
C’è di nuovo Stellantis sul fondo del Ftse Mib. La quotata del comparto automotive ha iniziato malissimo la seduta per poi allargare in moro repentino il proprio passivo. Il risultato di queste vendite molto forti è tutto in quel -3,11 per cento a 8,22 euro che il titolo evidenzia a metà mattinata. L’ennesimo crollo delle azioni Stellantis comporta l’ulteriore allargamento del rosso accumulato dalla quotata nell’ultimo mese e ora pari al 5 per cento. Un dato che è quasi da accogliere positivamente (si fa per dire) se rapportato alla prestazione da inizio 2025 che invece evidenzia un ribasso del 35 per cento. Questi rossi sono risaputi e allora concentriamo l’attenzione su quello che sta avvenendo oggi sul titolo Stellantis.
Ci sono delle motivazioni particolari alla base delle vendite e soprattutto quali spunti ci sono dal lato tecnico? In soldoni, e come sempre bisognerebbe fare prima di entrare su un asset, analisi fondamentale e analisi tecnica tra loro combinate.
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Stellantis sospende attività in molti stabilimenti UE
Stellantis sta crollando in borsa per un motivo ben preciso: lo stop temporanei negli stabilimenti europei.
La frenata della domanda per alcuni modelli chiave del gruppo, tra cui l’Alfa Romeo Tonale e la stessa Fiat Panda, sembra aver costretto il gruppo italo-francese a ridurre temporaneamente la produzione in ben sei impianti europei.
In particolare in Francia, a Poissy, sarebbe stata già comunicato la chiusura dello stabilimento dal 13 ottobre al 3 novembre. Un sito che dà lavoro a circa 2.000 lavoratori resterà quindi fermo per tre settimane. Al personale coinvolto è stata già imposta una settimana di ferie forzate più 12 giorni di disoccupazione.
Impianti Stellantis fermi anche a Eisenach in Germania, Saragozza in Spagna e Tychy in Polonia. In più, ci dovrebbe essere anche i siti di Madrid e Pomigliano d’Arco che dovrebbero bloccare le attività per 14 e 15 giorni. Sommando tutti i giorni di stop nei sei stabilimenti si arriva ad un totale di 62 giornate perse, segnale evidente delle difficoltà che Stellantis continua ad avere sul mercato europeo.
Il caso italiano merita un appunto a parte, vista l’importanza dello stabilimento di Pomigliano, dove si producono sia la Panda che il Suv Tonale. Durante un incontro con i sindacati, Stellantis ha reso noto che sarà adottato un contratto di solidarietà per coprire il periodo di sospensione delle attività. In particolare la linea di produzione della Panda sarà ferma dal 29 settembre al 6 ottobre, mentre quella del Tonale fino al 10 ottobre. I vertici hanno affermato che si tratta di scelte prudenti e responsabili il cui obiettivo è quello di bilanciare capacità produttiva e domanda effettiva.
Il quadro si conferma complesso perchè da un lato Stellantis deve fronteggiare una domanda più debole per alcuni modelli strategici mentre dall’altro deve gestire un portafoglio marchi molto ampio e un contesto competitivo sempre più difficile in Europa. Gli stop programmati, pur temporanei, mettono in luce la sfida di adattare rapidamente la produzione alle oscillazioni del mercato ma sono anche un pessimo segnale per gli investitori che infatti oggi stanno reagendo vendendo.
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Per le azioni Stellantis fondamentale la tenuta degli 8 euro
E’ in questo contesto che entra in gioco anche l’analisi tecnica perchè la nuova ondata di vendite su Stellantis ha di fatto riattivato un trend al ribasso e a questo punto il tentativo di rilancio del titolo si va a complicare ancora di più. Se i prezzi dovessero scendere sotto al supporto ubicato in area 8 euro, allora si potrebbe spalancare una porta che condurrebbe il titolo prima a 7,7 euro e poi anche sui minimi di aprile. Un’evoluzione simile comporterebbe l’ulteriore rafforzamento della pressione al ribasso con conseguenze che si possono facilmente immaginare.
Insomma tutto passa dalla capacità di Stellantis di arginare il rosso e non scendere sotto 8 euro. Se il titolo dovesse riuscirci allora a prevalere potrebbe essere un trend al rialzo con un target che si può fissare sui massimi della scorsa settimana ossia 8,7 euro. Tutto è quindi appeso ad un filo in un contesto di grande nervosismo e volatilità molto spiccata.
L’upgrade incassato da Berenberg appena pochi giorni fa (rating buy e target price a 9,5 euro) sembra già essere un lontano ricordo.
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