La pandemia da Covid-19 ha cambiato i mercati finanziari, aprendo la strada a una frenesia globale verso le IPO. Un fenomeno che ha visto le startup più tecnologiche realizzare il loro potenziale in quotazioni redditizie in vari mercati. Tuttavia, il 2022 è iniziato con problemi significativi relativi all’inflazione e alle crescenti tensioni geopolitiche nell’Europa orientale. Cerchiamo di capire quale sarà lo scenario futuro del mercato delle IPO italiano.

Vantaggi e svantaggi delle IPO

Con una IPO (Initial Public Offering), ovvero un’offerta pubblica iniziale, una società decide di quotare le proprie azioni sul mercato. Diventa così pubblica e apre il suo capitale a nuovi investitori che, con l’acquisto di queste azioni, possono diventare proprietari dell’azienda, per la propria piccola quota. Per l’azienda si amplia il mercato potenziale, migliora la propria immagine, visibilità e reputazione. Inoltre, ottiene numerosi benefici finanziari, risorse o utili da sfruttare per nuovi investimenti o per ridurre l’indebitamento; aumenta le possibilità di utilizzare operazioni di finanza straordinaria e può accedere a capitali di rischio a costi più sostenuti e in maniera più semplice. Come contraltare a questi benefici, la quotazione implica dei costi: fissi agli inizi e ricorrenti negli anni seguenti.

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Le IPO da seguire

In seguito all’emergenza sanitaria c’è stato un vero boom di IPO soprattutto del settore tecnologico e per quest’anno si avevano grosse aspettative, anche per molte aziende italiane.

Starlink, ad esempio, è un interessante progetto di costellazione di 12.000 mini-satelliti, posizionati in orbita terrestre, capaci di offrire una connessione a internet veloce e a basso costo. L’idea risale al 2015 ed è stata realizzata dalla società aerospaziale SpaceX di Seattle, capitanata da Elon Musk. La società è valutata a 72 miliardi grazie al fatturato di 10,5 miliardi previsto entro il 2025 e al sostegno di investitori privati. Il suo arrivo sui mercati pare sia previsto ad aprile.

La Boston Dynamics invece, si occupa di ingegneria e robotica. Realizza robot che svolgono lavori complessi come l’imballaggio o lo stoccaggio di merci, oppure l’ispezione e l’analisi dei dati. Vende i suoi prodotti ad aziende industriali e del settore logistico. E’ stata fondata nel 1992, successivamente venne acquisita da Google, nel 2013, poi venduta nel 2017 alla SoftBank giapponese e dal 2020 è di proprietà di Hyundai. Oltre al fatturato, che nel 2020 si aggirava sui 50 milioni di dollari, la società opera in un settore decisamente interessante per il futuro.

C’è poi sempre il caso Plenitude (ex Eni) che interessa a molti investitori e che prevede di quotarsi in borsa con il suo nuovo reparto di produzione di rinnovabili. E’ leader in Italia nella generazione distribuita da impianti fotovoltaici di piccola taglia, vanta una valutazione compresa tra i 9 e gli 11 miliardi di euro e Mediobanca, Goldman Sachs e Credit Suisse come global coordinator dell’operazione (per approfondire: IPO Plenitude, le ultime novità). 

Nonostante la crescita ad ampio respiro di queste società, lo scenario d’investimento è ancora avvolto nell’incertezza. Il recente conflitto in Ucraina ha infatti fatto sobbalzare i mercati mondiali e la crisi in atto sembra far emergere nuove aree d’investimento. Il 2022 è quindi estremamente importante, tra novità, annunci attesi e trend positivi, bisogna capire quali titoli potrebbero avere le migliori performance.

I titoli di difesa

Nello specifico, la difesa e la sicurezza sono gli attuali temi caldi in tutta Europa e non solo. Siamo di fronte ad una svolta epocale che al momento della guerra russo-ucraina ha mandato i titoli della difesa alle stelle. In Italia, a beneficiarne sono stati in particolare Leonardo e Fincantieri che al momento dello scoppio delle prime tensioni, a fine febbraio, hanno impennato in rialzo le loro azioni.

Secondo le valutazioni del mercato azionario del settore, il loro valore dovrebbe essere a buon mercato. Quindi, risultano una buona attrattiva per gli investitori che cercano di diversificare i titoli tecnologici, ora più penalizzati rispetto a poco tempo fa quando avevano prospettive certe di allettanti rialzi dei tassi. Anche se, la tecnologia si può applicare di fatto a quasi tutti i business.

Maxim Manturov, Responsabile della consulenza sugli investimenti presso la Freedom Finance Europe, afferma che: “Anche l’IT per la difesa rimane una priorità, poiché i fornitori stanno lottando per fornire al Pentagono reti e sistemi di comunicazione sicuri e ad alta intensità di dati. Inoltre, quando i prodotti per la difesa sono molto richiesti, come in tempi di guerra (o anche quando c’è la possibilità di una guerra), i prezzi delle azioni della difesa tendono a salire, e gli investitori dovrebbero fare attenzione quando negoziano questi titoli sulla base di un hype speculativo intorno al conflitto. Se gli scontri non portano a un aumento significativo dei profitti aziendali, il balzo dei prezzi delle azioni potrebbe non durare a lungo. Il Pentagono ha un appetito insaziabile per le nuove attrezzature, ma le portaerei costano più di 10 miliardi di dollari l’una e i caccia F-35 80 milioni di dollari o più per aereo, quindi ci sono dei limiti a quanto il governo può acquistare.

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