Meglio investire in BOT o i BTP? Ecco le differenze principali

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Negli ultimi tempi la popolarità dei BTP i dei BOT è aumentata tantissimo. Complice l’aumento dei tassi da parte della BCE, si è assistito ad un rialzo dei rendimenti dei titoli di stato italiani. Grazie al netto aumento dei guadagni da rendita (a fronte di rischi praticamente nulli visti che entrambe le tipologie di bond sono emesse dallo Stato Italiano), oggi i BTP e i BOT sono presenti anche nei portafogli di molti investitori che fino a pochi anni fa neppure guardavano la carta italiana.

E del resto perchè avrebbero dovuto farlo visto che i rendimenti dei BTP erano molto contenuti e quelli dei BOT, spesso, erano nulli o addirittura sotto lo zero?

In questo contesto di riscoperta dei BTP e dei BOT, può capire che anche investitori con una certa esperienza confondano le due tipologie di titolo ritenendo che, ad esempio, è solo la lunghezza a cambiare. Ora è vero che i BOT al massimo hanno una durata di 12 mesi mentre i BTP partono da 3 anni e arrivano anche fino a 30,40 e oltre, tuttavia è proprio il meccanismo di funzionamento dei due strumenti che varia. La differenza, quindi, non solo nella durata.

E allora quali sono le più importanti differenze tra i BTP e i BOT? Lo scoprirete proseguendo con la lettura del nostro post.

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BTP o BOT: ecco quali sono le differenze

Contrariamente a quello che si può pensare, le differenze tra i Buoni Ordinari del Tesoro e i Buoni Poliennali del Tesoro sono tantissime mentre i punti in comune riguardano la procedura di acquisto e il livello di rischio (minimo in entrambi i casi).

Oltre alla “scadenza” che abbiamo già citato, ci sono almeno altre 4 differenze strutturali tra BTP e BOT:

  • La periodicità degli interessi: i BTP hanno una cedola fissa che viene pagata annualmente o semestralmente mentre i BOT non pagano interessi periodici, ma vengono emessi a sconto rispetto al loro valore nominale e offrono un rendimento alla scadenza. I Buoni Ordinari del Tesoro sono titoli zero coupon, il cui rendimento dipende dalla differenza tra prezzo di vendita e prezzo di acquisto
  • La liquidità: i BOT hanno una maggiore liquidità rispetto ai BTP, poiché hanno una scadenza più breve e sono emessi con frequenza più regolare. Questo significa che i BOT possono essere negoziati più facilmente sul mercato.
  • La finalità dell’emissione: i BTP sono utilizzati principalmente per finanziare il debito pubblico italiano a lungo termine e vengono spesso acquistati da investitori istituzionali o privati a lungo termine. I BOT, invece, sono comunemente utilizzati per soddisfare le esigenze di liquidità a breve termine dello Stato italiano e molto spesso sono comprati da semplici risparmiatori interessati a tenere i risparmio al sicuro ottenendo in cambio un piccolo rendimento.
  • Livello di rischio e potenziale di rendimento: i BTP sono generalmente considerati più rischiosi dei BOT, in quanto hanno una scadenza più lunga e sono soggetti a maggiori fluttuazioni dei tassi di interesse. Tuttavia, i BTP offrono anche rendimenti potenzialmente più elevati rispetto ai BOT.

Come già anticipato in precedenza, tra BTP e BOT non c’è alcuna differenza per quello che riguarda le modalità di negoziazione. Entrambe le tipologie di titoli si possono comprare in asta (quindi dallo Stato) oppure sul mercato secondario (MOT di Borsa Italiana). In entrambi i casi è necessario rivolgersi agli intermediari autorizzati, come banche o imprese registrate presso la Banca d’Italia. I BTP, inoltre, si possono comprare anche con Fineco, la banca italiana che offre anche tantissimi altri vantaggi.

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Cedola BOT e BTP: le differenze

Sia nel caso dei BOT che nel caso dei BTP la cedola è l’interesse periodico che viene pagato agli investitori che detengono questi titoli. Tuttavia, le modalità di calcolo e di pagamento della cedola variano tra i due strumenti.

Nel caso dei BTP si può avere:

  • Cedola fissa: stabilita al momento dell’emissione resta costante per l’intera durata del titolo. Ad esempio, un BTP potrebbe avere una cedola annua del 3%, il che significa che l’investitore riceverà il 3% del valore nominale del titolo come interesse ogni anno.
  • Cedola variabile: negli ultimi anni, sono state introdotte anche nuove emissioni di BTP con cedole variabili riservate solo agli investitori retail. In questo caso, l’interesse pagato è legato a un tasso di riferimento come ad esempio l’inflazione nel BTP Italia

Nel caso dei BOT, invece va tenuto conto che essi non pagano interessi periodici come i BTP. Come già detto è differenza tra il prezzo di acquisto e il valore nominale a appresentare il rendimento per l’investitore. Ad esempio, se un BOT ha un valore nominale di 1.000 euro e viene acquistato a un prezzo di 950 euro, l’investitore riceverà 1.000 euro alla scadenza, ottenendo così un rendimento di 50 euro.

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