
Il conto alla rovescia è ormai agli sgoccioli. L’offerta pubblica di scambio lanciata da Banca Monte dei Paschi di Siena su Mediobanca si avvicina alla sua fase conclusiva: la deadline è fissata per l’8 settembre, ma la tensione cresce di ora in ora perché da Rocca Salimbeni potrebbero arrivare novità decisive già nelle prossime ore.
Oggi infatti è in agenda il consiglio di amministrazione di MPS, guidato dall’amministratore delegato Luigi Lovaglio e presieduta da Nicola Maione. All’ordine del giorno c’è il possibile ritocco dell’offerta, con un rilancio che potrebbe essere annunciato ufficialmente domani mattina. Secondo le indiscrezioni, non si esclude anche un piccolo prolungamento del periodo di adesione, forse fino a metà mese, per dare agli investitori più tempo per valutare la nuova proposta.
Insomma lo scenario è pronto a cambiare nel giro di 24 ore e ogni novità potrebbe ridare visibilità e slancio alle due quotate coinvolte: MPS e Mediobanca. Nell’attesa la prima sta avanzando dell’1,3 per cento a quota 7,94 euro e la seconda sta mettendo in cassaforte lo 0,77 per cento a 20,86 euro.
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L’ipotesi di un rilancio in contanti
Da giorni i mercati scommettono su una mossa di Siena. La possibilità di introdurre una componente cash ha preso corpo progressivamente, sulla scia di quanto avvenuto con la passata OPS di di BPER su Popolare di Sondrio. Come ricorderanno gli investitori più sul pezzo, in quel caso l’aggiunta da oltre 450 milioni di euro in denaro fresco si era rivelata determinante per attirare più azionisti e per la riuscita dell’operazione.
Nel caso di Mediobanca, gli operatori ritengono che una cifra compresa tra i 500 e i 700 milioni potrebbe risultare decisiva per accrescere l’attrattiva dell’operazione. La scorsa settimana lo sconto tra il valore di mercato di Mediobanca e l’offerta MPS era sceso fino all’1,6 per cento, salvo poi allargarsi progressivamente fino a circa il 4 per cento registrato in chiusura di Borsa venerdì scorso. Una forbice che segnala chiaramente come il mercato si aspetti un rilancio sostanzioso.
La soglia del 50% e i vantaggi strategici
Sebbene il prospetto dell’OPS indichi come soglia minima di successo il 35 per cento delle adesioni, l’obiettivo non dichiarato ma strategicamente rilevante per MPS è superare la barriera del 50 per cento del capitale di Mediobanca. Con la maggioranza assoluta, Siena avrebbe infatti la possibilità di assumere il pieno controllo delle assemblee e quindi del consiglio di amministrazione, oltre a poter incorporare immediatamente sul proprio bilancio i consistenti crediti fiscali (le cosiddette Dta) della merchant bank milanese.
Qualora l’operazione si fermasse sotto il 50 per cento, MPS avrebbe comunque un ruolo di primo piano: potrebbe condizionare le scelte strategiche di Mediobanca, utilizzare i crediti fiscali in tempi più lunghi e, soprattutto, avrebbe la facoltà di incrementare progressivamente la propria partecipazione nei tre anni successivi, con un tetto massimo del 5% annuo.
Per questo motivo l’aggiunta di una quota cash potrebbe fare la differenza: convincere gli azionisti ancora indecisi significherebbe blindare un risultato che non solo rafforzerebbe la posizione di Lovaglio, ma ridisegnerebbe in profondità gli equilibri del sistema bancario italiano.
Adesioni in crescita, ma serve un passo in più
Stando ai recenti dati di Borsa Italiana, al momento l’offerta registra adesioni pari al 28,7 per cento. Hanno già detto sì i due azionisti più importanti di Mediobanca: Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio, e il gruppo Caltagirone. Il loro sostegno ha dato un segnale forte al mercato, ma non basta a garantire il raggiungimento della soglia critica.
Intanto lo zoccolo duro degli azionisti storici di Piazzetta Cuccia si è progressivamente sgretolato, riducendosi al 6,91 per cento del capitale. Nel corso delle ultime settimane, infatti, ci sono state tutta una serie di defezioni come Sereco, società del gruppo Ferrero, che ha ceduto interamente la sua quota dello 0,41 per cento o il Lucchini che ha ridotto la partecipazione allo 0,37 per cento.
Questa diaspora degli azionisti storici di Mediobanca ha reso più fluida la partita, ma anche più incerta: senza un rilancio convincente, molti piccoli e medi investitori potrebbero scegliere di restare alla finestra.
L’OPS su Mediobanca è un banco di prova per Lovaglio
Per l’amministratore delegato di MPS Luigi Lovaglio, la partita Mediobanca rappresenta un test cruciale. Fin dall’inizio della sua gestione ha puntato a ridare slancio e credibilità alla banca toscana riportandola al centro della scena finanziaria dopo anni di crisi e salvataggi. L’offerta pubblica di scambio su Piazzetta Cuccia è l’occasione per consolidare questo percorso, ma al tempo stesso espone la banca e il management a un rischio reputazionale elevato. Inutile girarci attorno: tra gli analisti c’è la consapevolezza che un’operazione sottotono sarebbe letta come una occasione mancata.
Da qui la necessità di calibrare con attenzione il rilancio. Troppo basso non avrebbe impatto; troppo alto rischierebbe di mettere sotto pressione i conti di Siena. La fascia tra 500 e 700 milioni in contanti sembra, per ora, la soluzione più equilibrata.
OPS di MPS su Mediobanca verso l’epilogo
Con l’8 settembre alle porte, il tempo stringe. Le prossime 48 ore potrebbero rivelarsi decisive per capire se MPS riuscirà a conquistare la fiducia degli azionisti di Mediobanca e a superare quella soglia psicologica del 50 per cento che cambierebbe gli equilibri interni e il destino delle due banche.
Il mercato resta in attesa, pronto a reagire a ogni segnale in arrivo da Siena con i trader consapevoli che ogni novità potrebbe rappresentare una occasione di ingresso sui due titoli.
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