mani di anziano con monete su un palmo

La situazione economica in questo momento in Italia non è delle migliori per una serie di ragioni che vanno dagli effetti di lockdown e restrizioni in chiave anti Covid alla crisi energetica aggravatasi con l’imposizione delle sanzioni contro la Russia.

A farne le spese sono senz’altro le imprese, alcune delle quali maggiormente esposte agli effetti di questa crisi rispetto ad altre, ma anche le famiglie e più in generale i cittadini dal ceto medio-basso in giù.

I pensionati sono tra le categorie maggiormente esposte agli effetti dell’inflazione galoppante, con una drastica riduzione del potere d’acquisto del proprio assegno previdenziale. Proprio per contrastare gli effetti del fenomeno inflazionistico infatti il governo di Mario Draghi ha introdotto il bonus una tantum da 200 euro che verrà automaticamente riconosciuto a tutti i lavoratori dipendenti con contratto a tempo indeterminato e ai pensionati appunto, a patto che abbiano un reddito massimo di 35 mila euro.

Si tratta però di un solo accredito previsto per il mese di luglio, mentre a partire dal mese seguente l’importo della pensione o quello della busta paga torneranno ad essere quelli di prima.

Aumentano le pensioni ma solo a partire dal 2023

Il bonus da 200 euro permetterà a tutti i pensionati con reddito fino a 35 mila euro di incassare un maxi assegno nel mese di luglio, ma non possiamo certo parlare in questo caso di un aumento delle pensioni.

L’aumento degli importi riconosciuti ai pensionati italiani arriverà invece nel 2023, e si torna infatti a parlare di maxi aumento su diversi media nazionali, un aumento che, stando a quanto da essi riportato, dovrebbe interessare una platea di pensionati piuttosto estesa.

Siamo quindi ormai a ridosso della tanto attesa riforma delle pensioni? In realtà no, infatti l’aumento previsto per l’anno prossimo dipende da tutt’altri fattori legati appunto al fenomeno inflazionistico cui abbiamo accennato in apertura.

Aumento pensioni 2023, a chi spettano importi maggiorati

Il sistema pensionistico italiano è in attesa di importanti modifiche, ma per una riforma vera e propria delle pensioni ci sarà da aspettare ancora. L’aumento delle pensioni che ci sarà nel 2023, come accennato, è legato ad altri fattori e secondo quanto riportato da alcuni media potrebbe trattarsi addirittura di un maxi assegno previdenziale destinato ad alcune specifiche categorie di contribuenti.

L’aumento delle pensioni atteso per il 2023 non dipende infatti da decisioni politiche dell’attuale maggioranza di governo, ma sarebbe invece legato alla questione dell’inflazione, e quindi all’adeguamento del costo di vita.

Per tutti i trattamenti di tipo assistenziale o previdenziale, a partire dal primo mese dell’anno, quindi in questo caso a partire da gennaio 2023, l’Inps provvede a verificare la variazione dei prezzi di mercato, intervenendo di conseguenza con un adeguamento degli importi della pensione rispetto all’anno precedente.

I soggetti che beneficeranno di questi aumenti saranno quindi non solo coloro che percepiscono la pensione di vecchiaia, ma anche chi percepisce pensioni di invalidità civile oppure l’assegno sociale. Inoltre non saranno esclusi dall’aumento i beneficiari di trattamenti pensionistici con reddito alto, in quanto non viene fissata in questi casi nessuna soglia di reddito.

Aumento delle pensioni 2023: quali sono gli importi

Al momento non sappiamo di quanto aumenteranno esattamente le pensioni con l’arrivo del nuovo anno, ma possiamo affidarci ad acune stime e statistiche formulate e rese note dalla Banca Centrale Europea.

Ricordiamo a tal proposito che nel 2022 il tasso di rivalutazione derivante dal fenomeno dell’inflazione era di circa 1,8%, ma per il 2023 è evidente che dobbiamo aspettarci numeri nettamente più alti.

Le prime analisi che arrivano dall’Eurotower indicano per il momento un fenomeno inflazionistico che fino al mese di giugno 2022 si attesterebbe intorno al 6,8%. Ciò non potrebbe far altro che generare un aumento degli importi di tutti quei trattamenti di tipo assistenziale o previdenziale, come le pensioni appunto.

Ma di quanto potrebbero aumentare esattamente le pensioni se ipotizziamo un’inflazione intorno al 6,8%? Premesso che non vi sono certezze in merito, e precisato che si tratta di un calcolo approssimativo che serve solo a dare una idea dell’entità degli aumenti attesi, diciamo che un pensionato che percepisce un assegno mensile di 1.000 euro potrebbe ritrovarsi un aumento di 68 euro.

Apparentemente poca cosa rispetto al bonus da 200 euro atteso per il mese di luglio 2022, ma se consideriamo che questo aumento sarà su tutte le mensilità del 2023, la cifra inizia a diventare più interessante, arrivando a 816 euro in tutto spalmati su 12 mensilità.

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