Da inizio anno la view degli analisti sulle azioni cinesi è rigorosamente bullish. La stragrande maggioranza degli esperti, infatti, da tempo suggerisce di comprare azioni cinesi. Nelle strategie di trading online, però, nulla è eterno e anche i titoli azionari cinesi lo stanno provando sulla loro pelle. Nei giorni scorsi, infatti, una delle banche in assoluto più bullish sulle azioni cinesi ha completamente cambiato prospettiva. Parliamo di JP Morgan che, senza usare mezze parole, ha esortato gli investitori non solo a non comprare più azioni cinesi ma addirittura a venderle. E’ tempo di cedere i titoli cinesi e andare lunghi sulle azioni di altre borse hanno affermato gli esperti della banca d’affari Usa.
Dinanzi a questo improvviso cambio di prospettiva, gli investitori potrebbero essere smarriti. In fin dei conti fino a poco tempo fa la stessa banca americana suggeriva di comprare azioni cinesi mentre ora dice di venderle senza neppure passare dal posizionamento intermedio del mantenimento (hold). Come si spiega questo cambio di prospettiva?
Prima di analizzare i motivi per cui JP Morgan ha del tutto cambiato prospettiva, ricordiamo ai lettori che l’indicazione “sell” non implica che si debba stare alla larga dal titolo che la subisce. Optando per un investimento con i CFD azionari invece dell’acquisto diretto di azioni, è possibile fare short trading ossia speculare al ribasso e trarre profitto in caso di una evoluzione di questo tipo. Nella tabella in basso sono riportati broker e banche che consentono di fare trading con i CFD azionari.
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Vendere azioni cinesi è la nuova raccomandazione di JP Morgan
Un aspetto molto interessante del report di JP Morgan è il fatto che gli analisti non dicano di vendere questo o quel titolo specifico ma abbiano invece assunto un posizionamento bearish su tutto il mercato azionario cinese. Il netto peggioramento del quadro di riferimento è frutto di un radicale cambio di sentiment in senso ovviamente peggiorativo.
Secondo gli analisti della banca americana, il rischio di una guerra tariffaria con gli Usa dopo le elezioni americane di novembre unito alle difficoltà che la crescita economica cinese sta mostrando da alcuni mesi (i vari market mover continuano ad essere poco brillanti), non possono che determinare un peggioramento delle prospettive del colosso asiatico che diventano neutral dal precedente overweight.
Nel report viene posto l’accento soprattutto sulle possibili conseguenze di una nuova guerra tariffaria tra Usa e Cina. Lo scenario caldeggiato dagli analisti è quello di un rialzo dei tassi dal 20 per cento fino addirittura al 60 per cento. Una mossa di questo tipo da parte degli Usa avrebbe come conseguenze una ricollocazione della supply cain e quindi un impatto negativo sulla crescita. Al tempo stesso, però, la guerra tariffaria significherebbe gravi problemi sociali interni alla Cina.
Per la cronaca a prospettare in campagna elettorale il rialzo dei dazi applicati alla Cina fino al 60 per cento è stato Trump mentre la posizione dei Democratici sembra essere più tiepida anche se la stessa Karris, sia pure su livelli più bassi, non ha escluso interventi sui dazi.
Insomma a prescindere dall’esito delle elezioni americane di novembre, lo scenario più plausibile è quello del rialzo dei dazi con annessa prospettiva di una guerra tariffaria tra Cina e Usa. Più duri i Repubblicani, meno i Democratici ma l’esito sarebbe lo stesso. A variare, ovviamente, sarebbero le conseguenze sull’economia cinese. Il rialzo estremo proposto da Trump porterebbe la crescita economica cinese dal 5 per cento (percentuale prevista per il 2025) ad appena il 2 per cento. Per la società cinese sarebbe un disastro.
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Molti analisti hanno peggiorato le loro stime sull’azionariato cinese
La view bearish di JP Morgan sull’azionariato cinese non è una posizione isolata. In realtà negli ultimi mesi tante altre banche d’affari hanno cambiato prospettiva passando, nella migliore delle ipotesi, da una strategia bullish a una neutrale. Le ragioni di questo downgrade sono sempre le stesse a partire dal rischio di una guerra tariffaria Usa-Cina. Ad esempio UBS Global Wealth Management e Nomura Holdings Inc., un tempo bullish, ora predicano prudenza invitando gli investitori a lasciar perdere le azioni cinesi se l’obiettivo è quello di avere rendimenti.
L’impressione che si ha da questo diffuso cambio di prospettiva è che le crescenti difficoltà dell’economia cinese (rese palesi dalle ultime batterie di dati macro) abbiano spinto a guardare con maggiore diffidenza alla Cina. La prospettiva di una guerra commerciale Usa-Cina ha poi fatto il resto con passaggio ad una view bearish.
Insomma ora la raccomandazione prevalente tra gli analisti è quella di vendere azioni cinesi. Chi conferma il buy è oramai minoranza.
Del resto l’indice azionario cinese CSI 300 ha segnato un ribasso di oltre il 40 per cento. I record raggiunti anno fa sono un miraggio (nel grafico in basso è riprodotto l’andamento dell’ETF ASKR che investe su questo indice azionario).
Cosa fare con le azioni cinesi dopo il peggioramento della view
Visto che la prospettiva ribassista di JP Morgan non è isolata ma è alzi molto diffusa, cosa conviene fare con le azioni cinesi? Chi abbraccia la tesi della banca d’affari Usa dovrebbe considerare la possibilità di ridurre il peso in portafoglio dei titoli azionari cinesi. Nell’analisi di JP Morgan c’è anche un riferimento ai nuovi mercati da sovrappesare ossia India, Messico, Arabia Saudita, Brasile e Indonesia. Una possibile strategia potrebbe quindi essere quella di vendere azioni cinesi e comprare titoli di questi altri mercati emergenti.
E se invece si volesse speculare proprio sul peggioramento delle prospettive delle azioni cinesi? In tal caso strumenti derivati come i CFD possono essere la scelta più indicata perchè consentono anche di fare trading al ribasso (short).
In entrambi i casi per operare si possono usare le piattaforme di broker come eToro e IQ Option e di banche come Fineco.
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