Taglio dell’Irpef, per il 2022 costa meno del previsto. I soldi che avanzano potrebbero coprire il caro bollette

L’idea sarebbe quella di destinare una parte delle risorse che ‘avanzano’ dal taglio dell’Irpef a coprire il caro bollette che rischia di salassare i contribuenti italiani e di compromettere la ripresa per via degli effetti negativi sui consumi.

Rispetto a quanto preventivato inizialmente infatti il taglio dell’Irpef, così come dovrebbe essere strutturato stando alle ultime notizie, potrebbe costare molto meno. Pare infatti, secondo quanto riportato ieri dall’Ansa Economia, che per il primo anno il taglio dell’Irpef costerà a regime meno di 7 miliardi di euro.

Questo sarebbe uno dei temi più caldi sui cui il Ministero dell’Economia e delle Finanze deve operare alcune scelte proprio nelle prossime ore, e da parte delle forze politiche che sostengono l’attuale variegata maggioranza giungono richieste e pressioni altrettanto variegate.

In particolare, dal momento in cui è emerso che il taglio dell’Irpef potrebbe avere dei costi più contenuti di quel che si pensava inizialmente, la Lega in primis, ma anche il Partito Democratico, hanno iniziato a pressare per ottenere che con le risorse che ‘avanzano’ si operi un taglio delle bollette di gas e luce che continuano a subire preoccupanti rincari.

Il taglio dell’Irpef costerà meno di 7 miliardi per il 2022

Stando ai primi calcoli il taglio dell’Irpef programmato nell’ambito della riforma fiscale contenuta nella nuova manovra economica dovrebbe costare intorno ai 7 miliardi, con un risparmio per il solo 2022 che dovrebbe essere quindi di circa 1 miliardo di euro.

Le stime però non sono da prendere per oro colato, sono tuttora in corso e non si può certo escludere che le cifre alla fine subiscano ulteriori variazioni. Inoltre una parte dei fondi dovrebbe andare a coprire il taglio dell’Irap, per il quale mancherebbero al momento circa 300 milioni.

Marattin annuncia l’ipotesi sistema a tre aliquote

Finora si era parlato del passaggio dall’attuale sistema a cinque scaglioni a quello a quattro, ma a quanto pare esiste un’altra opzione che non è stata accantonata, ed è quella di un sistema a tre aliquote soltanto.

Ne ha parlato il presidente della Commissione Finanze della Camera, Luigi Marattin, il giorno dopo che il tavolo di maggioranza convocato al ministero del Tesoro ha definito la struttura su cui dovrebbe basarsi il taglio dell’Irpef.

Nella giornata di mercoledì 1 dicembre dovrebbero essere avviati i lavori sulla delega fiscale in commissione, ed è proprio in quell’occasione che l’ipotesi del sistema a tre aliquote verrà messa sul tavolo.

Ma è davvero possibile che dalle cinque aliquote Irpef attualmente esistenti, si passi ad un sistema non a quattro aliquote come era trapelato fino ad ora, bensì ad un sistema addirittura a tre aliquote? La sottosegretaria di Stato ai Rapporti con il Parlamento, Deborah Bergamini, sembra essere abbastanza possibilista.

Certo un ruolo importante dovrebbe, almeno in teoria, ricoprirlo il Parlamento, ed è la stessa Bergamini a ricordare che “ulteriori modifiche saranno apportate in Parlamento, dove grazie al prezioso contributo di tutte le forze politiche, si approverà una riforma tanto attesa dai cittadini italiani”.

Il tema delle cartelle fiscali

Al Senato è iniziato il vito in Commissione agli emendamenti del DL Fisco e il testo è atteso in aula per la giornata di martedì 30 novembre. Il governo sta proponendo la proroga delle cartelle fino al 9 dicembre, e la sottosegretaria all’Economia, Maria Cecilia Guerra, ha fatto sapere che le proroghe potrebbero far slittare la scadenza anche oltre. 

Se i gruppi parlamentari presenteranno ordini del giorno volti a prolungare la scadenza delle cartelle anche oltre la data del 9 dicembre “il tema verrà preso in seria considerazione” ha assicurato la Guerra.

Marattin: importante “riunire la normativa fiscale in codici semplici e chiari”

Il presidente della Commissione Finanze alla Camera, interpellato sulla questione della delega fiscale e nello specifico sulle tempistiche, ha spiegato che “mercoledì la delega fiscale, il secondo tempo della riforma fiscale, inizia il suo percorso in commissione Finanze alla Camera”.

“Quella sarà la sede in cui valutare i passi successivi su Irpef – sistema a tre aliquote – e Irap – superamento per tutti, non solo per le persone fisiche – nonché gli altri aspetti decisivi” ha spiegato Marattin, che tra questi ultimi annovera “la tassazione d’impresa, la riforma delle spese fiscali, la riforma delle modalità di versamento delle imposte da parte degli autonomi e il riordino dell’Iva”.

Ma tra i temi di discussione centrali nel contesto della riforma fiscale per Marattin ci sono altri “aspetti decisivi” e tra questi l’aspetto della semplificazione. Bisogna “riunire la normativa fiscale in codici semplici e chiari, la tassazione d’impresa, l’avvicinamento tra bilancio civilistico e quello fiscale”.

Il deputato di Italia Viva ha quindi assicurato: “lo faremo, con il metodo che da un anno stiamo seguendo, e che in tutta evidenza sta dando risultati: un approccio cooperativo e di merito, in cui tutti possano riconoscersi. Siamo partiti un anno fa circondati dallo scetticismo, ora ci stiamo un po’ ‘facendo la bocca’ a fare una riforma fiscale complessiva che renda il nostro sistema un po’ più semplice e un po’ più leggero”.

Il dibattito atteso per la prossima settimana

All’inizio della prossima settimana l’accordo politico che è stato raggiunto al ministero del Tesoro nella giornata di giovedì dovrà essere confermato dai partiti che compongono la maggioranza di governo.

È questo il prossimo step nell’iter per il varo della riforma fiscale del governo di Mario Draghi, i cui aspetti principali sono la riduzione del numero degli scaglioni Irpef che potrebbero passare non a 4 bensì a soli 3 scaglioni.

Ad essere favoriti saranno soprattutto i lavoratori appartenenti al ceto medio, e ci sarà anche qualche novità sotto l’aspetto della semplificazione in quanto le aziende individuali ed i lavoratori autonomi non dovranno più compilare il quadrante Irap. Per loro infatti e per le start up la tassa viene di fatto abolita.

Questi due interventi avranno un costo complessivo di 8 miliardi di euro, 7 miliardi per il primo e 1 miliardo per il secondo, il che significa che le risorse stanziate dovrebbero essere sufficienti.

Non si sono mostrate particolarmente soddisfatte delle novità che dovrebbero essere introdotte con la riforma fiscale le parti sociali. Infatti se da una parte abbiamo i partiti che sostengono la maggioranza che salvo qualche richiesta approvano in blocco le scelte del governo in campo fiscale, dall’altra abbiamo Confindustria che parla di “scelte senza visione sul futuro”.

Intanto la Cgil attende di essere convocata dall’esecutivo per aprire un tavolo di dibattito e dalla Uil ricordano che intervenire sulle aliquote non è d’aiuto ai lavoratori.

L’unico partito fuori dal governo, Fratelli d’Italia, si espone criticando le scelte dell’esecutivo che porterebbero ad un aumento dell’Irpef per chi ha un reddito superiore a 50 mila euro lorde.

La replica arriva dall’alleato della Lega, Matteo Salvini, che a Giorgia Meloni risponde: “voglio tranquillizzare l’amica Giorgia Meloni: la riforma dell’Irpef non porterà nessuno a pagare più Irpef, rispetto a quest’anno c’è un calo medio del 3,8% con punte del 7% di risparmio per la fascia di 40-45 mila euro, perché aumentano le detrazioni anche per i lavoratori autonomi”.

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