Quanto si paga di tasse sui certificates? Investire in questo strumento finanziario conviene dal punto di vista fiscale oppure la tassazione erode eccessivamente i rendimenti? Gli investitori italiani, sempre più attenti alla redditività netta dei loro investimenti, cercano risposte precise su questo tema. Conoscere il regime fiscale dei certificates è fondamentale per valutare correttamente i rendimenti potenziali e pianificare una strategia di investimento efficace.
Prima di addentrarci nella tassazione, è importante aver chiaro cosa sono i certificates e come funzionano. In questo articolo ci concentreremo esclusivamente sugli aspetti fiscali, analizzando aliquote, modalità di tassazione e vantaggi rispetto ad altri strumenti finanziari.
Certificati finanziari in redditi diversi
Dal punto di vista fiscale, i certificati finanziari godono di un trattamento particolare che li rende tra gli strumenti finanziari più efficienti dal punto di vista tributario. A differenza di altri prodotti come ETF, fondi comuni o azioni, i certificates sono classificati come “Redditi Diversi” ai sensi dell’articolo 67, comma 1, lettera c-ter del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi).
Questa classificazione fiscale si applica sempre, indipendentemente dal fatto che si realizzi una plusvalenza o una minusvalenza. Il motivo è da ricercare nella natura stessa dei certificates: essendo strumenti derivati, generano importi aleatori, cioè somme legate al verificarsi di determinate condizioni ed eventi non certi al momento dell’investimento.
Cosa significa in pratica?
La classificazione come Redditi Diversi comporta alcune conseguenze specifiche:
- Tassazione solo in caso di realizzo: le plusvalenze vengono tassate esclusivamente al momento della vendita o del rimborso del certificato
- Niente imposte di bollo sul deposito titoli per la quota relativa ai certificates (a differenza di azioni ed ETF)
- Possibilità di compensazione con minusvalenze derivanti da altri strumenti finanziari
- Regime dichiarativo o amministrato a scelta dell’investitore
Aliquote fiscali certificati finanziari
L’aliquota fiscale applicata alle plusvalenze generate dai certificates è del 26%, in linea con la tassazione generale delle rendite finanziarie introdotta dal 1° luglio 2014. Questa percentuale si applica sulla differenza positiva tra il prezzo di vendita (o di rimborso) e il prezzo di acquisto del certificato.
Esempio pratico di calcolo
Supponiamo di acquistare un certificato a 1.000€ e di rivenderlo dopo 12 mesi a 1.200€:
- Plusvalenza realizzata: 1.200€ – 1.000€ = 200€
- Imposta dovuta: 200€ × 26% = 52€
- Guadagno netto: 200€ – 52€ = 148€
Se invece il certificato prevede cedole periodiche, anche queste vengono tassate al 26% al momento del pagamento.
Compensazione delle minusvalenze
Uno dei vantaggi fiscali più interessanti dei certificates è la possibilità di compensare le plusvalenze con le minusvalenze derivanti da altri strumenti finanziari appartenenti ai Redditi Diversi. Questo significa che:
- Le plusvalenze da certificates possono compensare minusvalenze su azioni, ETF, fondi comuni e altri certificates
- Le minusvalenze da certificates possono ridurre il carico fiscale su guadagni realizzati con altri strumenti
- La compensazione può avvenire nello stesso anno fiscale o negli anni successivi (entro il quarto anno successivo a quello di realizzo)
Regime amministrato vs dichiarativo
- Regime Amministrato (più diffuso): L’intermediario (banca o broker) si occupa automaticamente di calcolare e versare le imposte, compensando plusvalenze e minusvalenze all’interno del deposito titoli. L’investitore non deve fare nulla in dichiarazione dei redditi.
- Regime Dichiarativo: L’investitore gestisce autonomamente la tassazione, dichiarando plusvalenze e minusvalenze nel modello Redditi (ex Unico). Questo regime offre maggiore flessibilità nella compensazione tra conti diversi, ma richiede competenze fiscali più approfondite.
La Tobin Tax sui certificati finanziari
A partire dal 1° settembre 2013 è stata introdotta la cosiddetta Tobin Tax (imposta sulle transazioni finanziarie), ma per i certificates il suo impatto è molto limitato e favorevole.
Quando si applica
La Tobin Tax sui certificates si applica solo a quelli che hanno come sottostante:
- Azioni italiane quotate su Borsa Italiana
- Con capitalizzazione di mercato superiore a 500 milioni di euro
Aliquota ridotta
Anche quando applicabile, la Tobin Tax sui certificates gode di un trattamento di favore:
- Aliquota forfettaria dello 0,02% sul controvalore della transazione
- Contro lo 0,1% applicato alle azioni (0,2% per operazioni over-the-counter)
- Riduzione di un quinto rispetto all’aliquota ordinaria
Nella pratica, la stragrande maggioranza dei certificates quotati in Italia (che hanno come sottostante indici, panieri diversificati, materie prime o azioni estere) non è soggetta alla Tobin Tax.
Imposta di bollo: esenzione importante
A differenza di azioni, ETF e fondi comuni, i certificates sono esenti dall’imposta di bollo del 2 per mille annuo (0,2%) sul valore del deposito titoli. Questo rappresenta un risparmio concreto, specialmente per portafogli di dimensioni medio-grandi.
Esempio comparativo
Su un portafoglio di 50.000€:
- ETF/Azioni: imposta di bollo annua = 100€
- Certificates: imposta di bollo = 0€
- Risparmio annuo: 100€
Nel lungo periodo, questo vantaggio fiscale può incidere significativamente sulla performance netta dell’investimento.
Certificati finanziari e dichiarazione dei redditi
Se hai optato per il regime amministrato (scelta consigliata per la maggior parte degli investitori), non devi inserire nulla nella dichiarazione dei redditi: l’intermediario si occupa di tutto.
Se invece hai scelto il regime dichiarativo, dovrai compilare il Quadro RT (Plusvalenze di natura finanziaria) del modello Redditi PF, indicando:
- Le plusvalenze e minusvalenze realizzate nell’anno
- Le eventuali minusvalenze degli anni precedenti da compensare
- Il calcolo dell’imposta sostitutiva del 26%
Confronto fiscale: certificati finanziari vs altri strumenti
| Caratteristica Fiscale | Certificates | Azioni/ETF | Fondi Comuni |
|---|---|---|---|
| Aliquota plusvalenze | 26% | 26% | 26% |
| Classificazione fiscale | Redditi Diversi | Redditi Diversi | Redditi da Capitale |
| Imposta di bollo | ❌ Esente | ✅ 0,2% annuo | ✅ 0,2% annuo |
| Tobin Tax | Ridotta/Esente | ✅ Applicabile | ❌ Esente |
| Compensazione minusvalenze | ✅ Sì (con altri Redditi Diversi) | ✅ Sì | ⚠️ Limitata |
Strategie di ottimizzazione fiscale
Alcuni suggerimenti per massimizzare l’efficienza fiscale degli investimenti in certificates:
- Timing delle vendite: realizza le plusvalenze e minusvalenze in modo strategico, considerando il saldo complessivo del portafoglio per ottimizzare la compensazione.
- Diversificazione fiscale: combina certificates con altri strumenti per sfruttare al meglio le possibilità di compensazione tra Redditi Diversi.
- Monitoraggio delle minusvalenze: tieni traccia delle minusvalenze realizzate, che possono essere compensate entro 4 anni. Non lasciarle “scadere” inutilizzate.
- Preferenza per il regime amministrato: salvo esigenze particolari, il regime amministrato semplifica notevolmente la gestione fiscale ed evita errori in dichiarazione.
Conviene dal punto di vista fiscale?
Tirando le somme, possiamo affermare che la tassazione sui certificates è vantaggiosa rispetto ad altri strumenti finanziari, grazie a:
- Esenzione dall’imposta di bollo sul deposito titoli (risparmio dello 0,2% annuo)
- Tobin Tax ridotta o inesistente nella maggior parte dei casi
- Piena compensabilità delle plusvalenze e minusvalenze con altri Redditi Diversi
- Tassazione solo al realizzo (nessuna tassazione su guadagni “cartacei”)
Dal punto di vista fiscale, quindi, investire in certificates presenta vantaggi concreti che si sommano alle opportunità offerte dalla flessibilità di questi strumenti. Come sempre, la scelta del migliore certificato deve considerare non solo l’efficienza fiscale, ma anche le caratteristiche del prodotto, il profilo di rischio e gli obiettivi di investimento personali.
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