
Subito vendite a raffica sulle azioni Saipem in apertura di contrattazioni. La quotata del settore engineering dopo circa mezzora dall’avvio degli scambi segna un calo del 2,4 per cento attestandosi sotto quota 2,39 euro. A fare peggio delle azioni Saipem, in un contesto generale che vede il Ftse Mib in flessione dello 0,7 per cento, sono solo le Stellantis. Il forte ribasso in atto su Saipem non può non impattare nella prestazione settimanale e mensile del titolo. Con il calo di oggi, il leggero verde accumulato dalla quotata del settore oil negli ultimi 5 giorni, è oramai assottigliato ad appena l’1 per cento mentre rispetto a un mese fa il rosso si amplia del 2 per cento. Tutto questo in un contesto generale in cui le azioni Saipem risultano deprezzate del 10 per cento da inizio anno.
La situazione in atto oggi merita di essere ben inquadrata perchè Saipem è il solo titolo in reale difficoltà tra i petroliferi. Cosa sta succedendo? Provare a capirlo significa anche comprendere come posizionarsi sulla quotata. Ora anche con il nuovo servizio di trading nazionale del broker eToro che consente di operare su azioni italiane senza costi di conversione.
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Perchè le azioni Saipem stanno registrando vendite così forti?
Nelle ultime ore ci sono state un bel pò di notizie price sensitive sulle azioni Saipem: dal via libera del governo (ma con prescrizioni) alla fusione con Subsea7 alla mossa a sorpresa dei colossi petroliferi Exxon e Petrobras che, avendo paura di un possibile monopolio in Brasile, sarebbero pronti a rivolgersi all’antitrust per bloccare proprio l’intesa con Subsea7.
Due fatti tra loro diversi ma che hanno lo stesso minimo comun denominatore, la fusione tra Saipem e Subsea7, e la stessa valenza ossia il rischio che l’operazione possa quantomeno incontrare dei problemi (se non saltare come iniziano a sospettare alcuni investitori).
E allora vediamo subito nel dettaglio sia cosa ha imposto il governo che quali potrebbero essere le mosse di Petrobras e Exxon.
Il via libera del governo alla fusione Saipem – Subsea 7 è condizionato
La fusione tra Saipem e la norvegese Subsea7, destinata a dare vita al colosso Saipem7 ha ottenuto il via libera dal governo italiano e questa è una buona notizia, tuttavia l’integrazione dovrà avvenire a precise condizioni e questa lo è di meno.
L’operazione lo scorso 18 settembre ha avuto il via libera dal Consiglio dei ministri tramite un decreto sul Golden power, lo strumento che consente all’esecutivo di porre paletti su operazioni societarie riguardanti settori strategici. Palazzo Chigi ha sottolineato che la fusione sarà di interesse nazionale visto che consentirà a Saipem di rafforzarsi sui mercati internazionali, creare sinergie operative e aumentare le capacità di investimento. Tuttavia, il via libera non è incondizionato. Il governo ha imposto vincoli su aspetti ritenuti centrali per la sicurezza energetica e la difesa nazionale: dal mantenimento in Italia delle attività considerate strategiche, alla garanzia che il polo tecnologico sui droni subacquei di Trieste continui il proprio programma di sviluppo, fino alla priorità per gli interventi sulle infrastrutture energetiche italiane.
Il ministero dell’Economia sarà chiamato a vigilare sull’adempimento di tali prescrizioni, mentre sul fronte azionario l’operazione di integrazione andrà a ridisegnare gli stessi equilibri: Siem Industries, attuale socio di riferimento di Subsea7, deterrà l’11,8 per cento del capitale della nuova entità, mentre Eni e Cdp Equity, oggi pilastri di Saipem, avranno rispettivamente il 10,6 per cento e il 6,4 per cento.
Il tabellino di marcia prevede che domani 25 settembre le assemblee straordinarie dei due gruppi si esprimano sulla fusione che, a questo punto, non è più solo legata al via libera dei soci, ma anche al rispetto delle condizioni fissate da Roma.
Se di mezzo si dovesse mettere anche l’Antitrust del Brasile…
Se in Italia il percorso appare tracciato (ma solo si muoverà in un preciso binario), in Brasile la fusione si potrebbe trovare davanti a un ostacolo imprevisto: le obiezioni sollevate all’autorità antitrust CADE da alcuni dei più importanti players mondiali del segmento petrolio e energia: da Exxon Mobil alla statale Petrobras.
Il fatto nuovo è che le due compagnie hanno formalmente espresso preoccupazioni per i rischi di concentrazione eccessiva del mercato che la fusione tra Saipem e Subsea 7 comportebbe, in particolare nel segmento dei progetti SURF (Subsea Umbilicals, Risers and Flowlines) e infrastrutture sottomarine cruciali per le attività offshore.
Secondo i due colossi oil la riduzione del numero di fornitori andrebbe a limitare la concorrenza e a aumentare i costi per i committenti. La questione non è affatto marginale: il Brasile rappresenta uno dei mercati più importanti al mondo per l’oil & gas offshore, dove sia Saipem che Subsea7 hanno posizioni consolidate. Per questo motivo, l’antitrust brasiliano ha piena giurisdizione sulla fusione.
Cosa può succedere a questo punto? Il rischio è che CADE possa ad esempio imporre la cessione di asset locali oppure, in estrema ratio, bloccare l’operazione sul territorio nazionale. Uno scenario estremo, ma non impossibile, che renderebbe assai più complicata la nascita globale di Saipem7.
Insomma considerando che anche il governo italiano ha concesso il proprio via libera ma solo condizionato, è chiaro che la partita sulla fusione Saipem Subsea 7 resti di fatto molto aperta.
Le forti vendite in atto oggi sulle azioni Saipem sono lo specchio di questa incertezza.
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