I certificati finanziari hanno consolidato la loro presenza nel panorama degli investimenti italiani, diventando una scelta sempre più popolare tra gli investitori che cercano alternative alle azioni tradizionali o agli ETF. La loro crescente diffusione è legata alla versatilità e alla capacità di adattarsi a diverse condizioni e aspettative di mercato.
In questo articolo non ci soffermeremo sulla definizione base di cosa sono i certificates, ma forniremo una guida pratica e operativa su come scegliere i certificati più adatti alla propria strategia di investimento. Si tratta di un aspetto fondamentale che spesso genera dubbi tra gli investitori, anche quelli più esperti.
Il punto di partenza: analizzare il sottostante 🎯
Il primo elemento da considerare nella scelta di un certificato è il sottostante, cioè l’asset (o il paniere di asset) su cui il certificato è costruito. Puoi trovare certificati costruiti su singoli titoli azionari come Ferrari, Apple o Tesla, oppure su indici di mercato come il FTSE MIB, l’S&P 500 o l’EuroStoxx 50. Esistono anche certificati su basket diversificati di azioni, materie prime come oro e petrolio, valute, o su temi di investimento specifici come l’intelligenza artificiale o l’energia rinnovabile.
La scelta del sottostante determina l’esposizione di mercato complessiva, il profilo di rischio, la volatilità attesa e le opportunità di diversificazione. Se ad esempio hai già un portafoglio azionario concentrato su titoli italiani, potresti considerare certificati su indici internazionali o su basket tematici per migliorare la diversificazione geografica e settoriale. Il sottostante deve rispecchiare le tue aspettative di mercato e integrarsi coerentemente con gli altri investimenti che già possiedi.
Investment Certificates vs Leverage Certificates
Questa è probabilmente la scelta più importante che devi fare quando ti approcci ai certificati. I due macro-gruppi hanno caratteristiche, finalità e profili di rischio completamente diversi, e confonderli può portare a scelte inappropriate per i tuoi obiettivi.
Investment Certificates (Certificati di Investimento)
Gli Investment Certificates presentano una struttura opzionale complessa sottostante e sono progettati per orizzonti temporali di medio-lungo periodo, tipicamente da uno a sei anni. Questi strumenti offrono la possibilità di proteggere il capitale in vari modi, totalmente, parzialmente o in modo condizionato al rispetto di determinate barriere. Molti di questi certificati distribuiscono cedole periodiche e incorporano meccanismi sofisticati come barriere di protezione, bonus e rimborsi anticipati. Sono strumenti pensati per strategie buy-and-hold, dove l’investitore acquista il certificato e lo mantiene fino alla scadenza o fino a quando non si verificano le condizioni di rimborso anticipato.
Dovresti orientarti verso gli Investment Certificates se il tuo orizzonte di investimento è superiore ai 12 mesi, se cerchi una qualche forma di protezione del capitale, se vuoi costruire rendimenti anche in mercati laterali o moderatamente ribassisti, se preferisci ricevere flussi di reddito periodici attraverso le cedole, o se hai un profilo di rischio moderato o conservativo. Questi certificati sono particolarmente utili per proteggere il capitale investendo comunque sull’azionario, per generare rendimenti in mercati laterali con certificati cash collect, o per puntare su rialzi moderati mantenendo una protezione attraverso certificati airbag o bonus.
Leverage Certificates (Certificati a Leva)
I Leverage Certificates amplificano i movimenti del sottostante attraverso la leva finanziaria, che può essere di 2x, 5x, 10x o anche superiore. Nella maggior parte dei casi non hanno una scadenza predefinita (sono open-end) e permettono di assumere sia posizioni long (rialziste) che short (ribassiste). Incorporano meccanismi di knock-out per limitare teoricamente le perdite, ma sono strumenti progettati per il trading di breve o brevissimo termine, spesso intraday.
I certificati a leva sono adatti se operi con logica di trading di breve termine, se hai un’aspettativa direzionale forte e ben definita sul mercato, se possiedi esperienza nei derivati e nella gestione della leva finanziaria, se hai un’elevata tolleranza al rischio e se sei in grado di monitorare costantemente le tue posizioni. È fondamentale comprendere che questi strumenti amplificano non solo i guadagni ma anche le perdite, che possono essere molto rapide e significative. Non sono assolutamente adatti a chi non ha esperienza o non può dedicare tempo al monitoraggio continuo delle posizioni aperte.
Criteri per scegliere un certificato
Una volta chiarito se ti servono Investment o Leverage Certificates, devi applicare una serie di criteri operativi per identificare il certificato specifico più adatto alle tue esigenze.
Le aspettative sul mercato
La tua aspettativa sull’andamento futuro del mercato è cruciale. In un mercato fortemente rialzista, potresti orientarti verso certificati benchmark o tracker per massimizzare la partecipazione ai rialzi, oppure verso certificati outperformance che incorporano una leva al rialzo. Se invece prevedi un mercato moderatamente rialzista, sono più appropriati certificati bonus, bonus cap o express che permettono di ottenere rendimenti anche con rialzi contenuti. I certificati discount sono particolarmente efficaci in questo scenario perché permettono di beneficiare anche di movimenti limitati al rialzo.
Quando ti aspetti un mercato laterale o stabile, i certificati cash collect sono ideali per generare cedole periodiche, mentre i certificati express con soglie di rimborso facilmente raggiungibili possono permettere uscite anticipate con guadagni interessanti. Se invece prevedi un mercato ribassista, puoi considerare certificati twin-win che permettono di guadagnare anche dai ribassi, oppure certificati airbag che limitano significativamente le perdite. In caso di mercato molto volatile senza una direzione chiara, la protezione del capitale diventa prioritaria e dovresti orientarti verso certificati a capitale protetto o certificati con ampie barriere di protezione.
La protezione del capitale
Devi valutare attentamente quanta protezione ti serve in base al tuo profilo di rischio e alle condizioni di mercato. I certificati a capitale protetto garantiscono il 100% del capitale investito ma offrono rendimenti potenziali più limitati. I certificati airbag proteggono parzialmente dai ribassi, attenuando le perdite secondo una percentuale prestabilita (ad esempio, con un airbag del 50%, una perdita del sottostante del 30% si traduce in una perdita effettiva del 15%).
I certificati a protezione condizionata come i bonus, cash collect ed express offrono protezioni che restano valide finché non viene violata una barriera predefinita. Infine, i certificati senza protezione come benchmark, discount e outperformance seguono più direttamente l’andamento del sottostante. La regola generale è che maggiore è la protezione offerta, minore sarà il rendimento potenziale massimo ottenibile, secondo il classico trade-off tra rischio e rendimento.
I parametri tecnici
Prima di acquistare qualsiasi certificato, devi analizzare attentamente i suoi parametri tecnici. La barriera, se presente, rappresenta il livello di prezzo del sottostante che, se violato, fa decadere le protezioni o i bonus previsti. È essenziale verificare la distanza percentuale della barriera dal livello attuale del sottostante: maggiore è questa distanza, minore è il rischio che la barriera venga violata durante la vita del certificato.
Il cap, quando presente, definisce il rendimento massimo ottenibile e deve essere valutato in relazione alle tue aspettative e allo scenario di mercato previsto. Lo strike price è il prezzo di riferimento iniziale del sottostante ed è fondamentale per calcolare correttamente i rendimenti. Se il certificato prevede cedole, devi verificarne l’importo, la frequenza di pagamento e soprattutto le condizioni richieste, controllando anche se hanno caratteristica di memoria (cioè la possibilità di recuperare cedole non pagate in precedenza).
Le date di osservazione sono i momenti in cui vengono verificate le condizioni previste dal certificato, come il rispetto delle barriere o i trigger di rimborso anticipato, e rappresentano momenti critici per valutare i rischi. Infine, la scadenza indica la durata residua del certificato e deve essere assolutamente coerente con il tuo orizzonte temporale di investimento.
Il rating dell’emittente
Il rischio emittente è assolutamente fondamentale e spesso sottovalutato: se la banca che ha emesso il certificato dovesse fallire, perderesti il tuo investimento anche se il sottostante ha performato brillantemente. Per questo motivo devi sempre verificare il rating creditizio dell’emittente, preferendo quelli con rating investment grade (BBB- o superiore), e valutare la solidità patrimoniale complessiva della banca emittente.
Se investi importi significativi in certificati, è consigliabile diversificare tra più emittenti per ridurre il rischio di concentrazione. I principali emittenti attivi sul mercato italiano nel 2025 includono BNP Paribas, UniCredit, Société Générale, Vontobel e Leonteq Securities, ma la gamma è piuttosto ampia e in continua evoluzione.
Liquidità e spread denaro-lettera
Un certificato poco liquido può essere difficile da vendere prima della scadenza o comportare costi elevati in termini di spread tra prezzo di acquisto e prezzo di vendita. Devi verificare i volumi di scambio giornalieri, preferendo certificati che presentano volumi superiori ai 10.000 euro al giorno, e controllare lo spread bid-ask, idealmente inferiore allo 0,5%. È importante anche verificare la presenza continuativa del market maker, l’intermediario che garantisce liquidità al certificato.
Sul SeDeX di Borsa Italiana e sul Cert-X di EuroTLX, i market maker hanno l’obbligo contrattuale di garantire liquidità, ma la qualità effettiva di questa liquidità può variare significativamente tra i diversi certificati quotati.
I costi
I certificati incorporano sia costi espliciti che impliciti. Tra i costi espliciti troviamo le commissioni di negoziazione applicate dal tuo broker e, più raramente, eventuali commissioni di sottoscrizione. I costi impliciti invece includono lo spread denaro-lettera che paghi ogni volta che compri o vendi, i costi di copertura dell’emittente che sono inclusi nel prezzo del certificato, e il costo della protezione del capitale nei certificati protetti, che si traduce in un rendimento potenziale massimo più basso.
È sempre utile confrontare certificati simili di emittenti diversi per verificare quale offre le condizioni economiche più vantaggiose a parità di caratteristiche.
Dove trovare e confrontare i certificati finanziari 🔍
Il punto di riferimento principale per chi cerca certificati in Italia è il SeDeX di Borsa Italiana, il segmento dedicato specificamente al mercato dei Securities Derivatives. Al 2025, questo mercato offre oltre 40.000 certificati quotati con strumenti di ricerca avanzati che permettono di filtrare per sottostante, tipologia, emittente e altre caratteristiche. Sul sito di Borsa Italiana trovi schede prodotto dettagliate con tutti i parametri tecnici e i documenti ufficiali come il KID (Key Information Document) e il prospetto informativo completo.
Il Cert-X di EuroTLX rappresenta un mercato alternativo, ora parte del gruppo Borsa Italiana, che offre un’ampia gamma di certificati complementare a quella del SeDeX. Inoltre, ogni grande banca emittente mantiene una sezione dedicata ai certificati sul proprio sito web, dove trovi il catalogo completo dei prodotti, simulatori di rendimento interattivi, scenari di payoff grafici e materiale educativo per comprendere meglio i diversi strumenti.
Esistono anche comparatori indipendenti e sezioni dedicate su portali finanziari e piattaforme di broker che permettono di confrontare certificati di diversi emittenti per trovare quello più adatto alle proprie esigenze specifiche.
Strategia di costruzione del portafoglio 📊
Non dovresti pensare ai certificati come investimenti isolati, ma come componenti di una strategia complessiva ben bilanciata. La diversificazione è fondamentale e può essere ottenuta su diversi livelli.
Per quanto riguarda la diversificazione per tipo, puoi combinare diverse tipologie di certificati per bilanciare rischio e opportunità. Ad esempio, potresti allocare una parte consistente del capitale in certificati a protezione condizionata come cash collect ed express, una quota in certificati a capitale protetto per la componente più prudente, una percentuale in certificati benchmark o discount per massimizzare la partecipazione ai rialzi, e riservare una piccola quota ai certificati a leva solo se hai l’esperienza e le competenze necessarie per gestirli.
La diversificazione per sottostante ti permette di distribuire il rischio su diversi mercati e asset class. Potresti combinare indici azionari domestici come il FTSE MIB con indici internazionali come l’S&P 500 o l’EuroStoxx 50, aggiungendo basket tematici su tecnologia, ESG o healthcare, e completando con esposizioni a materie prime o valute.
Anche la diversificazione per scadenza è importante: scaglionare le scadenze dei tuoi certificati ti permette di ridurre il rischio legato al timing di mercato, garantire liquidità periodica quando alcuni certificati giungono a scadenza o vengono rimborsati anticipatamente, e beneficiare di diverse fasi di mercato nel tempo.
Infine, non concentrare tutto il capitale su certificati di un unico emittente. La diversificazione per emittente mitiga significativamente il rischio controparte, che come abbiamo visto è uno dei rischi principali di questi strumenti.
Errori che devi evitare ❌
Molti investitori commettono errori evitabili che possono compromettere seriamente i risultati. Il primo errore è non leggere il KID (Key Information Document), il documento standardizzato che spiega chiaramente caratteristiche, costi, rischi e scenari di rendimento. Ignorarlo significa investire alla cieca in uno strumento che spesso non si comprende pienamente.
Un altro errore frequente è inseguire il rendimento potenziale senza valutare adeguatamente i rischi sottostanti. Un certificato che promette un rendimento del 15% annuo può nascondere barriere molto strette, rischi elevati di perdita del capitale o condizioni difficili da realizzare. Il trade-off rischio-rendimento è sempre presente e non esistono rendimenti elevati senza rischi proporzionati.
Molti investitori sottovalutano il rischio emittente, concentrandosi esclusivamente sulla performance attesa del sottostante. Anche il certificato meglio strutturato vale zero se l’emittente fallisce, quindi la solidità della controparte deve essere sempre verificata attentamente.
Acquistare certificati troppo complessi senza comprenderli pienamente è un errore grave. Se dopo aver letto il KID e il prospetto non capisci esattamente come funziona il meccanismo di rendimento, le condizioni di protezione e i rischi specifici, è meglio astenersi dall’investimento o chiedere chiarimenti a un consulente qualificato.
Infine, usare i leverage certificates senza avere esperienza nei derivati e nella gestione della leva finanziaria può portare a perdite rapidissime e devastanti. Questi strumenti richiedono competenze specifiche, monitoraggio continuo e una gestione attiva del rischio che non tutti gli investitori possiedono.
Certificati finanziari – Guida per principianti
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