Titoli tech in bolla speculativa ma… quando scoppierà?

Secondo quanto afferma una dichiarazione di Jonathan Bell, chief investment officer di Stanhope Capital alla Cnbc, i titoli tecnologici sono inequivocabilmente in bolla speculativa, ma questo non vuol dire che lo scoppio si verificherà nel breve termine.

Bell ha poi indicato che ci sono state tante buone ragioni per gli investitori nel partecipare a società come Alphabet, Amazon, Apple, Microsoft e Facebook, indicando la loro performance combinata sulla scia della pandemia come qualcosa di straordinario.

Tuttavia, Bell ha avvertito che questa esuberanza potrebbe non durare ancora a lungo. Le azioni di Amazon sono salite del 78% quest’anno, e sono in testa alle cosiddette azioniFAANG“. Le azioni di Apple e Netflix sono salite alle stelle rispettivamente del 65% e del 59%, mentre le azioni di Facebook e Alphabet sono salite rispettivamente del 38% e del 19%.

Bell ha sottolineato che i cosiddetti “big five” dei titoli tecnologici rappresentano già circa il 20% del mercato azionario statunitense, e visto quanto è grande il mercato statunitense a livello globale, i giganti tecnologici ammontano al 12% del MSCI World Index. Lasciando così intendere quanto il mercato sia essenzialmente dipendente da pochi operatori.

Nel discutere se la bolla tecnologica da lui descritta potesse o meno scoppiare nel prossimo futuro, Bell ha fatto un confronto con i commenti fatti dall’ex presidente della Federal Reserve Alan Greenspan nel 1996. Greenspan, in un’osservazione ormai iconica, avvertiva all’epoca che c’erano segni di “esuberanza irrazionale” nei mercati finanziari.

Le azioni hanno continuato a crescere per qualche tempo dopo il discorso di Greenspan, ma la linea è spesso citata come un colpo di avvertimento per il comparto di dot-com che sarebbe poi scoppiato verso la fine di quel decennio.

Bell ha dunque precisato che anche oggi il settore tecnologico è in una bolla speculativa, per poi chiarire che in realtà questo non significa che si sgonfierà ora.

Insomma, per l’analista ci sarebbero ancora molte buone ragioni per possedere questi titoli, ma sarebbe opportuno iniziare a pensare a una riduzione delle partecipazioni in tali aziende.

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