Crollo prezzo petrolio: è lunedì nero, previsioni analisi su guerra dei prezzi

Ancora un crollo per il prezzo del petrolio già sotto stress durante la scorsa Ottava a causa della guerra dei prezzi tra Russia e Arabia Saudita.

Se i più ottimisti pensavano che, dopo il violento ribasso della scorsa settimana le quotazioni petrolifere sarebbero riuscite a recuperare parte delle posizioni perse, la realtà della prima di Ottava restituisce una fotografia nettamente diversa. Anche oggi la quotazione petrolio è nettamente sottopressione. Mentre è in corso la redazione del post, il contratto sul greggio WTI registra una flessione del 5 per cento a quota 30,15 dollari al barile mentre il prezzo del Brent è in flessione del 7 per cento a 31,65 dollari al barile.

Pensare che mesi fa c’era qualcuno che aveva avanzato l’ipotesi che la quotazione petrolio nel 2020 sarebbe potuta arrivare fino a 100 dollari al barile fa quasi ridere (se la situazione non fosse così tragica).

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Prima di analizzare nel dettaglio i motivi del calo del greggio, ti ricordo che anche crollo del prezzo del petrolio può significare occasione di profitto. Attraverso lo short trading, infatti, è possibile investire al ribasso sulle quotazioni del greggio. Per scommettere su un calo dei prezzi petroliferi, consiglio di usare solo i migliori broker Forex e CFD come ad esempio eToro (leggi qui la recensione).

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A determinare il nuovo crollo del prezzo del petrolio è l’effetto congiunto coronavirus – guerra dei prezzi. Per quello che riguarda il primo punto, ossia la pandemia di covid19, i dati macro cinesi arrivati oggi hanno dimostrato quale è l’impatto dell’emergenza sanitaria sull’economia.

Nei primi due mesi del 2020, quindi in piena emergenza coronavirus, la produzione industriale cinese è crollata del 13,5 per cento, le vendite al dettaglio hanno segnato un ribasso del 20,5 per cento e gli investimenti fissi sono calati del 24,5 per cento. Particolarmente terribile è stato il dato sulla produzione industriale che non solo è risultato peggiore delle stime più cupe ma che è anche stato il più basso degli ultimi 30 anni. Un disastro.

Guerra dei prezzi e crollo quotazioni petrolifere

In merito all’impatto della guerra dei prezzi dell’andamento del greggio molto si è detto nelle scorso settimane.

Volendo tirare le somme, la guerra dei prezzi può essere sintetizzata nei seguenti tre punti:

  • l’Arabia Saudita punta a fare in modo che i produttori non capaci di contenere il prezzo del greggio siano esclusi dal mercato. In quest’ottica il primo obiettivo diventano gli Usa
  • Per provare a raggiungere questo obiettivo i sauditi hanno mandato in tilt il mercato aumentando la produzione di 2,6 milioni di barili al giorno. Risultato è che domanda e offerta sono andate in cortocircuito.
  • Da Mosca è arrivata una risposta molto dura ai sauditi anche se in una successiva fase i russi hanno poi aperto a una possibile trattativa sui tagli di produzione nel contesto dell’Opec Plus.
  • Gli Usa, ad ora, sembrano essersi attestati su una linea accomodante.

Considerando questi elementi, quali sono le migliori idee di investimento sul prezzo del greggio in questo frangente? La quotazione petrolio è una variabile economica che deve essere tenuta sempre in debita considerazione nella costruzione di un portafoglio ben diversificato.

Gli esperti di JP Morgan ritengono che l’Arabia Saudita non possa riuscire a sostenere a lungo il braccio di ferro. Secondo Goldman Sachs tutto lascia ipotizzare che possa esserci una perdita di 2,1 milioni di barili nella domanda globale di petrolio nel primo semestre 2020. Partendo da questa consapevolezza la banca d’affari americana stiamo un prezzo del petrolio 2020 a 45 dollari al barile.

Secondo Morgan Stanley nell’anno corrente ci dovrebbe essere una crescita nulla della domanda petrolifera cinese. Di conseguenza è decisamente difficile che il prezzo del petrolio possa salire ad oltre 50 dollari nel secondo trimestre 2020. Per finire, secondo AcomeA Sgr, l’effetto combinato tra coronavirus e ribasso della quotazione petrolio potrebbe aprire la strada all’introduzione di misure a sostegno dell’da parte delle banche centrali come è già avvenuto in Usa con la FED che ha tagliato i tassi.

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