
Assestamento poco sotto ai 15 euro per le azioni Eni nella penultima seduta della settimana. Il titolo del Cane a Sei Zampe sta avanzando dello 0,17 per cento ma il saldo su base settimanale resta negativo per oltre il 2 per cento. La flessione delle quotazioni petrolifere è il fattore principale alla base dello schiacciamento al ribasso dei prezzi settimanali del colosso oil. A parziale compensazione per questo trend negativo di breve termine, il fatto che, mese su mese, il titolo sia comunque in rialzo di un punto percentuale e mezzo e soprattutto la buona performance da inizio 2025 con un verde di oltre il 10 per cento. E’ un andamento a doppia faccia quello del titolo Eni: decisamente freddo sul breve termine, più caldo aumentando il riferimento temporale. E allora, cosa conviene fare?
A questa domanda hanno dato una risposta gli analisti di Morgan Stanley che proprio ieri hanno rivisto la loro valutazione sul titolo confermando il rating e aumentando il target price. Detta in questi termini, l’indicazione arrivata dalla banca d’affari Usa potrebbe apparire anche positiva. In realtà, come vedremo tra poco, il rating è stato comunque ribadito su un livello prudenziale mentre il prezzo obiettivo, per quanto aumentato, resta più basso delle quotazioni attuali. Questo, in genere, non è un buon segnale.
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Per Morgan Stanley le azioni Eni restano equalweight
Morgan Stanley ha ribadito il rating equalweight su Eni portando il target price dal precedente 13,3 euro a 14,6 euro. La valutazione sul titolo del Cane a Sei Zampe resta quindi improntata alla massima prudenza (equalweight sta per assegnare egual peso in portafoglio ed è assimilabile al classico rating neutral) mentre il prezzo obiettivo, nonostante la revisione al rialzo, resta più basso di quelle che sono le attuali quotazioni del titolo.
Il messaggio che arriva da Morgan Stanley è così riassumibile: non aumentare l’esposizione sulle azioni Eni perchè i prezzi nel lungo termine sono destinati addirittura a calare rispetto a quelli attuali. Niente potenziale di upside, quindi.
Qualcuno potrebbe ora pensare che la valutazione della banca Usa sia eccessivamente tirata. In realtà proprio lo stesso giorno in cui MS si è espressa, sulle azioni Eni è arrivata la doccia fredda degli analisti di RBC Capital con la loro decisione di tagliare il rating su Eni dal precedente outperform al nuovo sector perform. In questo caso il senso della revisione (bocciatura) è ancora più palese: da farà meglio del settore di riferimento a si muoverà come il settore di riferimento.
Le due valutazioni si inserisco perfettamente nella media dei giudizi in essere sul titolo. Attualmente Eni è coperta da 22 analisti con ben 12 che sono per il semplice mantenimento del titolo in portafoglio (rating hold). Il target price medio è invece 15,33, appena il 3 per cento oltre i valori attuali.
Per Eni novità dal buy-back e (forse) dall’Angola
Dinanzi alla zavorra rappresentata dal calo del prezzo del petrolio, la visibilità su un titolo come Eni potrebbe essere garantita solo da notizie price sensitive ad alto impatto. E in effetti qualche novità c’è solo che non sta avendo tanta rilevanza nelle strategie dei trader.
Tanto per iniziare l’Angola. Il Presidente della repubblica africana, João Gonçalves Lourenço, e l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, si sono incontrati a Luanda per discutere delle attività in corso e delle prospettive future della compagnia energetica italiana nel Paese africano. Al centro del confronto, i progressi della joint venture Azule Energy, costituita da Eni e BP, e le opportunità di collaborazione nel settore energetico.
Secondo quanto riportato, Azule Energy rappresenta un caso di successo nel panorama dell’oil&gas africano. La società ha ottenuto risultati significativi in attività di esplorazione, con scoperte rilevanti non solo in Angola ma anche in Namibia, confermandosi come un operatore strategico nell’area dell’Africa subsahariana. Uno degli esempi più evidenti di efficienza operativa è l’avvio della produzione dalla FPSO Agogo, l’unità galleggiante per la produzione, lo stoccaggio e lo scarico del greggio. Il progetto è entrato in funzione in soli 29 mesi dalla decisione finale di investimento, con un anticipo di 10 mesi rispetto al cronoprogramma originario. Un risultato che sottolinea la capacità della joint venture di accelerare i tempi di sviluppo, garantendo al contempo sicurezza e sostenibilità.
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Parallelamente alle attività industriali, Eni sta anche proseguendo la propria strategia finanziaria con il programma di riacquisto di azioni proprie. Tra il 25 e il 29 agosto 2025, la società ha rilevato 2.629.136 titoli, pari allo 0,08 per cento del capitale sociale, a un prezzo medio ponderato di 15,2141 euro per azione. L’operazione ha comportato un esborso di poco inferiore ai 40 milioni di euro.
Dall’avvio del piano di buyback, il 20 maggio 2025, Eni ha riacquistato complessivamente 51.052.637 azioni, corrispondenti all’1,62 per cento del capitale, per un controvalore totale di circa 720 milioni di euro. Sommando queste operazioni ai titoli già detenuti, la società possiede oggi 142.662.964 azioni proprie, equivalenti al 4,53 per cento del capitale sociale.
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