta alle indicazioni dell’AIE sull’iter da seguire per la riduzione a livello globale del consumo di greggio. L’organizzazione dei paesi produttori ha sempre affermato che sono necessari investimenti sulla rete di infrastrutture per cercare di scongiurare possibili rischi di picco dei prezzi del greggio e al tempo stesso per garantire l’accesso semplificato all’energia anche ai paesi in via di sviluppo.

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