
Il dollaro statunitense continua a mostrare segnali di debolezza, appesantito dall’incertezza politica legata allo shutdown del governo USA e dalle crescenti aspettative di un nuovo intervento espansivo da parte della Federal Reserve. Per la quarta seduta consecutiva il biglietto verde ha chiuso in territorio negativo, spingendo gli investitori a rifugiarsi in valute alternative.
Pressioni sul dollaro per lo stallo politico e il lavoro in affanno
Lo stallo al Congresso, con il fallimento dell’ultimo disegno di legge di spesa repubblicano, ha paralizzato buona parte delle attività governative, alimentando i timori di una crisi politica destinata a protrarsi. Secondo i mercati di previsione, lo shutdown potrebbe durare da una a due settimane, ma resta elevata la possibilità che l’impasse si prolunghi oltre, mettendo sotto pressione l’economia americana.
Le difficoltà si riflettono anche sul fronte del lavoro: i dati ADP hanno evidenziato un calo di 32.000 posti nel settore privato a settembre, dopo la revisione negativa del mese precedente. Un segnale che rafforza le ipotesi di ulteriori tagli dei tassi da parte della Fed. I futures sui Fed Funds prezzano ormai quasi al 100% una riduzione di 25 punti base già entro la fine del mese, dopo quella già approvata a settembre.
Euro in rialzo, supportato dal contesto europeo
Sul fronte valutario l’euro si rafforza ulteriormente, con EUR/USD in crescita dello 0,2% a 1,1751. A sostenere la moneta unica ha contribuito anche la notizia, riportata dal Wall Street Journal, secondo cui Washington fornirà a Kiev supporto di intelligence per i missili a lungo raggio, un segnale politico che ha rafforzato la percezione di stabilità nell’area euro.
L’attenzione resta comunque rivolta ai dati macroeconomici: il tasso di disoccupazione dell’Eurozona è atteso stabile al 6,2%, mentre l’inflazione è risalita al 2,2% dal 2% precedente. Indicatori che rafforzano l’idea di una BCE prudente, con la banca centrale orientata a confermare la politica attuale senza ulteriori strette nell’immediato.
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Sterlina e yen approfittano della debolezza USA
Anche la sterlina britannica guadagna terreno: GBP/USD segna +0,1% a 1,3497, sostenuta più dal calo del dollaro che da fattori interni.
Diversa la situazione per lo yen giapponese: dopo quattro giornate di rialzo consecutive, USD/JPY si mantiene stabile a 147,01. Gli analisti ritengono che la valuta nipponica possa rafforzarsi ulteriormente come bene rifugio in caso di prolungamento dello shutdown statunitense.
Dollaro australiano e yuan cinese restano in equilibrio
Tra le altre divise, l’AUD/USD avanza dello 0,2% a 0,6625, nonostante i dati macro australiani abbiano mostrato una crescita molto contenuta della spesa delle famiglie ad agosto, con un calo evidente nel comparto dei beni.
Lo yuan cinese invece resta stabile a 7,1196 contro il dollaro, in un contesto di bassa liquidità legato alla Golden Week e con i mercati cinesi chiusi. In attesa dell’incontro tra Xi Jinping e il presidente americano previsto tra un mese, gli operatori restano cauti sul cambio.
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Prospettive: focus sulla Fed e sullo shutdown
La fase di debolezza del dollaro sembra destinata a proseguire, almeno finché non emergeranno segnali concreti di una soluzione allo stallo politico USA e non sarà più chiaro l’orientamento della Federal Reserve. La combinazione tra incertezza istituzionale e mercato del lavoro fragile apre la strada a nuove oscillazioni sui mercati valutari, con euro, sterlina e yen che al momento si confermano come principali beneficiari.
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