Bitcoin: alcune banche centrali mostrano interesse (sondaggio luglio 2021)

Il timore per l’aumento dell’inflazione è una delle preoccupazioni più diffuse tra i banchieri centrali di tutto il mondo. Mentre gli investitori sono alla costante ricerca dei migliori asset su cui investire quando l’inflazione aumenta, le banche centrali hanno iniziato a prendere in considerazione la possibilità di ricorrere a piani B nel caso in cui la corsa dell’inflazione dovesse proseguire ancora, magari rafforzandosi ancora di più.

Aprire la porta a possibili piani B significa anche ricorrere ad asset non convenzionali per contrastare l’aumento dell’inflazione (qui alcune idee su come e dove investire). Negli ambienti dei trader già da tempo si parla di un possibile utilizzo del Bitcoin come strumento di contrasto dell’inflazione. Per alcuni investitori il prezzo del Bitcoin è addirittura destinato a salire man mano che l’inflazione cresce. La questione è ampiamente dibattuta poichè se c’è convergenza sul ruolo dell’oro contro l’inflazione, non esiste comunione di vedute per quello che riguarda la convenienza a comprare Bitcoin nel momento in cui l’inflazione sale. 

Un recente sondaggio realizzato tra 30 banchieri centrali (quindi tra esperti del settore e non tra crypto-investitori interessati solo a fare pubblicità alle criptovalute a prescindere), ha fornito risultati sorpredenti poichè non pochi rappresentanti delle banche centrali hanno mostrato concreti segnali di interesse per Bitcoin e criptovalute. 

Questo può essere in effetti un punto di svolta poichè se i banchieri centrali parlando di rischio inflazione (quindi di un tema attualissimo) fanno riferimento a Bitcoin, allora il vecchio veto in virtù del quale le banche centrali si sono sempre opposte alle criptovalute, potrebbe anche saltare. A chi obietta che si tratta pur sempre di un sondaggio e che una cosa sono le dichiarazioni e un’altro sono poi le politiche effettive, ricordiamo che in passato per scatenare gli acquisti su Bitcoin è bastano molto meno.

Quindi perchè non prendere in considerazione i risultati di questo sondaggio tra i banchieri centrali e investire al rialzo sul prezzo del BTC. Tra l’altro oggi ci sono molti strumenti per speculare sulla quotazione Bitcoin. Il broker online che offre le soluzioni più complete è eToro (leggi qui la nostra recensione). Con questo broker, infatti, è possibile comprare Bitcoin, grazie all’exchange eToroX, ma è anche possibile fare trading sulle differenze di prezzo attraverso i CFD.

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Banche centrali interessate al Bitcoin?

Ma vediamoli da vicino questi risultati del sondaggio su inflazione e Bitcoin tra 30 rappresentanti delle banche centrali. Secondo il 14 per cento degli intervistati, le valute digitali emesse delle banche centrali (quindi stiamo parlando di CBDC come, ad esempio, l’Euro Digitale o il Dollaro Digitale), aumentano la pressione sugli istituti centrali per investire in criptovalute.

L’83 per cento dei partecipanti al sondaggio ha invece risposto che il progetto di apprendimento dell’investimento e della gestione degli asset digitali, potrebbe essere prezioso per le stesse banche centrali. 

Nell’analisi che gli analisti di UBS hanno condotto sul risultato del sondaggio, si può leggere che ben il 28 per cento dei partecipanti allo studio ritiene che i benefici derivanti dalle criptovalute siano un bene. Addirittura per l’11 per cento dei banchieri intervistati il Bitcoin può essere inteso come alternativa all’oro (anche questo non è un tema nuovo come si può vedere da questo articolo). 

Secondo Joshua Scigala, Co-Founder of crypto finance project TheStandard.io, sentire dire ai banchieri centrali che Bitcoin e criptovalute non possono svolgere il ruolo di riserva di valore rispetto all’oro, dimostra una totale mancanza di comprensione da parte loro. 

Da questa consapevolezza nasce la provocazione del manager che è ovvimente indirizzata agli investitori: se c’è la possibilità di guadagnare un rendimento annuo compreso tra il 6 per cento e il 12 per cento, usando il mercato finanziario decentralizzato, perchè continuare ad investire con il sistema finanziario tradizionale e addirittura pagare un tasso di interesse negativo dell’1 per cento? La domanda che Scigala si è posto è ovviamente retorica. 

Oggi tra l’altro è molto più facile investire in criptovalute grazie proprio ai migliori broker online. Tra questi c’è il citato eToro che offre strumenti molto avanzati di trading. Un esempio è il Copy Trading grazie al quale è possibile copiare dai traders migliori replicando le loro strategie. 

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Bitcoin sarà sostituito da CBDC? 

All’interno del sondaggio non manca un riferimento al rapporto tra Bitcoin e le varie criptovalute di stato (CBDC). Per il 48 per cento degli intervistati, il Bitcoin e gli altri cripto-asset verranno sostituiti dai CBDC  mentre per il 33 per cento del campione, tale sostituzione è destinata a non esserci (nessuna opinione a riguardo per il restante 22 per cento del campione).

La maggior parte dei banchieri centrali, quindi, ritiene che Bitcoin sia destinato a lasciare il passo alle critpovalute di stato. E se fosse proprio questo ciò che sta accadendo in Cina ossia contrastare il mining di Bitcoin per creare le condizioni ideali per il lancio dello Yuan Digitale

In entrambi i casi ben il 40 per cento delle banche centrali intervistate prevede il lancio di una CBDC entro i prossimi 3 anni. Circa il 46 per cento dei partecipanti al sondaggio ha confermato che la propria banca centrale è già coinvolta in un qualche progetto di CBDC o che punta a farlo nel giro dei prossimi 3 anni. Praticamente per una banca centrale su due, le criptovalute di stato rientrano nei piani futuri di sviluppo.

La maggior parte dei partecipanti alla rilevazione statistica ha dichiarato di non essere ancora in grado di fare previsioni sull’eventuale destinazione delle riserve in CBDC. Secondo UBS, ben il 57 per cento dei partecipanti al sondaggio non vede alcun impatto significativo nella gestione delle riserve presso il proprio istituto mentre per il 24 per cento dei partecipanti ci potrebbe essere un impatto importante sulle operazioni di back-office. 

Secondo Luke Sully, CEO di Ledgermatic, nessuna banca centrale può sostenere l’idea del Bitcoin come riserva estera e questo per un motivo molto semplice: il Bitcoin non è soggetto al controllo di nessuno stato nazionale.

Per il manager l’oro e il Bitcoin si possono considerare come beni di rifugio a cui fare ricorso nei periodi di recessione economica ma anche come coperture contro l’inflazione. 

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