dollari arrotolati e forbici
Il taglio dei tassi FED in tempi rapidi è sempre meno possibile - Borsainside

Da mesi si parla di taglio dei tassi FED ma, in concreto, l’appuntamento con la prima sforbiciata viene sempre rimandato. Dopo che sono fallite una dietro l’altra tutte le previsioni sulla riduzione del costo del denaro prima dell’estate, adesso lo scenario più probabile è quello di un cambio di politica monetaria nel board di settembre.

Questa è la migliore delle ipotesi ma non è detto che sia la più probabile. Non è un mistero, infatti, che per alcuni analisti l’avvio della riduzione del costo del denaro possa iniziare per fine anno o addirittura nel 2025.

L’ultima minute della FED, quella relativa alla riunione Fomc dell’11 aprile scorso, getta ulteriori dubbi su quelle che saranno le tempistiche del taglio dei tassi dall’attuale 5,25 per cento. Nel report, infatti, si fa riferimento al fatto che l’inflazione negli Stati Uniti non è riuscita a compiere quei progressi necessario per arrivare verso il target del 2 per cento indicato dalla banca centrale. E in effetti quel 3,6 per cento di rialzo annuo evidenziato dalla componente core è decisamente troppo distante dagli obiettivi della banca centrale.

Nella minute non c’è un riferimento alle tempistiche sul ribasso dei tassi, tuttavia gli analisti che hanno valutato il documento FED non sono affatto ottimisti. Il loro ragionamento è molto chiaro: con i target di inflazione così lontani, pensare di poter vedere in tempi rapidi una prima riduzione del costo del denaro è inverosimile. Una prospettiva pessimista che ha trovato facile sponda in una ovvietà che è invece presente nella minute: la presa di posizione di alcuni funzionari della banca centrale che non hanno nascosto la loro convinzione per cui se l’inflazione Usa dovesse addirittura salire, i tassi FED dovrebbero essere aumentati…altro che abbassati!

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La previsione di Goldman Sachs: nessun taglio ai tassi FED nel 2024

Tra gli analisti meno ottimisti sull’avvio del taglio dei tassi FED ci sono quelli di Goldman Sachs. Per la banca d’affari Usa, è altamente probabile che nel 2024 non ci sarà alcun ribasso del costo del denaro. Durante un intervento che si è tenuto al Boston College, il ceo di Goldman Sachs David Solomon ha dichiarato che gli Usa si stanno avviando verso una fase caratterizzata da inflazione persistente. Una situazione non proprio auspicabile se si vuole puntare ad un cambio di passo nella politica monetaria.

Scendendo più nel dettaglio, il manager ha poi aggiunto che l’inflazione è un problema non solo per il suo aspetto nominale ma anche per la sua valenza cumulativa. Per questo motivo non è irrealistico pensare che alla fine la Federal Reserve possa decidere di lasciare tutto fermo nel 2024 e rimandare il primo taglio dei tassi al 2025.

Solomon ha quindi rimarcato la dose affermando che molti consumatori americani, dinanzi ad una dinamica ancora sostenuta dei prezzi, stanno praticamente tagliando le loro spese. In pratica per reagire a ad un situazione che non solo non si sta risolvendo ma che potrebbe addirittura peggiore, ecco che si va a profilare lo scenario peggiore: quello del consumatore medio americano che taglia gli acquisti o addirittura cambia le sue abitudini.

Con tassi FED più alti a lungo, gli impatti sul mercato sono scontati. Forex e indici di borsa sono le asset-class sempre più esposte alla politica monetaria. Su entrambi questi mercati si può fare trading con strumenti derivati come i CFD. I trader possono usare sia i broker come eToro che le banche come Fineco.

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