Per la prima volta nella sua storia l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio ammette che ci sarà un’inversione di tendenza nella domanda di petrolio, anche se avverrà in maniera graduale e, soprattutto, non subito.
Una cosa è però certa: anche l’OPEC ha dovuto ammettere formalmente che non ci sarà una continua crescita della domanda del petrolio, e che il greggio incontrerà dunque una inversione di tendenza nelle richieste nel medio lungo termine, riconoscendo così per la prima volta che ci stiamo effettivamente avvicinando a un picco dei consumi. Ma quando avverrà questo turnover?
Iniziamo sub8ito con il precisare che non si tratta di tempi brevissimi. La stima è contenuta all’interno del nuovo World Oil Outlook pubblicato dall’OPEC pochi giorni fa, e che allarga l’orizzonte temporale di analisi fino al 2045, anche per poter tenere conto in maniera più adeguata di quali saranno gli effetti delle politiche contro il climate change.
Detto ciò, l’OPEC precisa subito che non ci sarà un rapido abbandono dei combustibili fossili e che, anzi, il petrolio continuerà ad essere un elemento fondamentale nel mix energetico per tanti decenni, e che dal 2021 i consumi torneranno a crescere, lasciandosi alle spalle il fardello determinato dalla pandemia da nuovo coronavirus. Nel 2022 i livelli dovrebbero inoltre tornare su soglie record, tali da stracciare quelle del 2019.
Tuttavia, il gruppo dei Paesi esportatori di petrolio afferma anche che tra meno di 20 anni la domanda petrolifera dovrebbe raggiungere una condizione di stabilità, e che dal 2040 dovrebbe cominciare a diminuire.
La discesa, prosegue poi l’OPEC, sarà molto graduale e partirà da livelli molto elevati, visto e considerato che in tale anno la domanda petrolifera toccherà un massimo di 109,3 milioni di barili al giorno, contro i 90,7 milioni di barili al giorno stimati per il 2020. l’anno scorso la domanda era invece pari a 99,7 milioni di barili al giorno.
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