
Il dollaro statunitense mostra un leggero recupero sui mercati valutari, stabilizzandosi dopo aver toccato i minimi delle ultime sette settimane. Gli investitori restano in attesa di dati chiave su occupazione e inflazione negli Stati Uniti, che potrebbero rafforzare le aspettative di un taglio dei tassi d’interesse da parte della Federal Reserve già nella prossima riunione.
Secondo gli ultimi dati, alle 08:15 italiane l’indice del dollaro è salito dello 0,1% a quota 97,447, rimbalzando dopo la recente fase di debolezza e segnando un ritorno di fiducia degli operatori sul biglietto verde.
Occupazione USA sotto osservazione: attese revisioni significative
La forza del dollaro rimane legata all’attesa dei nuovi dati sull’occupazione americana. Il rapporto sui nonfarm payrolls pubblicato venerdì scorso ha evidenziato un netto rallentamento nella creazione di posti di lavoro ad agosto, mentre il tasso di disoccupazione è salito ai livelli più alti degli ultimi quattro anni.
Le revisioni preliminari dei dati sul mercato del lavoro, attese nella giornata odierna, potrebbero rivedere al ribasso fino a 800.000 il numero di occupati tra aprile 2024 e marzo 2025. Un aggiornamento di questa portata aumenterebbe la pressione sulla Fed, che rischia di essere considerata in ritardo rispetto all’obiettivo di piena occupazione.
Gli analisti sottolineano che solo una revisione più profonda rispetto agli -818.000 registrati lo scorso anno potrebbe innescare un nuovo ciclo di tagli aggressivi ai tassi e accelerare l’indebolimento del dollaro.
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Inflazione USA: le attese prima della Fed
L’attenzione dei mercati è rivolta anche ai dati sull’indice dei prezzi al consumo (CPI) di agosto, che verranno pubblicati questa settimana. Secondo Bank of America, l’inflazione negli Stati Uniti dovrebbe rimanere “vischiosa”, con il CPI complessivo previsto in aumento dal 2,7% al 2,9%, segnando il livello più alto da luglio scorso, mentre il CPI core dovrebbe mantenersi stabile al 3,1%.
Queste proiezioni confermano le aspettative che la Federal Reserve possa procedere con un primo taglio dei tassi nella prossima riunione di politica monetaria, dopo mesi di pausa.
Euro in calo: pesa la crisi politica in Francia
Sul fronte europeo, l’euro scivola ulteriormente contro il dollaro. La coppia EUR/USD segna un calo dello 0,1% a 1,1750, appesantita dalle tensioni politiche in Francia.
Lunedì, il parlamento francese ha sfiduciato il governo bocciando il piano di contenimento del debito pubblico, aprendo una fase di instabilità politica che mette sotto pressione la seconda economia dell’eurozona.
Gli analisti evidenziano come l’incertezza sui futuri equilibri politici possa indebolire ulteriormente la moneta unica, in un contesto in cui la Banca Centrale Europea dovrebbe mantenere i tassi invariati nella riunione di giovedì.
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Sterlina sostenuta, yen e yuan in movimento
La sterlina britannica mantiene un tono positivo: GBP/USD sale dello 0,1% a 1,3560, beneficiando di un dollaro ancora fragile.
Più agitata la situazione per lo yen giapponese: la coppia USD/JPY perde lo 0,3% scendendo a 147,07, dopo le dimissioni a sorpresa del Primo Ministro Shigeru Ishiba, evento che aumenta l’incertezza politica in Giappone e potrebbe rallentare le future mosse restrittive della Bank of Japan.
Sul fronte cinese, lo yuan continua a rafforzarsi: USD/CNY scende dello 0,1% a 7,1270, toccando i massimi da novembre 2024. La People’s Bank of China ha fissato il punto medio più forte degli ultimi dieci mesi, segnale della volontà di Pechino di sostenere la valuta per bilanciare i rapporti commerciali con gli Stati Uniti. Un yuan più solido, infatti, rende le esportazioni USA più competitive sul mercato cinese.
Dollaro australiano ai massimi di sette settimane
Infine, l’AUD/USD avanza dello 0,3% a 0,6609, segnando il livello più alto delle ultime sette settimane. Tuttavia, un sondaggio privato evidenzia come il sentiment dei consumatori australiani resti debole a causa delle incertezze legate ai tassi d’interesse e alla crescita economica in rallentamento.
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