Prezzo Ethereum dopo il Merge, volatilità altissima, oltre 127 milioni di dollari di liquidazioni

Il Merge si è svolto come da programma, ma nonostante tutto sia andato ‘liscio come l’olio’ il prezzo di Ethereum (ETH) in seguito alla conclusione del passaggio dalla PoW alla PoS si è dimostrato estremamente volatile.

Nelle scorse ore infatti abbiamo avuto un improvviso crollo del prezzo di ETH, questo però sembra essere dipeso non dal Merge in sé, bensì dalle dichiarazioni del presidente della SEC, Gary Gensler, che ha suggerito che le crypto basate su proof of stake potrebbero essere considerate titoli.

Prezzo di Ethereum in calo dopo il Merge, ecco perché

Il Merge di Ethereum insomma è andato secondo i piani, ma il mercato delle crypto resta ribassista e il prezzo di ETH in particolare registra un calo del -8% nelle ultime 24 ore.

Stando ai dati di CoinMarketCap, ETH viene scambiato al momento della stesura di questo post intorno ai 1.460 dollari, il che indica un calo di oltre il -8% nelle ultime ore. Anche su base settimanale Ethereum sta perdendo terreno, infatti il prezzo è diminuito del -14% in sette giorni, passando dai 1.740 dollari circa ai 1.448 dollari di stamattina.

In calo per Ethereum anche i volumi di scambio giornalieri, che registrano infatti un -19,11% nelle ultime 24 ore, per un totale di 20 miliardi di euro in meno.

Ethereum si è così ritrovato nel bel mezzo di un mercato ribassista che ha anche portato a oltre 127,4 milioni di dollari di liquidazioni stando ai dati di Coinglass. Oltre l’80% di queste liquidazioni, per un totale di circa 103 milioni di dollari, erano posizioni long di trader nel mercato crypto.

Le criptovalute su Proof of Stake saranno considerate titoli?

Ma come si spiega questo improvviso calo di prezzo di Ethereum (ETH) nonostante l’evento del Merge si sia svolto senza alcun problema? Le cause vanno ricercate in realtà su diversi fronti.

Il fattore che ha inciso di più sull’attuale trend ribassista del prezzo di Ethereum potrebbe tuttavia essere individuato, come accennato, nella recente dichiarazione del presidente della SEC, Gary Gensler, secondo il quale le criptovalute con meccanismo di consenso su proof of stake (come ora anche ETH) potrebbero essere considerate titoli dal punto di vista fiscale.

Proviamo a fare il punto della situazione. Con il completamento del tanto atteso Merge, Ethereum (ETH) passa dal meccanismo di consenso su Proof of Work (PoW) al meccanismo di consenso su Proof of Stake (PoS), che è in sostanza quello su cui si basa ad esempio Bitcoin.

Il meccanismo PoW ha la caratteristica di essere incompatibile con gli obiettivi di risparmio energetico per via dei costi del processo di mining, invece con il nuovo meccanismo di consenso Ethereum è in grado di offrire rendimenti ai depositanti in un processo comunemente noto come ‘staking’ appunto, ad impatto ambientale praticamente zero.

Il problema però è sorto nel momento in cui Gensler ha affermato che gli asset nativi delle blockchain proof-of-stake potrebbero superare il test Howey, che si utilizza per stabilire se un asset si qualifica come contratto di investimento e quindi rientra nelle leggi di sicurezza federali.

Non si tratta però dell’unico fattore che ha determinato questo calo di prezzo di Ethereum che, invece, si colloca nel bel mezzo di un’azione complessivamente ribassista che coinvolge l’intero mercato, e che sembra essere stata innescata dal rilascio di recenti dati sull’IPC (Indice dei Prezzi al Consumo). Questo offre una misura del fenomeno inflazionistico attuale che si dimostra essere più preoccupante di quanto si credesse.

Nel corso dell’ultima settimana infatti abbiamo visto Bitcoin, prima criptovaluta per capitalizzazione di mercato, scendere del -4,6% nel confronto a sette giorni, e attualmente si trova ad essere scambiata al di sotto della soglia psicologica dei 20k dollari.

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