Azioni Telecom Italia infiammano il Ftse Mib: prezzi sopra 0,254 euro. Che succede?

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Il Ftse Mib oggi si muove nel segno di Telecom Italia. Il titolo dell’ex monopolista è balzato in vetta al paniere di riferimento di Piazza Affari fin dal momento dell’apertura delle contrattazioni, consolidando questa posizione nel corso delle fasi successive.

A fronte di un Ftse Mib che avanza dell’1,1 per cento, il prezzo delle azioni Telecom Italia è crescita del 4 per cento a quota 0,256 euro. Come si può vedere dal grafico in basso che riproduce l’andamento delle azioni TIM nel corso della seduta, il titolo sembrerebbe essersi portato su livelli più alti rispetto a quelli dell’ultima Ottava.

Certo gli 0,26 euro che vennero centrati nell’ultima settimana di maggio restano lontanissimi e pure la prestazione dell’ultimo mese resta negativa (-6 per cento il ribasso accumulato ad oggi), tuttavia è impossibile non vedere qualche segnale di miglioramento. Inutile dire che sul tavolo c’è sempre la questione della cessione della rete con le offerte migliorative dei potenziali acquirenti che da qualche giorno sono sul management dell’ex monopolista.

Azioni Telecom Italia: le ultime novità sulla rete

Grazie ad anni di sviluppo Telecom Italia ha in mano la gestione di rete di telecomunicazioni estesa e moderna, che comprende linee telefoniche, reti di trasmissione dati, infrastrutture di rete mobile e reti in fibra ottica ad alta velocità. La società inoltre fornisce servizi di telefonia fissa a clienti residenziali e commerciali, offrendo opzioni di linea fissa tradizionale e servizi basati su tecnologie più recenti come la fibra ottica e la connessione Internet ad alta velocità.

Ebbene proprio la cessione della rete (modello Terna per intenderci) è al centro delle indiscrezioni. Le ultime novità sul tema sono quelle riportate da Il Sole 24 Ore e riprendo le dichiarazioni dell’amministratore delegato di F2i, Renato Ravanelli. Il manager ha detto che è in corso un dialogo con i soggetti coinvolti nel dossier. Stando agli analisti, tale dichiarazione potrebbe essere il preludio all’entrata del fondo focalizzato sulle infrastrutture nel dossier della vendita della rete di Telecom Italia.

Secondo gli analisti di Intermonte, coinvolgere F2i (14 per cento in mano alla Cassa Depositi e Prestiti) affidando alla società un ruolo nella governance del consorzio come collegamento con il fondo Usa KKR avrebbe diversi benefici. Grazie a questa operazione, infatti, potrebbero essere mitigate le questioni antitrust legate alla partecipazione di CDP nel consorzio, rispondendo così alle preoccupazioni sollevate da KKR sull’investimento nella grande partnership e riducendo i rischi futuri di esecuzione (rimedi antitrust) nel caso in cui l’accordo abbia successo. Inoltre, ci sarebbe una maggiore disponibilità di capitali per migliorare l’offerta (secondo le informazioni pubblicate, F2i tramite il suo Fondo V avrebbe a disposizione liquidità per 600 milioni di euro, che con l’uso di leve finanziarie potrebbe portare a un investimento di circa 2,5 miliardi di euro).

Per gli esperti di Intermonte, la presenza di una partecipata pubblica insieme a KKR nell’azionariato di NetCo potrebbe agevolare l’applicazione di un modello di successo simile a quello adottato per Terna, creando un unico operatore quotato controllato dallo Stato (fusione di NetCo con Open Fiber e successiva IPO). E inoltre in futuro, questo potrebbe beneficiare di una regolamentazione simile a quella applicata alle utility, rendendo ancora più interessante una potenziale uscita per Kkr. Se F2i o un’altra partecipata pubblica dovesse sostituire completamente Cdp nel consorzio, ci sarebbero anche maggiori possibilità di approvazione dell’offerta da parte delle autorità competenti.

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