Col decreto Lavoro i lavoratori precari sono destinati ad aumentare? Ecco cosa si rischia e perché

Il 1° maggio il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto Lavoro, contenente diverse novità che andranno a impattare sul mondo del lavoro in Italia. Mentre nelle piazze italiane si è svolta la celebrazione della Festa dei lavoratori, l’esecutivo era alle prese con l’approvazione del decreto, che ha suscitato critiche da sindacati, opposizione e lavoratori stessi.

Il taglio del cuneo fiscale e le nuove misure per il Reddito di cittadinanza sono solo alcune delle novità contenute nel decreto. Tuttavia, una delle maggiori preoccupazioni riguarda l’aumento della precarietà nel nostro Paese.

Le nuove misure riguardanti i contratti a termine

Il decreto Lavoro 2023 allenta le restrizioni imposte dal decreto Dignità per i contratti a termine o a tempo determinato. In particolare, il provvedimento prevede una maggiore flessibilità per questa tipologia contrattuale.

Il decreto Dignità imponeva che per la proroga o il rinnovo di un contratto a tempo determinato oltre i 12 mesi, il datore di lavoro dovesse indicare la causale che giustificasse tale proroga. Il nuovo decreto Lavoro, invece, aggiunge nuove causali che permettono contratti di durata superiore ai 12 mesi, ma non ai 2 anni.

Tra le nuove causali vi sono i casi previsti dai contratti collettivi, la sostituzione di altri lavoratori e le esigenze tecniche, organizzative e produttive individuate dalle parti (lavoratore e datore di lavoro), se non individuate dai contratti collettivi.

I rischi per i lavoratori precari

Con la maggiore flessibilità per i contratti a termine, si rischia di lasciare il lavoratore, privo di rappresentanza sindacale, in balìa delle condizioni poste dall’azienda. Inoltre, la maggiore flessibilità potrebbe favorire l’aumento dei contratti a tempo determinato, con la conseguente precarizzazione del lavoro.

I sindacati e l’opposizione hanno criticato il nuovo decreto Lavoro, definendolo “decreto precarietà e povertà”, parole con cui la stessa segretaria dem, Elly Schlein, ha espresso il suo dissenso nei confronti del provvedimento.

L’innalzamento della soglia dei voucher col decreto Lavoro 2023

Il governo di Giorgia Meloni ha deciso di ripristinare i voucher, ma solo per alcuni settori: HO.RE.CA., agricoltura, cura della persona, lavoro domestico e discoteche. Tuttavia, l’utilizzo dei voucher non ha mai convinto del tutto, poiché alcuni li considerano strumenti che finiscono per sostenere e mascherare il lavoro nero anziché combatterlo.

Nonostante le perplessità, il governo Meloni ha deciso di innalzare anche la soglia massima annuale per le prestazioni di lavoro stagionale da 10.000 a 15.000 euro per le aziende che operano nei settori in cui c’è maggiore richiesta di lavoratori stagionali.

Le altre novità nel decreto Lavoro 2023

Il decreto Lavoro potrebbe essere gradito dalle aziende, ma meno dai lavoratori. La misura temporanea del taglio del cuneo fiscale, che farebbe arrivare ai lavoratori dipendenti tra i 50 e i 100 euro in più in busta paga, è stata criticata poiché non è strutturale.

Inoltre, l’abolizione del Reddito di cittadinanza è stata criticata perché garantiva un sostegno economico alle famiglie, sia quelle formate da “occupabili” che quelle che non lo sono. Le nuove misure sembrano andare nella direzione di un inserimento o reinserimento in un mondo del lavoro ancora ostile e precario anziché spingere i cittadini a trovare un impiego.

Ci sono quindi forti perplessità sulle misure adottate, in particolare sull’innalzamento della soglia dei voucher, considerati da alcuni come un sostegno al lavoro nero, e per il fatto che una misura come il taglio del cuneo fiscale non è altro che una novità temporanea.

Ma soprattutto le perplessità sono legate all’estensione fino a 2 anni dei contratti a tempo determinato, che inevitabilmente porterà ad una ulteriore precarizzazione di un mercato del lavoro già caratterizzato da un alto livello di incertezza e precarietà.

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