Prezzo petrolio: nuovo crollo (motivato), perchè oggi conviene restare prudenti

Il mercato globale è troppo fornito e il prezzo del petrolio crolla. E’ riassumibile con queste poche parole quello che è avvenuto al prezzo del petrolio nelle ultime ore. Appena pochi giorni fa molti analisti avevano azzardato ad affermare che la quotazione del petrolio fosse destinata a salire nel medio termine. Purtroppo la cronaca delle ultime ore ha dato torto a questi analisti visto che non solo non c’è stata alcuna ripartenza ma il prezzo del petrolio ha subito un nuovo forte crollo. Ovviamente il forte ribasso delle quotazione petrolio oggi condizionerà l’andamento di tutti quei titoli che sono legati a doppia mandata all’andamento del greggio (sul Ftse Mib è questo il caso di Saipem, Eni e Tenaris).

Mentre è in corso la scrittura del post, la quotazione petrolio registra ribassi molto forti con il contratto sul WTI che segna un calo dell’1,4 per cento a 53 dollari al barile e il petrolio Brent che è in ribasso dell1,3 per cento a 60,8 dollari al barile. Per ora il Brent Crude non scende sotto quota 60 USD al barile visto che il minimo intraday è stato raggiunto a 60,77 USD. La tensione sul greggio comunque resta molto alta. 

A scatenare il sell-off sul prezzo del petrolio oggi è stato un pretesto arrivato nel posto giusto al momento giusto. Gli ultimi dati sulla produzione di greggio Usa, riferiti agli impianti di trivellazione di Baker Hughes, hanno rafforzato la convinzione del mercato che oggi si sia alle prese con una sovra-produzione che rende insostenibili prezzi del greggio troppo alti. Nello specifico gli impianti trivellazione Baker Hughes sono aumentati da 825 a 862 registrando un nuovo incremento della produzione di greggio da parte degli Usa. Ora, il fatto che questo market mover sia stato pubblicato venerdì alle ore 19,00, spiega il motivo per il quale sia oggi il giorno della resa dei conti per la quotazione petrolio. I dati di Baker Hughes sul numero totale degli impianti di estrazione negli Usa è aumentato a 1.059 da quota 1.050 mentre la produzione è salita a 11,9 milioni di barili al giorno nella parte finale dello scorso anno. 

L’effetto negativo di questo dato macro si è fuso con gli effetti altrettanto negativi legati a quelli che sono gli elementi di maggiore preoccupazione per le quotazione del petrolio Il rallentamento dell’economia globale, la minore domanda di petrolio da parte dell’Europa e, in ultimo ma non di ordine di importanza, la guerra commerciale tra Usa e Cina, rappresentano tutti fattori che rafforzano la convinzione per cui oggi si sia dinanzi a troppo petrolio rispetto a quella che è la domanda reale. E’ ovvio che questa consapevolezza non possa sparire da un giorno all’altro e che quindi il prezzo del petrolio sia costretto a fare i conti con un generalizzato rallentamento dell’economia. 

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