Il report OPEC di agosto ha certificato lo stato di forte incertezza dell’economia globale e del mercato petrolifero. L’organizzazione dei paesi produttori ha infatti preso atto del rallentamento economico globale e ha confermato che questa dinamica avrà un effetto negativo sulla domanda di petrolio. Il prezzo del petrolio WTI non ha risentito più di tanto di queste puntualizzazioni anche perchè erano da tutti scontate.
Addirittura il WTI con consegna ad ottobre 2024 riesce leggermente a risalire dopo essere precipitato nei giorni scorsi su livelli che non si vedevano da marzo 2023. Il verde in atto è più che altro frutto di movimenti tecnici perchè, in realtà, dopo la decisione OPEC di tagliare le previsioni sulla domanda di petrolio, le prospettive per il WTI sono tutt’altro che incoraggianti.
La situazione che si sta delineando per quotazioni petrolifere nei prossimi mesi non è un ostacolo all’investimento per quei trader che speculano con strumenti derivati come i CFD. Con i Contratti per Differenza, infatti, si può fare trading anche al ribasso e quindi trarre profitto da eventuali cali. Un broker che offre spread molto bassi per fare CFD trading è FP Markets.
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Dall’OPEC secco pessimismo sulle domanda di petrolio
Il dato saliente nel report OPEC di agosto è la riduzione delle stime sull’andamento della domanda globale di petrolio per il 2024. La nuova previsione è di 2,03 milioni di barili al giorno, nettamente sotto la precedente view di 2,11 milioni di barili. Il “problema” è che i paesi produttori hanno rivisto le previsioni di crescita anche per il 2025 scendendo da 1,75 milioni di barili al giorno a 1,74.
La decisione di rivedere al ribasso le previsioni di domanda (attesissima dagli investitori) è scaturita dai negativi market mover cinesi recentemente diffusi da Pechino. In particolare a preoccupare l’OPEC sono le indicazioni negative che arrivano dalla manifattura cinese. PMI deludenti o comunque deboli significano rallentamento dell’economia e comportano una minor domanda di greggio. E infatti l’OPEC ha preso atto di tutto questo anticipando che nel 2024 la domanda di petrolio da parte di Pechino sarà solo di 650 mila barili al giorno mentre in precedenza era indicata a 700 mila barili al giorno.
Confermato il rinvio dell’aumento della produzione OPEC
Con la prospettiva di un rallentamento della domanda di petrolio è logico che ogni ipotesi di incremento della produzione sarebbe anche controproducente. E infatti l’OPEC ha congelato l’ipotesi di un rialzo dell’offerta. La decisione era stata anticipata dai paesi produttori e i dati snocciolati nel report sulla domanda globale di greggio non hanno fatto altro che confermare il fatto che l’organizzazione non potesse fare diversamente.
Ricordiamo che la scorsa settimana l’OPEC+ (cartello dei produttori allargato a membri esterni come la Russia) aveva deliberato il rinvio di due mesi dell’aumento della produzione di greggio previsto per ottobre. Non ci sono le condizioni per procedere avevano affermato i promotori. Per la cronaca il piano messo a punto dall’OPEC+ prevedeva un rialzo iniziale di 180mila barili giornalieri in modo tale da arrivare a fornire al mercato 2,2 milioni di barili al giorno nei mesi successivi.
A causa del rinvio ora il piano partirà a dicembre e continuerà fino a novembre 2025.
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Cosa succederà adesso al petrolio WTI?
Il rialzo in atto sul WTI sembra essere più che altro frutto di movimenti tecnici. In realtà la situazione resta incerta. Prendendo atto del calo della domanda globale di petrolio, l’OPEC potrebbe aver gettato le basi per una fase di debolezza prolungata delle quotazioni petrolifere anche perchè la decisione di rinviare di due mesi l’aumento dell’offerta era ampliamente prevedibile. La mossa dei paesi produttori teoricamente ha un impatto positivo sulle quotazioni dell’oro nero ma, almeno in questa fase, il mercato sembra essere più concentrato sulle difficoltà dell’economia globale e sui conseguenti effetti lato domanda.
Dal punto di vista tecnico è fondamentale che il WTI non arretri verso il psicologico in area 65 dollari poichè ciò potrebbe aprire la porta ad un ulteriore ribasso. Se invece i prezzi riuscissero a portarsi attorno ai 69 dollari sarebbe un buon segnale perlomeno nel breve termine. Non è infatti da escludere che, superato questo livello, il greggio WTI possa anche portarsi verso i 71 dollari al barile. Insomma sia pure nell’ambito di una situazione incerta, qualche evoluzione interessante per il WTI almeno nel breve termine potrebbe esserci.
Cosa possono fare i trader che investono sul petrolio in un contesto simile? Il dinamismo in atto implica volatilità che, a sua volta, può essere sfruttata per speculare sia al rialzo che al ribasso attraverso strumenti derivati come i CFD. Tra i tanti broker che danno questa possibilità c’è FP Markets (qui la recensione).
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