
L’assemblea respinge la proposta del CdA con il 35% di favorevoli. Tra gli astenuti UniCredit e Delfin. Decade così la mossa anti-MPS
Fumata nera per Mediobanca nell’assemblea degli azionisti che ha bocciato definitivamente l’offerta per acquisire Banca Generali. Con la presenza del 78% del capitale, i soci di Piazzetta Cuccia hanno respinto la proposta del Consiglio di Amministrazione di rilevare l’istituto guidato da Gian Maria Mossa attraverso la partecipazione del 13% detenuta in Generali.
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I numeri del voto: maggioranza di contrari e astenuti
Il risultato finale ha visto prevalere una maggioranza di contrari e astenuti. I favorevoli si sono fermati al 35% del capitale sociale, composto per il 25% da investitori istituzionali e per il 10% da investitori privati. I contrari hanno rappresentato il 10% del capitale, sostanzialmente riconducibile al Gruppo Caltagirone. Ma è stata la quota degli astenuti a fare la differenza: ben il 32% del capitale sociale ha scelto di non esprimersi, una coalizione eterogenea che ha incluso Delfin con il 20%, le Casse Previdenziali italiane (Enasarco, Enpam, Forense) con il 5%, investitori istituzionali come Amundi, Anima e Tages per il 3%, Edizione Holding per il 2% e UniCredit per il 2%.
Alla luce dell’esito negativo, Mediobanca ha quindi dichiarato decaduta l’offerta su Banca Generali, chiudendo così un capitolo che aveva caratterizzato gli ultimi mesi della strategia dell’istituto milanese.
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Una mossa anti-MPS arrivata troppo tardi
L’operazione su Banca Generali nasceva dal tentativo di Mediobanca di contrastare l’offerta pubblica di acquisto lanciata da Monte dei Paschi di Siena, inserendosi nell’ondata di consolidamento che sta attraversando il settore bancario italiano. Una strategia difensiva che però non è riuscita a convincere la base azionaria.
Il percorso verso il voto era già stato travagliato: Mediobanca aveva rinviato all’ultimo minuto a giugno la votazione degli azionisti sull’offerta, proprio perché la proposta non aveva ottenuto un sostegno sufficiente. Inizialmente il voto era stato rinviato al 25 settembre, prima di essere anticipato al 21 agosto, con la giustificazione che fosse necessaria una votazione anticipata per permettere agli investitori di scegliere l’opzione migliore per la banca.
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Nagel: “Conflitto di interesse evidente”
Non ha nascosto l’amarezza l’amministratore delegato Alberto Nagel nel commentare l’esito del voto. “Desidero ringraziare tutti coloro che in questi anni hanno creduto e sostenuto il processo di forte crescita e trasformazione di Mediobanca e che hanno supportato l’operazione Banca Generali come ulteriore e definitivo tassello nella creazione di un Wealth Manager di respiro internazionale”, ha dichiarato il numero uno di Piazzetta Cuccia.
Più dure le parole sui motivi della bocciatura: “Un’opportunità mancata per effetto del voto espresso, in particolare, da azionisti che, anche nell’attività di engagement, hanno manifestato un evidente conflitto di interesse, anteponendo quello relativo ad altre situazioni/asset italiani a quello di azionisti di Mediobanca”. Nagel ha sottolineato come “risulta infatti evidente dal voto che coloro i quali non si sono trovati in questa posizione si sono espressi a favore (mercato in primis), in linea con le raccomandazioni dei proxy advisors internazionali”.
“Si tratta chiaramente di un’opportunità, per ora, mancata per lo sviluppo della nostra Banca e del sistema finanziario italiano”, ha aggiunto l’AD, che ha però riconfermato l’impegno dell’istituto: “Continueremo ad essere concentrati sull’esecuzione del nostro Piano ‘One Brand – One Culture’ convinti della superiore generazione di valore rispetto all’alternativa rappresentata dall’offerta di MPS”.
Con questa bocciatura, Mediobanca dovrà ora ridefinire la propria strategia nel wealth management, mentre Monte dei Paschi si ritrova con un concorrente in meno nella corsa a Banca Generali.
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