auto Ferrari e grafico
Azioni Ferrari - BorsaInside.com

Chi si attendeva un grande recupero per le azioni Ferrari dopo il pesante ribasso di ieri (il più ampio dalla quotazione in borsa della Rossa nel gennaio 2016) è rimasto fino ad ora deluso. Vero è che il sell-off che ha mandato al tappeto la quotata di Maranello sembra essersi fermato, ma è oggettivo che si attendesse qualcosa in più rispetto a quell’1 per cento che Ferrari sta rimediando fino ad adesso. Il titolo scambia a 357 euro sempre lontanissimo dai 418 euro della seduta di mercoledì, quella che ha preceduto il grande disastro di ieri. Ovviamente nessuno può quello che accadrà nel corso della giornata ma di certo è un dato di fatto che la tensione sul Cavallino sia sempre molto alta. Di conseguenza non sarebbe male se i trader si iniziassero a preparare ad uno scenario di alta volatilità che potrebbe caratterizzare il trend del titolo RACE nelle prossime settimane.

Il focus, inutile dirlo, continua ad essere rappresentato da quei target 2030 presentati nel corso del Capital Markets Day. E’ sulla mancata soddisfazione delle attese che circolavano sull’entità di questi obiettivi che il mercato si sta interrogando. Come messo in evidenza da molti analisti, infatti, si tratta di capire se l’entità del crollo è stata eccessiva oppure se, al contrario, la riduzione dei target rispetto alle attese sia il segnale di una trasformazione in atto nella stessa natura di Ferrari.

Non è una questione di poco conto perchè nel primo caso si può anche pensare ad un recupero dopo il sell-off di ieri mentre nel secondo diventa tutto più complicato.

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Investitori si attendevano di più dai target di Ferrari

Nel corso del Capital Markets Day, il Cavallino Rampante ha presentato anche le nuove linee guida del piano industriale al 2030.

La Rossa punta a ricavi netti di circa 9 miliardi di euro, in crescita media del 5% annuo. A trainare il fatturato dovrebbero essere principalmente la divisione Sports Cars e le attività correlate alle vetture, sostenute da un portafoglio ordini già oggi molto visibile. Il management ha inoltre previsto un contributo positivo dalle aree Racing e Lifestyle, comparti che stanno assumendo un peso crescente nella strategia di diversificazione del marchio.

Scendendo nelle previsioni, il margine operativo (Ebit) è atteso a 2,75 miliardi di euro, con un margine minimo del 30%, grazie all’arricchimento del mix prodotto, all’espansione dei modelli in edizione limitata e alla continua crescita delle personalizzazioni. Ferrari mira così a un Ebitda di almeno 3,6 miliardi di euro nel 2030, con un margine del 40%, tra i più alti del settore automotive mondiale.

La casa di Maranello prevede poi investimenti cumulati per circa 4,7 miliardi di euro nel periodo 2026–2030, destinati a nuovi modelli, infrastrutture produttive e ricerca, soprattutto nel segmento delle sportive ad alte prestazioni. Nonostante l’impegno in termini di capex, la forte marginalità consentirà la generazione di un free cash flow industriale cumulato di 8 miliardi di euro nello stesso periodo. Per finire, il tasso di conversione dell’Ebitda in flussi di cassa supererà il 50%, segno di un’elevata efficienza operativa.

Accanto ai target 2030 ha inoltre annunciato un significativo incremento della remunerazione agli azionisti. A partire dal bilancio 2025, il dividend pay-out salirà al 40% dell’utile netto rettificato, portando a un dividendo cumulato stimato in 3,5 miliardi di euro tra il 2027 e il 2031. Parallelamente, è stato definito un nuovo programma di buyback di pari importo, da eseguire tra il 2026 e il 2030.

Valutazioni lato investitore e prospettive

Come dimostrato dal tracollo in borsa, la reazione dei mercati ai target 2030 di Ferrari è stata molto negativa. Dopo l’annuncio, le azioni Ferrari sono crollate segno che gli investitori si aspettavano obiettivi ancora più ambiziosi rispetto a quelli più realistici che la società ha comunicato. Il fatto che i trader non abbiano neppure prestato attenzione al raggiungimento, con un anno di anticipo, dei target 2026 la dice lunga su quello che è avvenuto. Non viene messo in dubbio il fatto che Ferrari non sia destinata ad avere una traiettoria di profittabilità, ma è evidente che non solo c’è stato alcun fattore sorpresa ma che molti target siano stati più bassi delle attese.

A livello fondamentale, i numeri restano di assoluto rilievo: margini industriali tra i più alti del comparto, cassa in crescita e brand equity ai massimi storici. Tuttavia, la quotazione già molto esigente di Ferrari, con multipli che riflettono una qualità da “luxury stock” più che da casa automobilistica, ha cancellato ogni spazio di ulteriori re-rating.
Gli analisti non sono improvvisamente diventate pessimisti sul medio-lungo periodo, ma nel breve la sensazione è che il mercato abbia chiesto nuove leve di crescita per giustificare valutazioni ancora superiori e che dalla Rossa non sia arrivato nulla di tutto questo, anzi c’è stato un netto ridimensionamento. Da qui il crollo ieri e il mancato vero rimbalzo oggi.

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