
Non è una giornata positiva per le azioni Pirelli che, dopo circa un’ora dall’apertura degli scambi, lasciano sul parterre il 2,4 per cento performando peggio dell’indice di riferimento. A causa del ribasso, Pirelli porta al 3,5 per cento il segno negativo accumulato nell’ultimo mese mentre la flessione non intacca più di tanto i 5 punti di rialzo da inizio anno.
A spiegare la corsa a vendere azioni Pirelli in atto proprio mentre è in corso la redazione dell’articolo è solo in parte il sentiment negativo che caratterizza il mercato azionario. In realtà sono soprattutto motivi domestici ad impattare sul colosso degli pneumatici che sta risentendo del classico effetto domino innescato dall’andamento negativo di un concorrente. Ci riferiamo al gigante francese Michelin che ha aperto la seduta con un ribasso monstre di oltre 9 punti percentuali trascinando con sé tutto il comparto europeo degli pneumatici, compresa l’italiana Pirelli.
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Il crollo delle azioni Michelin trascina nel baratro Pirelli
-9,28 per cento e prezzi ad appena 26 euro sono questi due numeri a certificare il sell-off sul gruppo francese Michelin. La quotata ha sbandato fin dal primo minuto di scambi finendo sul fondo dell’indice di riferimento della borsa di Parigi, il Cac40.
Il crollo di Michelin è scattato per effetto della decisione del management di rivedere al ribasso le stime su tutto l’esercizio 2025 a causa del netto peggioramento delle condizioni di mercato nell’America del Nord.
A seguito della revisione, le stime attuali diventano più conservative: utile operativo di segmento (a cambi costanti) nel range tra 2,6 miliardi di euro e 3,0 miliardi di euro contro i 3,4 miliardi di euro.
Motivando il peggioramento delle previsioni, il gruppo francese ha affermato che nonostante la crescita dei volumi in altre regioni, i volumi di vendita nel terzo trimestre 2025 nell’area Nord Americana hanno registrato un calo del 10 per cento a causa del tracollo delle consegne sui segmenti camion e agricoltura. A ciò va poi aggiunto il fatto che sul fronte dei margini, la competitività del gruppo è stata condizionata dai dazi.
Il punto è che il mercato del Nord America rappresenta lo sbocco più importante per Michelin. A nulla, hanno commentato dalla società, è valso il fatto che comunque la produzione degli pneumatici per il mercato Usa avvenga in loco (e quindi l’impatto dazi sia trascurabile), perchè a pesare in modo irrimediabile è stata la flessione delle vendite di auto.
I problemi per Michelin, però, non si limitano solo a questo (che in realtà è tanto): i vertici della quotata hanno infatti dovuto rivedere al ribasso previsione di free cash flow prima di operazioni di M&A che è stata abbassata nel range tra 1,5 miliardi di euro e 1,8 miliardi di euro contro gli 1,7 miliardi di euro precedenti a causa della maggiore debolezza del dollaro Usa.
Insomma un quadro negativo che però non coglie in modo del tutto impreparato gli analisti visto che, molti di loro, già la scorsa settimana avevano lanciato una sorta di pre-alert affermando che se i volumi di vendita del terzo trimestre sarebbero stati inferiori alle attese, si sarebbe stato un inevitabile impatto sulle performance annuali del produttore francese. Proprio quello che è stato ora messo nero su bianco dal management della quotata.
Inutile dire che le prospettive poco edificanti delineate da Michelin non possono non spaventare anche i concorrenti a partire proprio da Pirelli.
Per 7 analisti le azioni Pirelli restano da comprare
Lasciando perdere la “causa” dei guai di Pirelli, ossia il crollo di Michelin, va comunque messo in evidenza che il quadro sul colosso italiano non è è drammatico. Considerando le 13 coperture attive, oltre la metà (7) sono bullish. Anche il target price medio di 6,7 euro è decisamente più alto delle quotazioni correnti (upside di circa il 13 per cento). La prospettiva, quindi, non è negativa sempre che Pirelli non sia costretta a fare i conti con uno scenario come quello che a Parigi sta mandando al tappeto Michelin. E’ proprio su questa paura che gli investitori stanno vendendo.
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