E’ bastato che il prezzo del petrolio sia tornato a salire in modo sensibile per riportare gli investitori a chiedersi fino a quanto la quotazione del greggio sarà destinata ad aumentare nel corso del 2018. Il petrolio oggi, grazie ad una serie di circostanze favorevoli, è stabilmente sopra i 60 dollari al barile. Nel dettaglio quotazioni, il WTI è stabilmente sopra i 61 dollari al barile mentre il Brent sembra resistere al di sopra dei 67 dollari al barile. La spinta rializista, provocata, tra gli altri elementi, anche dalla tensione politica interna all’Iran, ha portato il prezzo del greggio a livelli che erano poco probabili fino alla scorsa primavera. Poichè il recente rialzo del petrolio ha seccamente smentito le pessimistiche stime di chi parlava di un ritracciamento ad inizio 2018, è stato inevitabile che le previsioni ottimistiche elaborate a fine 2017 tornassero ad animare il confronto tra gli investitori. Parlare di stime sul greggio oggi significa fare riferimento alle stime elaborate dall’americana Blackstone. Secondo un report diffuso dal colosso specializzato nei settori di private equity, investimenti immobiliari hedge funds, il prezzo del petrolio nel 2018 sarebbe potuto arrivare a circa 80 dollari al barile. In considerazione di quella che è la quotazione del petrolio oggi, si possono ritenere valide queste previsioni?
Restando con i piedi per terra, le previsioni di Blackstone appaiono onestamente improntate ad un ottimismo eccessivo. E’ più probabile, alla luce della situazione attuale, che il prezzo del greggio nel 2018 cresca fino a 64/65 dollari. Questa stima è più realistica e si basa su almeno due elementi concreti. Da un lato, infatti, ci sono gli accordi sui tagli alla produzione raggiunti tra i paesi Opec mentre dall’altro ci sono i dati relativi alla domanda. Essendo quest’ultima in aumento dell’1,3%, si può ritenere che la discrepanza tra i due indicatori, possa permettere alla quotazione del petrolio di guadagnare alcuni dollari rispetto all’andamento di oggi.
Accanto a questo scenario rialzista (ma fortemente realista), c’è poi uno scenario neutro. Questa seconda ipotesi vede il prezzo del petrolio restare fermo più o meno ai livelli attuali a causa della politica interventista di Trump che neutralizzerebbe gli effetti positivi del taglio alla produzione di greggio deciso dall’Opec. Se gli Usa dovesse continuare ad estrarre al ritmp attuale, allora le mosse dell’Opec non basterebbero più.
Quello che si è fin qui detto vale comunque solo per il lungo termine. Nel breve periodo l’aumento del greggio potrebbe proseguire. A trarre beneficio da questo trend sarebbero i tanti titoli il cui andamento è legato al prezzo del petrolio. Restando alle azioni italiane, le recenti buone performance di Eni, di Tenaris e di Saipem sono da imputare proprio all’aumento della quotazione del greggio.
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