grafico ribassista e insegna di Wall Street
L'impatto del crollo della borsa Usa sui mercati finanziari - BorsaInside

Ieri la Federal Reserve ha annunciato un taglio dei tassi di interesse di 25 punti base, portando il range obiettivo tra il 4,25% e il 4,50%. Con questa nuova sforbiciata, il totale dei punti tagliati dalla Federal Reserve è ora aggiornato a 100. L’ultimo taglio al costo del denaro dell’anno è un passo in più verso un livello di tassi più neutrale, volto a garantire un “atterraggio morbido” per l’economia Usa. Fin qui non c’è stata alcuna sorpresa perchè tutti gli investitori si attendevano proprio quello che è avvenuto. Ciò che invece non avevano messo in conto era la morale inequivocabilmente restrittiva che è emersa dal discorso di Powell.

Le nuove proiezioni del “dot plot” prevedono solo 50 punti base di ulteriori tagli nel 2025. Le stime formulate appena a settembre sono state quindi dimezzate. In parallelo anche la stima sui tassi di lungo periodo è stata aumentata al 3 per cento prospettando così un allentamento meno profondo di quanto ipotizzato in precedenza. Durante la conferenza stampa, Powell ha sottolineato che l’orientamento della politica monetaria resta sempre flessibile e che tutto dipenderà dai progressi che saranno realizzati (se lo saranno) sul fronte della disinflazione e dell’occupazione.

Wall Street va a picco dopo le decisioni FED sui tassi

La reazione del mercato è stata molto forte. I rendimenti obbligazionari sono aumentati (10 anni sopra il 4,50%, +10 pb sul 2 anni), mentre l’azionario ha subito un calo netto con tutti gli indici della borsa di Wall Street in profondo rosso. In particolare l’S&P 500 ha registrato una perdita del 3 per cento (si è trattato del peggior FED Day dal lontano marzo 2020), il Nasdaq 100 è sceso di quasi il 4 per cento e il Dow Jones ha rimediato una contrazione del 2,58 per cento scendendo a 42.327 punti.

Forti movimenti anche sul mercato del forex con il dollaro che si è rafforzato notevolmente (l’indice DXY ha sfondato quota 108 con una progressione dell’1 per cento) mentre Euro, Sterlina e tutte le valute dei G10 che hanno segnato dei ribassi.

Nonostante questo quadro imbottito di segni rossi, secondo Michael Brown Senior Research Strategist di Pepperstone, non è da escludere che il mercato abbia reagito in modo eccessivo. Con i tassi OIS USA che prezzano solo 31 pb di tagli entro il 2025, potrebbe essere il momento migliore per acquistare azioni a prezzi bassi, sostenuti da solidi risultati aziendali e una crescita economica robusta. Anche la volatilità potrebbe essere un’opportunità visto che il VIX ieri è salito fino a quota 28.

Sul fronte valutario, invece, è altamente probabile che il dollaro continui a dominare anche se non si può del tutto escludere che alcuni operatori possano decidere di chiudere le loro posizioni prima che i flussi di fine anno possano creare volatilità.

Insomma lasciando perdere le solite sirene catastrofiste, se è vero che la borsa di Wall Street è crollata dopo le decisioni FED di ieri, è altrettanto vero che il sell-off è scattato dopo un lungo periodo di rialzi avvenuti nell’ambito del cosiddetto Trump Trade.

Operativamente la situazione è quindi stimolante e può essere cavalcata operando con strumenti come i CFD che consentono di speculare su mercati e asset-class molto diverse tra loro (ad esempio gli indici di borsa e il forex) ricorrendo ad una sola piattaforma. Nella tabella in basso sono riportati i migliori broker CFD per fare trading su azioni, forex e indici.

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Cosa si prospetta sui mercati finanziari nella seduta di oggi

Come sempre avviene nel mondo degli investimenti, è normale che l’attenzione sia già rivolta a quello che potrebbe accadere nella nuova seduta. Tra i trader attivi sul mercato italiano, c’è il sospetto che la borsa di Milano possa subito fare i conti con il crollo di Wall Street. Vedremo se le cose andranno davvero così.

Per la cronaca la giornata odierna prevede altre importanti decisioni di politica monetaria:

  • Riksbank (Svezia): si prevede un taglio di 25 pb, portando il tasso al 2,50%. Il ciclo di riduzione dovrebbe continuare nel primo trimestre 2025, ma il tasso terminale è probabilmente vicino al 2%, con crescenti rischi inflazionistici.
  • Norges Bank (Norvegia): tassi invariati al 4,50%, con attenzione alle indicazioni sulla tempistica dei futuri tagli. Il mercato prevede un taglio di 25 basic point entro marzo 2025.
  • Bank of England: attesa una decisione con 8-1 a favore di mantenere il tasso di riferimento al 4,75%. L’orientamento del Comitato BoE dovrebbe rimanere prudente, visti i dati recenti su salari e inflazione, con un possibile taglio di 25 punti base a febbraio.

Oltre alle decisioni delle banche centrali, dal fronte macro sono attesi importanti dati: in Usa verrà comunicato l’andamento del PIL del terzo trimestre (il consensus lo dà stabile al 2,8 per cento annualizzato), le richieste di sussidi di disoccupazione e il report sulle vendite di case esistenti. Si tratta di indicatori che potrebbero molto impattare sul sentiment del mercato.

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