Primo piano di Donald Trump vicino alla bandiera della Svizzera
Donald Trump (immagine generata dai IA) - BorsaInside.com

La Svizzera si prepara ad affrontare un momento delicatissimo nei rapporti con gli Stati Uniti, dopo che l’ex presidente Donald Trump ha annunciato l’intenzione di imporre dazi commerciali senza precedenti. L’annuncio ha generato forte preoccupazione tra le imprese elvetiche, con le associazioni di categoria che parlano apertamente di decine di migliaia di posti di lavoro a rischio. Il governo svizzero non ha perso tempo e ha convocato una riunione straordinaria per decidere come reagire prima del 7 agosto, data fissata per l’entrata in vigore delle nuove tariffe.

Il ministro dell’Economia Guy Parmelin ha assicurato, in un’intervista alla TV pubblica RTS, che Berna farà tutto il possibile per evitare una crisi commerciale con Washington, mostrando “buona volontà” e apertura al dialogo.

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Quali contromosse sta valutando la Svizzera?

Secondo quanto riportato dalla stampa economica internazionale, il deficit commerciale degli Stati Uniti con la Svizzera ha raggiunto i 48 miliardi di dollari nel 2024, un dato che ha alimentato l’irritazione dell’ex presidente americano. In questo contesto, il governo svizzero sta valutando alcune mosse strategiche per rientrare nelle grazie dell’amministrazione USA:

  • Incremento dell’importazione di gas naturale liquefatto (GNL) dagli Stati Uniti, seguendo l’esempio dell’Unione Europea
  • Incentivi per nuovi investimenti diretti in territorio americano da parte delle aziende svizzere
  • Dialogo diplomatico diretto, con la possibilità di una visita a Washington da parte dello stesso Parmelin e della presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter

Gli Stati Uniti rappresentano il principale sbocco commerciale per l’export svizzero, soprattutto per settori chiave come farmaceutica, orologeria e meccanica di precisione.

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Dazi e recessione: uno scenario pericoloso per la Svizzera

Le ripercussioni economiche di eventuali dazi potrebbero essere devastanti. Secondo Hans Gersbach, economista presso l’Università di Zurigo, tariffe al 39% sui prodotti svizzeri porterebbero a un calo del PIL tra lo 0,3% e lo 0,6%. Se le misure dovessero estendersi anche ai prodotti farmaceutici (al momento esclusi), la contrazione potrebbe superare l’1%, innescando una recessione tecnica.

Un tale shock potrebbe inoltre spingere la Banca Nazionale Svizzera a tagliare nuovamente i tassi d’interesse, portandoli in territorio negativo già a settembre, secondo una recente analisi di Nomura.

Una crisi da evitare a tutti i costi

Con la sua economia fortemente orientata all’export e un legame storico con il mercato statunitense, la Svizzera non può permettersi un’escalation commerciale con Washington. Le prossime settimane saranno cruciali: il governo elvetico dovrà giocare con abilità le sue carte per evitare un conflitto tariffario che rischierebbe di minare la stabilità economica del Paese.

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